Disabili e anziani, la Regione promuove attività fisica e socializzazione
Promuovere l’attività fisica e uno stile di vita salutare per prevenire e contrastare il peggioramento delle disabilità croniche nei soggetti con patologie stabili e che non necessitano di percorsi riabilitativi strettamente sanitari: si può riassumere così l’obiettivo della delibera approvata dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alla Coesione sociale, Salute e Welfare, Luca Barberini, che individua le linee di indirizzo per l’attività fisica adattata e per la disabilità.
”Entrambe sono attività non strettamente sanitarie – spiega l’assessore Barberini – che hanno come finalità quella della prevenzione secondaria e si riferiscono a persone con patologie stabili dal punto di vista clinico. In particolare l’attività fisica adattata non può considerarsi di riabilitazione e quindi non è considerata ‘sanitaria’. Ad ogni modo – spiega l’assessore – rientra a pieno titolo nelle attività che esercitano un beneficio sull’organismo e, come tale, pur essendo esclusa dai livelli essenziali di assistenza, va incentivata dal Servizio sanitario regionale attraverso una promozione capillare e con iniziative pubbliche da realizzare anche in collaborazione con le associazioni e in piena condivisione con i medici di medicina generali e con gli specialisti”.
“Attraverso la definizione di questi percorsi – precisa l’assessore – si vuole anche favorire la socializzazione. Le persone affette da patologie croniche infatti, spesso a causa delle proprie ridotte capacità motorie, sono a rischio di peggioramento della propria disabilità e di ulteriore limitazione della partecipazione sociale. Mentre, è dimostrato, che possono trarre vantaggio da programmi di attività fisica e socializzazione dedicata. Di conseguenza, il progetto che si attiverà su tutto il territorio regionale e che ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita delle persone interessate attraverso il coinvolgimento delle diverse realtà associative del territorio, si prefigge il duplice scopo di migliorare la salute della popolazione agendo anche sulla prevenzione da una parte, mentre dall’altra di favorire l’aggregazione sociale”.
“Si stima che i soggetti da coinvolgere in particolare nell’attività fisica adattata sono molti – ha precisato l’assessore – e il numero cresce se si tiene conto del fatto che nella nostra regione è decisamente alta l’incidenza nella popolazione di over 65 che si mantengono in buona salute e che già in modo autonomo praticano attività per prevenire e stabilizzare patologie croniche non invalidanti”.
I soggetti inseriti in questi percorsi di attività fisica saranno seguiti da professionisti che possono essere soggetti privati, liberi professionisti o appartenenti ad enti, centri sociali o associazioni che utilizzano palestre o semplici locali di scuole, comuni, parrocchie e associazioni, applicando delle tariffe contenute. In questo contesto è decisamente valorizzato il ruolo delle associazioni che operano sul territorio in quanto rappresentano un elemento fondamentale della società civile e possono contribuire in maniera determinante al benessere e alla coesione della comunità stessa”.
Nella delibera approvata dalla Giunta regionale sono stati individuati due tipi di percorsi: l’attività fisica adattata (AFA) e quella per la disabilità (AFD). La prima (AFA) consiste in programmi di esercizi disegnati appositamente per persone con specifiche alterazioni dello stato di salute che comportino una forma di disabilità, cioè di limitazione che modifica lo stile di vita, di grado variabile, anche se sempre lieve-moderata, e in forma cronica stabilizzata. Il mal di schiena e in generale le sindromi algo-funzionali su base artrosica sono tra le forme più semplici di disabilità cronica che possono beneficiare di programmi adattati di attività fisica.
L’Attività Fisica per la Disabilità (AFD) consiste invece, in programmi di esercizi adattati alle specifiche menomazioni funzionali di persone con patologie ad impatto disabilitante moderato-severo, ad andamento cronico, stabili dal punto di vista clinico e riabilitativo, ossia che hanno terminato una presa in carico riabilitativa o che non necessitano, al momento della valutazione, di riabilitazione ma solo di un programma di mantenimento. Si tratta ad esempio di ictus cerebrale cronico, malattie demielinizzanti, Morbo di Parkinson e parkinsonismi, esiti di sostituzioni protesiche articolari degli arti inferiori ad oltre 1 anno dall’evento acuto.
L’accesso a tali attività necessita solo della valutazione medica del medico di medicina generale o dello specialista nel caso dell’attività fisica adattata, mentre per l’attività per la disabilità è necessaria la valutazione di tipo clinico e funzionale da parte dell’èquipe riabilitativa del servizio territoriale.