Distacchi e permessi sindacali dimezzati, in Umbria una ventina di dirigenti torna al lavoro
Permessi e distacchi sindacali dimezzati. La cura dimagrante per la pubblica amministrazione si abbatte anche sui sindacati umbri. Entro questa settimana le organizzazioni dei lavoratori dovranno comunicare alle amministrazioni i nomi dei dirigenti che torneranno al lavoro dal 1° settembre. Ieri il ministro Marianna Madia ha firmato la circolare che attua la sforbiciata del 50% alle prerogative sindacali nelle pubbliche amministrazioni prevista dall’articolo 7 del decreto legge 90. Un taglio sui distacchi “finalizzato – ha spiegato il ministro – alla razionalizzazione e alla riduzione della spesa pubblica che interesserà anche i permessi retribuiti”. Non saranno invece toccati i permessi sindacali attribuiti alle Rsu perché non sono attribuiti alle singole organizzazioni sindacali. Così come non saranno interessati dal taglio le aspettative sindacali non retribuite, i permessi non retribuiti, i permessi per la partecipazione a riunioni sindacali su convocazione dell’amministrazione per il solo personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia.
A livello nazionale il provvedimento Madia interessa un migliaio di lavoratori, in Umbria circa una ventina di dirigenti di Cgil, Cisl e Uil dei comparti funzione pubblica, che comprende sanità, enti locali e ministeri, e scuola. Le categoria interessate, da settimane hanno aperto al loro interno la discussione per stabilire criteri oggetti e parametri di efficienza rispetto ai quali decidere chi resta e chi torna al lavoro.
Il prezzo più “pesante” sarà pagato dalla Cgil che dovrà passare da 12 a 6 distacchi nel comparto della funzione pubblica, dove comunque saranno salvati i segretari di categoria, quindi il segretario regionale e i due provinciali. Nella scuola, invece, i distacchi passeranno da 4 a 2.
Per quanto riguarda la Cisl il taglio complessivo sarà di 7 dirigenti mentre per la Uil si parla di 3-4 unità a cui, comunque, sarà chiesto di continuare a lavorare nel sindacato facendo volontariato.
Il provvedimento del ministro Madia è stata comunque molto criticato dai sindacati. A livello nazionale il leader della Cisl, Raffaele Bonanni ha detto che “non è con il taglio di distacchi e permessi che si risolvono i problemi della pubblica amministrazione: Basta con la demagogia. Ci aspettiamo ora che il Governo rinnovi i contratti dei pubblici dipendenti fermi da 7 anni”. A livello locale, già nei giorni scorsi, i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sentire la loro voce esprimendosi in questi termini sulla riforma: “Siamo diventati sinonimo di spreco – ha detto Sbarra della Cisl – la verità è che questa riforma, mal fatta e frettolosa, danneggerà i lavoratori e inciderà sui servizi”.
“Il distacco sindacale – ha aggiunto Bravi – non è un privilegio Contestiamo il fatto che questa riforma rappresenti un vero risparmio e ne contestiamo i tempi e il fatto che ci vengano imposto tagli da un giorno all’altro, impedendoci di fare qualunque tipo di programmazione”.