Ast, la città non molla: in lacrime ma determinata, la sintesi della giornata di sciopero
Sono le lacrime dei ternani al passaggio dei manifestanti, la città completamente ferma e la carica dei partecipanti, a dare il senso di uno sciopero generale in difesa dell’Ast che ha un valore molto più significativo e importante dei numeri. Non conta infatti se in piazza siano scesi in 15mila o in 30mila, conta il risultato. Conta la solidarietà e l’unità di una città stretta intorno alla sua fabbrica, a difesa del cuore pulsante dell’economia cittadina. “Se chiudono loro – ha detto questa mattina una commerciante visibilmente emozionata – chiudiamo anche noi”. “Se smantellano l’Ast, la città muore” ha insistito uno studente.
E oggi la città intera non ha fatto mancare il suo sostegno e la sua vicinanza ai lavoratori delle Acciaierie. “La città dell’Acciaio siamo noi” hanno scandito i manifestanti in coro. E la città dell’Acciaio ha dimostrato di avere orgoglio e di non lasciarsi piegare dalle difficoltà. “Oggi siamo in tanti – ha osservato un operaio – siamo tutta una città. A Terni sono arrivati i media di tutt’Italia. Ora nessuno può più dire di non sapere, di non conoscere la nostra vertenza”.
Lo sciopero ha portato in piazza tre, quattro generazioni: padri, figli, nonni e nipoti. Bambini anche molto piccoli che in braccio a mamma o papà hanno manifestato “per il futuro della città”.
“Chi di noi non ha almeno un parente che lavora all’Ast?” ha chiesto Michele, lo studente che a nome di tutti i suoi compagni ha portato la solidarietà sul palco. Sono tante, tantissime le famiglie ternane in ansia per le sorti di viale Brin.
Sotto il palco c’erano anche due sacerdoti a far sentire la vicinanza della Chiesa in questo momento di lotta e di difficoltà per il lavoro.
I toni accesi nei confronti del Governo e le contestazioni ai leader sindacali, non offuscano la mobilitazione di oggi. Una mobilitazione storica che trova un precedente, forse, nello sciopero generale del 2004 per la difesa del magnetico, ma che è destinata, di sicuro, ad assurgere a simbolo delle battaglie operaie ternane della storia recente.