Congresso regionale Pd, Verini non arretra: “Apriamo le porte di questo partito”
PERUGIA – La candidatura di Walter Verini alla segreteria del Partito democratico c’è e resta in piedi, nonostante le voci sul ritiro. E resta con lo stesso claim con cui era arrivata: “me lo hanno chiesto”. Dalla sua il parlamentare tira fuori i numeri: 120 firme e 15 sindaci, che non renderà pubblici. E l’obiettivo è quello di abbattere il “corsovannuccismo” del centrosinistra, troppo spesso ripiegato “sull’acquario della politica” e non sulla società civile. La carta di Verini è quella della spendibilità della sua figura, “più nuova di certi ventenni a livello politico” e con un profilo spendile. “Io non mi candido ma mi è stato chiesto di rappresentare un punto di vista – dice – voglio aprire forte e finestre di questo partito”.
E soprattutto: “Non mi sento alternativo a Pensi e su Bocci devo dire che se il sottosegretario Candiani facesse un decimo di quello che ha fatto Bocci per l’Umbria potrebbe essere soddisfatto. Il problema del Pd però – dice Verini – è il dibattito ingessato per i correntismi. Serve cambiare passo sulle idee e non sulle spartizioni”. Ad entrambi però chiede un impegno ad affrontare seriamente un momento programmatico.
E poi l’annuncio: “Chi dirigerà il partito dovrà essere un arbitro, tirarsi fuori dalla corsa alla Regione nel 2020. Servirà la credibilità di costruire e non candidarsi”. L’obiettivo di Verini è che il Pd torni a costruire quella cinghia di trasmissione con la società, abolendo le liti e cercando di consegnare di nuovo l’Italia e poi l’Umbria a “quelli come la Raggi”. “Il riformismo va costruito dal basso perché, se non c’è questo, anche le migliori riforme non vengono capite”.
Capitolo chi c’è e chi non c’era. In sala due ex parlamentari come Valeria Cardinali e Carlo Emanuele Trappolino, il presidente dell’Arci Calzini, il consigliere comunale di Perugia Tommaso Bori.