Economia, soffre l’artigianato e calano le imprese artigianali giovanili
PERUGIA – “Quando si parla di Artigianato ci si riferisce a micro e piccole imprese che costituiscono un patrimonio prezioso e una leva importante per la crescita e la valorizzazione del territorio” commenta il Presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni “ ma scontano le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo e purtroppo oggi i giovani sembrano meno interessati a questi mestieri. I dati statistici aiutano a cogliere le dinamiche che caratterizzano l’artigianato regionale e il ruolo che ha per l’intera economica regionale come nel caso dell’artigianato artistico, molto importante anche nelle politiche di promozione integrata dell’Umbria”.
In Umbria, alla data del 31 dicembre 2016, le imprese artigiane attive sono 21.460 e rappresentano il 26,5% del totale delle imprese operanti in regione: una percentuale che risulta superiore sia a quella del dato nazionale che a quella dell’Italia centrale (rispettivamente 25,9% e 25,2% sul totale imprese). Con 406 imprese in meno rispetto alla fine del 2015 le imprese artigiane umbre perdono però l’1,9%, un calo che accumuna tutte le regioni italiane ma che rappresenta una delle perdite più consistenti, considerando che la media nazionale è di -1,4% (nelle Marche la perdita più alta di -2,3%). Le imprese artigiane attive in Umbria passano dalle 23.779 del 31 dicembre 2011 alle 21.460 di fine anno 2016, perdendo 2.319 imprese, il 9,8% in cinque anni (le percentuali di Italia centrale e Italia sono sempre negative ma migliori e rispettivamente di -7,7% e -8,2%).
Il calo continua anche nel primo trimestre 2017 in cui le attive ammontano a 20.962 unità perdendo 595 imprese artigiane rispetto allo stesso trimestre del 2016, con una variazione di -2,8%. Il calo comunque accumuna anche il totale delle imprese umbre anche se con una percentuale minore (-1,3%). In particolare sono le costruzioni “artigiane” a soffrire di più e in Umbria negli ultimi 5 anni passano da 9.699 a 8.171. Sono quindi 1.528 imprese in meno dal 31 dicembre 2011 a fine 2016, con una variazione del -15,8%, una perdita notevole in un settore in sofferenza da anni ma che a livello di imprese in totale si ferma al -12,6%.
L’Umbria con il 19,9% è la terza regione per entità di addetti artigiani sul totale(hanno valori più alti anche se di massimo un punto solo Liguria e Toscana), e registra quasi 5 punti percentuali in più rispetto al valore nazionale: fanalino di coda il Lazio con gli addetti artigiani che rappresentano solo il 7,1% del totale addetti. In Umbria gli addetti delle imprese artigiane a fine 2016 ammontano a 53.488.
Segnali positivi con l’aumento di quasi il 12% delle imprese artigiane nella classe con 10-19 addetti registrata tra il 2015 e il 2016 (10 imprese artigiane in più, 5 delle quali del settore costruzioni) che rappresenta un chiaro segnale che nonostante la crisi economica si assiste ad un processo di consolidamento sia dal punto di vista delle strutture organizzative (con l’incremento delle imprese costituite in società, in particolare di capitale), sia sotto il profilo dell’ampliamento del numero di addetti.
Il 18,6% delle imprese artigiane in Umbria è guidato da donne. Una percentuale rilevante considerando che in Italia si fermano al 16,2%, percentuale comunque inferiore a quello che si verifica per il totale imprese dove le femminili umbre sono il 25,8%, uno dei valori più alti a livello nazionale. L’Umbria si pone al terzo posto per imprese artigianali femminili seconda solo a Marche e Abruzzo.
Le imprese giovanili tra le artigiane non arrivano al 10%, un 9,3% che rappresenta una delle percentuali più basse delle regioni italiane, seconda solo alla Sardegna in cui le imprese giovanili artigiane rappresentano l’8,8%, percentuale che non si discosta molto da quella del totale giovanili sul totale imprese. Rispetto ai dati del 31 dicembre 2015 perdono un 9,3%, 204 imprese giovanili artigiane in meno In Umbria, un calo quello della nostra regione che percentualmente rappresenta una delle perdite più alte a livello di regioni italiane superata solo dalle Marche con -10,6%, mentre la perdita nazionale è del 6,5% e quella del centro Italia di -7,6%.
Le imprese straniere rappresentano in Umbria il 19,5% del totale imprese artigiane delle sottocategoria esaminate, mentre in Italia sono il 18,8%. In Umbria le attività “più a vocazione straniera” per il 48,7% sono le imprese artigiane per il completamento e la finitura di edifici e per il 40,7% confezione articoli di abbigliamento. Sebbene anche l’abbigliamento abbia un peso rilevante, è comunque nell’ambito dell’edilizia “allargata” che le imprese straniere sono maggiormente radicate.
A fine 2016 l’artigianato artistico segna un +2,6% rispetto al 31 dicembre 2015, nettamente in controtendenza con quello che accade a livello nazionale ( -1,6%) e a livello di Italia centrale (-0,4%). Rispetto alle altre regioni è una delle variazioni positive più alte, superata solo dalla Valle d’Aosta.
Liguria e Toscana completano l’elenco delle regioni che vedono un incremento delle imprese dell’artigianato artistico, le altre (eccezion fatta per le Marche che segna uno 0%) hanno tutte variazioni negative. Una variazione positiva quella del comparto dell’artigianato artistico ancor più da evidenziare laddove il totale comparto artigiano perde in Umbria l’1,9%. Bene anche la variazione congiunturale IV trimestre/III trimestre 2016 che mostra una crescita costante (1,1%) del settore. I risultati positivi di fine anno si confermano, in misura minore, nel primo trimestre 2017. Anche a livello tendenziale (rispetto quindi al I trimestre del 2016) le imprese “artistiche” segnano in Umbria un +1,3% , laddove buona parte delle regioni sono in perdita e con un -1,8% a livello nazionale.
Delle 753 imprese definite da Unioncamere Umbria come potenzialmente appartenenti al comparto dell’artigianato artistico il 25,6% sono imprese femminili, il 5,4% sono imprese giovanili e il 6,8% guidate da stranieri. Le imprese artigianali artistiche giovanili sono quelle che mostrano maggiore vivacità sia nel confronto tendenziale (+ 20,6% rispetto all’anno 2015) che nel confronto congiunturale (+ 2,4% I trimestre 2017/ IV trimestre 2016).