Empori della solidarietà, 175 volontari impegnati per gli altri
PERUGIA – Stimolati anche dalla lettura del recente “Rapporto 2016 su povertà ed esclusione sociale in Italia e alle porte dell’Europa” di Caritas italiana (presentato il 17 ottobre), i media rivolgono la loro attenzione a quelle realtà socio-caritative che contribuiscono ad arginare il fenomeno della povertà assoluta, come gli empori e le mense. E’ il caso delle trasmissioni “A sua immagine” di Rai Uno e “Terra” di Rete 4, che racconteranno le esperienze di due opere di carità della Chiesa di Perugia-Città della Pieve: L’Emporio “Tabgha” e il Punto di ristoro sociale “San Lorenzo”. Entrambi si trovano nel capoluogo umbro: il primo è presso il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” della Caritas diocesana (zona via Cortonese); il secondo è ospitato nell’antico Oratorio dei Santi Simone e Giuda Taddeo adiacente alla chiesa del Carmine (in pieno centro storico). Queste due opere sono sempre più centri di “ascolto” e di “dialogo”, oltre ad essere strutture in cui vengono erogati aiuti materiali a quanti si trovano in difficoltà perché non riescono ad accedere a beni e servizi necessari per una vita dignitosa, per aver perduto il lavoro o per dover affrontare una grave malattia. Le testimonianze di fruitori e volontari di queste opere saranno ospitate “A sua immagine”, in onda su Rai Uno domenica 30 ottobre (ore 10.30), e a “Terra”, in onda su Rete 4 lunedì 31 ottobre (in seconda serata dopo il programma “Quinta colonna”), con replica domenica 6 novembre (ore 8.25) e nel “TGCom” della tarda serata.
Il Punto di ristoro sociale “San Lorenzo” è sorto nel 2008, frutto della collaborazione tra il Comune di Perugia e la Caritas diocesana. E’ aperto a pranzo dal lunedì al sabato e in alcune festività. Il sabato vengono anche distribuiti generi alimentari da consumare la domenica. Il Punto di ristoro è frequentato al giorno da 40-50 persone accolte da una decina di volontari (alcuni giovani e studenti universitari). Al suo interno si svolgono periodicamente alcuni incontri pomeridiani di socializzazione che coinvolgono anche gli abitanti del quartiere.
L’Emporio “Tabgha”, realizzato nel 2014, è il primo ad essere stato attivato dalla Caritas diocesana di Perugia aprendo la sua porta a 613 famiglie in difficoltà e rilasciando anche 142 card per il ritiro di prodotti per l’infanzia e 186 card per materiale scolastico. Nel corso del 2016, come “opere segno” del Giubileo della Misericordia volute dal cardinale Gualtiero Bassetti, sono stati realizzati altri tre Empori: “Divina Misericordia”, nella zona industriale di San Sisto-Sant’Andrea delle Fratte (Pg); “Betlemme”, nel comune di Marsciano; “Siloe” a Ponte San Giovanni (Pg). Complessivamente, ad oggi, i quattro Empori hanno attivato 1.003 card per l’accesso ai prodotti di prima necessità (oltre alle 203 card per l’infanzia e 186 card per materiale scolastico). 2.771 persone hanno beneficiato degli Empori, quasi l’equivalente della popolazione del comune umbro di Campello sul Clitunno.
Delle 337 tonnellate di beni ricevuti dai quattro Empori, il 57% sono stati approvvigionati attraverso acquisto, grazie alla generosa erogazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che sin dall’inizio ha fortemente sostenuto gli Empori; il restante 43% sono donazioni in natura, di cui circa un terzo proveniente da aziende produttrici e dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e comprendono anche beni invenduti recuperati. 308 sono le tonnellate di beni distribuiti complessivamente dai quattro Empori, per un valore economico stimato di almeno 529.600 euro.
Il volontariato degli Empori è un «valore aggiunto» in ambito «sociale, culturale, economico e istituzionale».
Altro dato significativo è quello relativo all’opera di volontariato. Sono ben 175 i volontari che donano il loro tempo per rendere fruibili e operativi gli Empori. A testimoniare questo straordinario slancio di solidarietà verso i più deboli ci sono ben 13.771 ore di volontariato, equivalenti a 206.289 euro di ore di lavoro retribuito. «La loro presenza e la loro motivazione – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’Emporio “Tabgha” – è un valore aggiunto imprescindibile, che genera a sua volta valore Il contributo apportato dal volontariato, in termini di produzione di valore aggiunto, può essere declinato su quattro dimensioni: sociale, culturale, economico, istituzionale. La creazione di valore sociale si declina, ad esempio, nella capacità di lettura dei bisogni del territorio, nella creazione di relazioni, nella capacità di includere persone appartenenti a categorie vulnerabili (svantaggiati, giovani, donne, immigrati, ecc.). La creazione di valore culturale si genera attraverso la diffusione di valori (responsabilità, tolleranza, solidarietà) coerenti con la mission degli Empori e più in generale con quella della Caritas, nella comunità circostante. La creazione di valore economico è generato attraverso l’aumento (o il non consumo) di ricchezza materiale, economica e finanziaria (investimento, risparmio) che un’organizzazione produce attraverso la sua attività specifica. Per quanto riguarda l’attività degli Empori essa ammonta ad almeno 735.890 euro. Tuttavia, se tenessimo conto anche del risparmio generato nei confronti della spesa pubblica, questo valore sarebbe nettamente più elevato. La creazione di valore istituzionale è dato, ad esempio, dal contributo al rafforzamento della sussidiarietà a diversi livelli istituzionali».
Attualmente in Umbria sono attivi nove Empori Caritas (quattro nell’Archidiocesi di Perugia, due nella Diocesi di Terni ed uno ciascuno in quelle di Assisi, Città di Castello e Foligno, ed altri due sono in programma di apertura (nel 2017) a Perugia e a Terni. «Per favorire un approccio sinergico finalizzato a condividere i bisogni, a valorizzare le esperienze, a mettere a fattor comune le buone pratiche e in prospettiva di gestire in modo più efficace e più efficiente le risorse – spiega Alfonso Dragone –, si è intrapreso un percorso di coordinamento tra i nove Empori Caritas attivi nel territorio umbro».
«Gli Empori non sono soltanto un luogo fisico di distribuzione – evidenzia ancora Alfonso Dragone –, sono parte di un processo culturale ed emotivo che deve ambire a coinvolgere tutti, perché una comunità che lascia indietro un proprio membro è una comunità lacerata, che cede il passo all’individualismo. Gli empori sono una opportunità di solidarietà, un driver che mette in relazione “chi ha” con “chi ha bisogno”».