Ast, alle 19 la trattativa si aggiorna a domani
E’ ripresa poco prima delle 15 la trattativa al Mise sull’Ast, interrotta nella notte tra venerdì e sabato. Il tavolo è collegiale: azienda, sindacati e istituzioni insieme a confronto con il ministro Guidi. Dopo poco piu’ di un’ora di discussione, la riunione è sospesa e i sindacati nazionali e locali si sono riuniti per verificare le posizioni. Pare che nella prima parte della riunione i margini per un possibile accordo si siano ulteriormente ridotti. Le organizzazioni sindacali nazionali e locali hanno valutato se ci sono le condizioni o meno per arrivare a una mediazione. La trattativa ha attraversato un’ulteriore fase di stallo. I sindacati hanno aspettato quindi che il ministro Guidi formulasse una nuova proposta di mediazione da sottoporre alle parti ma alle 19 il Governo ha chiesto alle parti di aggiornare la riunione a domani alle 15.
Per l’azienda al Mise oggi ci sono l’amministratore delegato di Ast, Lucia Morselli, e la responsabile delle relazioni esterne di Thyssenkrupp. Mancano i “vertici” chiamati in causa nei giorni scorsi sia dal Governo che dalle istituzioni locali e dai sindacati.
L’obiettivo dichiarato è sempre lo stesso: cercare di trovare un accordo sul piano industriale per il sito di Terni. Le parti, però, sono così distanti o meglio, così ferme nelle rispettive posizioni, che nel vertice di venerdì scorso sono andate più di una volta vicine alla rottura, tanto che è dovuto intervenire il presidente del Consiglio per scongiurare il fallimento del negoziato e l’invito delle lettere di licenziamento. Il Governo cercherà una mediazione in quello che si sta trasformando in un “laboratorio” di tutte le crisi industriali del Paese. Un caso da manuale per la crisi industriale italiana con ripercussioni su sui salari e sui contratti. Che su Terni si giochi il futuro dell’industria italiana lo ha ribadito anche il premier Renzi questa mattina incontrando i sindacati. Il capo del Governo ha ribadito che per Terni, Termini Imerese e Ilva di Taranto bisogna trovare soluzioni subito.
L’azienda Ast è decisa a fare attuazione a un piano di risparmi da 100 milioni all’anno, 12 dei quali da realizzare con un taglio al costo del lavoro attraverso un contenimento del contratto integrativo. Una contrazione quindi della retribuzione a fronte di un dimezzamento degli eventuali esuberi (550 quelli annunciati il 17 luglio, 290 quelli a cui l’azienda sarebbe disposta ad arrivare).
I sindacati, dal canto loro, fanno muro contro queste proposte e contro l’ipotesi di spegnimento del secondo forno fusorio. Al termine della riunione fiume iniziata venerdì scorso hanno articolato in otto punti la loro controproposta che, dicono, non è negoziabile (vedi articolo).
La Cgil ieri ha alzato il tiro e si è detta pronta ad occupare la fabbrica se la Thyssen dovesse perseguire l’intento, dichiarato da mesi, di tagliare i costi attraverso il taglio dei posti di lavoro. Lo ha detto prima il segretario nazionale, Fiom, Maurizio Landini e poi il segretario regionale della Cgil, Mario Bravi.
Il primo ha affermato che “Il Governo deve sapere che noi siamo pronti ad occupare le fabbriche se dovesse passare la linea della riduzione dell’occupazione, dei diritti e del salario dei lavoratori. Una linea che potrebbe trovare una prima applicazione alla Thyssen di Terni. Per noi sarebbe inaccettabile”. Mario Bravi ha rincarato la dose dicendo che: “Se il governo continuerà ad appiattirsi sulla linea della ThyssenKrupp, che pensa soltanto a come ridurre i costi tagliando il lavoro e le produzioni, noi siamo pronti ad affiancare i lavoratori di Terni nelle forme di mobilitazione che loro decideranno di mettere in atto, fino all’occupazione della fabbrica”.
La presidente della Regione, Catiuscia Marini, dal canto suo, sulla vicenda ha tirato in ballo la Commissione europea attribuendo precise responsabilità: “Serve – ha detto – una Commissione europea che non ga quello che ha fatto l’uscente, che porta molte delle responsabilità nell’attuale situazione in cui si trova l’Ast di Terni, per le decisioni assunte in termini di astratte regole sulle concorrenza”.
“Ci vorrebbe- ha aggiunto la presidente Marini – una Commissione europea che metta al centro il tema della siderurgia, di quale politiche industriali e pubbliche per la siderurgia in Europa, di come sostenere i player produttori di livello europeo dell’acciaio, anche perché l’acciaio è il presupposto di tutta l’industria manifatturiera che vogliamo sviluppare nel nostro continente. Quindi la Commissione europea deve cambiare rotta in maniera molto chiara”.