Foligno, la moglie è troppo assente e lui chiede l’annullamento: la Cassazione dice no
FOLIGNO – Non è stata accolta, dalla Cassazione, la richiesta di un marito ‘pentito’ di Foligno che dopo sei anni di matrimonio con una giovane donna originaria della ex Jugoslavia, unione dalla quale erano nati dei figli, si era stufato del fatto che la moglie era spesso all’estero, in Macedonia, a trovare i suoi genitori, e aveva chiesto e ottenuto l’annullamento ecclesiastico delle nozze concordatarie celebrate nel 2003, nella cittadina umbra, sostenendo che non c’era una reale “comunione di vita”. L’uomo voleva che la sentenza dei giudici vaticani, che azzerava il vincolo coniugale, venisse ratificata e avesse validità anche nell’ordinamento italiano.
La Suprema Corte – che da anni ha messo il freno agli annullamenti ‘facili’ che fanno perdere il diritto al mantenimento – ha escluso che i frequenti e lunghi viaggi dai parenti possano rendere “fittizia” una convivenza matrimoniale durata sei anni, e inoltre arricchita dalla nascita di figli. Ad avviso degli ‘ermellini’, non può ritenersi “rilevante la circostanza che tale convivenza sia stata intervallata dai periodi di allontanamento di Emina N. dettati dalla necessità di visitare e assistere i propri familiari nel suo paese natio”.
Al marito, Massimo M., che insisteva nella sua pretesa giocando pure la carta del rapporto burrascoso, la Cassazione ha spiegato che non ha alcuna importanza “il carattere problematico” del menage. “Quello che rileva – dicono i supremi giudici – è l’effettivo attuarsi dopo la celebrazione del matrimonio del rapporto coniugale che, nella specie, la Corte di Appello” di Perugia, nel 2015, “ha correttamente ritenuto provato sulla base della comune convivenza e della nascita dei figli ritenendo pertanto destituita di fondamento la affermazione” del marito ‘pentito’ secondo il quale “i coniugi non avrebbero avuto e attuato alcun progetto di vita in comune”.