Ast, un mese di tempo per “coprire” un buco da 100 milioni di euro
TERNI – Un mese di tempo per coprire un buco da 100 milioni di euro. Il lavoro, quello vero, per scongiurare una prospettiva funesta sull’Ast comincia ora. Il Governo, le istituzioni locali e i sindacati hanno registrato un primo punto a loro favore: il ritiro dei licenziamenti. Non è dato sapere a quale prezzo e con quale contropartita la Thyssen, fermamente convinta a portare avanti il piano presentato il 17 luglio, si sia convinta a cedere. La trattativa non è stata semplice: 15 ore di braccio di ferro, con momenti di alta tensione, prima di arrivare all’accordo. Una firma che è giunta questa mattina dopo che già nella tarda serata di ieri, i vertici di Tk avevamo manifestato un minimo di apertura lasciando intravedere la possibilità di accogliere il “lodo Guidi” entro lunedì. Poi, nel cuore della notte, di nuovo vicini alla rottura e, infine, prima delle 7 la firma. Di certo la multinazionale tedesca non si aspettava una reazione così forte e coesa sul fronte italiano tanto che a trattare, questa volta, ha fatto arrivare a Roma direttamente Marcus Bistram il capo del personale della divisione Materials della Tk nella quale Ast è incorporata, che si è seduto al tavolo insieme all’amministratore delegato Lucia Morselli e a un altro dirigente tedesco.
Ora tutte le parti in causa (azienda, istituzioni, Governo, sindacati) sono chiamate a spingere in un’unica direzione: riscrivere un piano che consenta risparmi che la Tk ha quantificato in 100 milioni di euro. Un piano che, contemporaneamente, rivitalizzi l’Ast come competitor efficiente sul mercato europeo dell’acciaio inox, garantisca al sito un futuro di lungo termine, tuteli l’occupazione. I tempi sono ristretti: un mese appena per trovare un’intesa che soddisfi tutti. Per questo sono già stati calendarizzati i prossimi incontri a partire da lunedì 8 fino al 29 settembre quando ci sarà una sorta di “verifica generale”.
Entro fine mese dovrebbe essere quindi definito il “piano B”. In queste settimane, c’è da giurare, istituzioni e sindacati metteranno in campo tutte le forze e le iniziative possibili per arrivare a una sintesi condivisa. Il rischio è che se non si trova l’accordo il 5 ottobre l’azienda avvierà la procedura di mobilità (quella attivata il 1° agosto e poi sospesa, sarà ritirata). E’ ipotizzabile che tra le diverse ipotesi che verranno messe sul tavolo, si affronterà anche il tema dei costi dell’energia come fu nel 2005 nella vertenza del magnetico.