Caccia al cinghiale: Federcaccia contro l’Atc 3
TERNI – “No al regolamento Ambito Territoriale di Caccia numero 3 del ternano-orvietano per il contenimento della specie cinghiale”. La Federcaccia di Terni lancia un grido d’allarme. Nel mirino della più importante associazione venatoria nazionale il nuovo regolamento che “sostanzialmente assegna agli agricoltori proprietari o conduttori di fondi la responsabilità di decidere quando intervenire scegliendo anche le persone per prelevare i cinghiali al fine di evitare o contenere i danni alle colture.
Ciò non può essere condiviso perché introduce pericolosamente – e per la prima volta – il principio che la responsabilità di intervenire è in capo al proprietario, delegittimando completamente il ruolo delle associazioni venatorie e certifica il fallimento gestionale dello stesso Atc”.
“La Federcaccia di Terni – sostiene il presidente, Giulio Piccioni – da mesi denuncia la pesantissima situazione dell’Atc 3 di Terni e per questo da molti mesi ha di fatto ritirato tutti i propri rappresentanti dall’ Atc stesso chiedendo l’ apertrura di un confronto per giungere al suo rinnovo.
Il passaggio delle competenze , anche in materia di caccia, dalla Provincia alla Regione, come si era già previsto, ha comportato l’acuirsi di problemi gestionali già esistenti, soprattutto in materia di prevenzione dei danni. Il tutto aggravato anche dalla non più operatività di fatto della polizia provinciale.
Proprio su questo argomento Federcaccia ha evidenziato – in un recente incontro istituzionale della 3a Commissione della Regione dell’Umbria – la necessità di un Regolamento organico e uniforme per gestire il controllo del cinghiale in tutto il territorio regionale”.
“Per Federcaccia è assolutamente prioritario mettere in campo – continua il presidente Piccioni – un efficace sistema di prevenzione dei danni alle colture agricole ed è per questo che denuncia come pericoloso il nuovo regolamento in quanto si tenta di rimediare alle inefficienze barattando come responsabilizzazione il coinvolgimento diretto del proprietario agricoltore.
Oltre a nutrire seri dubbi di legittimità circa le nuove procedure individuate, e per le quali consigliamo di ben approfondire gli aspetti di legittimità al fine di non far incorrere in responsabilità improprie sia i proprietari che i cacciatori partecipanti anche al fine delle coperture assicurative, contestiamo con forza che si sia surrettiziamente introdotto il principio che la selvaggina sia di proprietà privata e ci meravigliamo di come ciò possa essere condiviso da quelle associazioni venatorie, ancora presenti nell’ Atc, che della caccia sociale ne fanno una bandiera. Evidentemente ammainata visto che il vento non soffia più”.
“E ciò è una vittoria di Pirro anche per il Presidente dell’ Atc, rappresentante degli agricoltori, in quanto sovverte tutti gli equilibri sinora raggiunti, deresponsabilizza totalmente il mondo venatorio dalla materia contrasto ai danni, punisce la stragrande maggioranza di squadre di cinghiale e cacciatori che sempre si sono fortemente impegnate nella gestione secondo le possibilità offerte dalle norme; ci meravigliamo di come non ci si accorga della miopia che lasciare soli gli agricoltori con il problema non farà che peggiorarlo, i risultati saranno risibili, i conflitti tra vari portatori di interesse ancora più irrisolvibili.
Federcaccia chiede e suggerisce che non si proceda su questa strada ma che piuttosto si individuino forme più snelle, meno burocratizzate, che risolvano il problema della vigilanza, che coinvolgano tutti gli attori ed i cacciatori con pari responsabilità come ci risulta che stia facendo qualche altro Atc dell’ Umbria laddove si pensa, a seconda che il territorio sia vocato, settorializzato oppure no di prevedere forme diverse e soggetti diversi per intervenire efficacemente.
Federcaccia ritiene strategico – conclude il presidente – il positivo rapporto con gli agricoltori e promuove e difende tutti i cacciatori e le forma di caccia: il cinghiale non è delle squadre, i danni non sono un problema solo dell’agricoltore ma della collettività e tutti devono concorrere a risolverlo”.