Foligno, Nemetria, nuova etica collettiva e rilancio del manifatturiero: così si salva l’Italia
FOLIGNO – È nel manifatturiero che si cela l’anima del sistema produttivo italiano, dal lavoro artigiano alla presenza nei mercati internazionali. In questo settore l’Italia esprime molti dei suoi valori e attraverso di esso, con l’aiuto delle nuove tecnologie che possono aprire dinamiche e percorsi nuovi, può avvenire il rilancio dello sviluppo economico del nostro paese. Un rilancio fondato, innazitutto, su una nuova etica collettiva che ponga al centro l’uomo e i suoi diritti.
Questo il messaggio lanciato stamani nel corso della 23esima conferenza di “Etica ed Economia”, promossa a Foligno da Nemetria che quest’anno ha scelto come tema “L’etica collettiva di un paese manifatturiero”, riunendo nella terza città dell’Umbria esperti e di assoluto rilievo, come il segretario generale di Aspen Institute, Angelo Maria Petroni, il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, il politico ed economista Yoram Gutgeld, il Presidente Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo, il presidente Kuwait Petroleum Italia, Alessandro Gilotti, il presidente di Brembo Spa, Alberto Bombassei, il presidente di ABI, Antonio Patuelli, e il presidente del Censis, Giuseppe De Rita.
L’incontro è stato aperto dal sindaco di Foligno e presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti, che ha evidenziato come “in Italia la vocazione manifatturiera rappresenti il cuore del sistema economico e produttivo, ma secondo una recente indagine del Centro studi Confindustria,, negli ultimi 12 anni, il nostro Paese ha avuto un calo dei volumi prodotti del 25,5% e ha perso 120mila fabbriche e 1 milione e 160mila posti di lavoro, scivolando dal quinto all’ottavo posto nella classifica mondiale dei produttori manifatturieri, scavalcata da India e Brasile”
“Le cause di questo declino – ha evidenziato Mismetti – sono legate alla grave crisi economica che attanaglia il nostro Paese, alla mancanza di una forte politica industriale, all’asfissia del credito, al drammatico calo della domanda interna.
Anche in Umbria la crisi del settore manifatturiero è particolarmente grave. Secondo una recente indagine di Unioncamere, nel secondo trimestre del 2014, c’è stato un calo del 2,2% di produzione, fatturato e ordinativi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’andamento negativo ha investito tutti settori, dall’alimentare al tessile, dalle industrie chimiche a quelle elettriche, da quelle dei metalli. Il primo pensiero va alla Ast di Terni, fabbrica strategica per l’Umbria e per l’intero apparato della siderurgia Italia, dove 550 lavoratori stanno per essere licenziati e l’economia un’intera città rischia il collasso, assestando un colpo durissimo alla crescita dell’Umbria”.
“Anche il nostro territorio – ha detto ancora Mismetti – vive situazioni di grande sofferenza, a cominciare dalla ex Merloni dove 630 operai rischiano di aggiungersi presto agli oltre 51mila disoccupati presenti in Umbria, regione in cui sono ben 165 le vertenze aperte, con centinaia di lavoratori costretti a vivere nell’incertezza. Di fronte a un quadro così grave, servono interventi forti e tempestivi, attraverso un’azione congiunta di tutte le istituzioni politiche ed economiche. Occorrono nuove politiche di sviluppo, nuove politiche industriali, del credito e della formazione per favorire lo spirito d’impresa e per rilanciare il lavoro non solo come fattore economico, ma anche come valore fondamentale per la dignità delle persone. È importante rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo, con interventi per le infrastrutture, per la manutenzione del territorio, per i lavori pubblici in generale al fine di generare nuove opportunità di lavoro a sostegno all’economia locale. È necessario favorire l’innovazione e l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, che rappresentano il principale motore di sviluppo per il nostro Paese: Foligno vanta e eccellenze nei settori della meccanica e dell’aerospazio, che hanno permesso di attenuare le conseguenze della crisi e di guardare con maggiore speranza al futuro”.
“Dal Governo centrale – ha chiosato Mismetti – ci aspettiamo che vengano liberate risorse finanziarie vitali per la ripresa economica, che si promuovano nuove politiche del welfare che diano respiro alle famiglie e sostengano i giovani e le fasce più deboli, che si attivi una vera politica industriale capace di mettere in moto meccanismi innovativi e virtuosi di sviluppo, mettendo al centro il settore manifatturiero come elemento strategico per una nuova crescita del sistema Italia.
La nuova Legge di Stabilità, varata dal Governo Renzi in questi giorni, contiene elementi nuovi e positivi (come gli sgravi Irap alle imprese, la riconferma del bonus Irpef da 80 euro al mese, il miliardo e mezzo per la copertura di nuovi ammortizzatori sociali, il bonus per le neo mamme…), il cui peso non va però scaricato su Regioni e Comuni: è un’incoerenza che non possiamo accettare.
Basta con i tagli lineari alle risorse degli enti locali, basta chiedere sacrifici ai Comuni perché significa incidere ancora sulle tasche e sulla qualità della vita dei cittadini. Si taglino i veri sprechi e si apra un nuovo confronto con l’Europa, perché si superi la fase dell’austerità e si avvii finalmente la stagione dello sviluppo e dell’equità.
Per guardare con speranza e fiducia al futuro, serve una nuova etica collettiva che ponga l’uomo e i suoi diritti al centro di ogni scelta politica ed economica: solo così possiamo costruire una comunità più giusta e accogliente”.