Fondazione Carit, il sindaco difende le scelte nelle nomine del Comitato di indirizzo
TERNI – “Ho un unico interesse: quello di avere un interlocutore forte nella Fondazione Carit, per lavorare insieme alla risoluzione dei problemi della città. E’ questo il mio interesse di sindaco, tutto il resto non mi appassiona”. Questa volta è il sindaco Leopoldo Di Girolamo a uscire allo scoperto e a replicare rispetto al polverone politico sollevato per le nomine all’interno della Fondazione Carit. Nei giorni scorsi ha nominato Aristide Paci, Maria Sole D’Annibale nel comitato di indirizzo e sembrerebbe strizzare l’occhio ad Antonio Alunni, aspirante alla presidenza.
“Terni ha bisogno di soggetti e di attori sociali, determinati, autonomi, che tutti, nella diversità dei ruoli e nella propria sacrosanta autonomia – prosegue il sindaco – concorrano a rafforzare il ruolo della nostra città. La Fondazione Carit è uno dei pilastri di questo sistema virtuoso. E io lavoro perché la città sia ricca di pilastri solidi, sui quali costruire il futuro. Il sindaco non ha alcun vantaggio, oltre a non essere mio costume, a favorire questa o quella soluzione nell’ambito della Fondazione”.
“Non posso fare a meno di registrare – dice ancora il primo cittadino – come stia prendendo piedi la prassi di individuare in ogni difficoltà della città e delle sue articolazioni una responsabilità delle istituzioni pubbliche, anche quando queste non hanno ruolo e responsabilità. Siamo arrivati – tanto per citare un caso – ad attribuire al sindaco nomine che non ho effettuato, ma che sono dipese, legittimamente, da altri soggetti. Così come non è sana né costruttiva la prassi di etichettare l’operato che proviene dalle istituzioni come politico e partitico, con una connotazione chiaramente spregiativa”.
“Le esternazioni delle ultime ore sulle nomine da me effettivamente effettuate per il comitato di indirizzo della Fondazione Carit hanno questo chiaro profilo di strumentalità – insiste il sindaco – Io ho voluto, piuttosto, indicare un uomo e una donna, introducendo anche in questa situazione un elemento di novità e di attenzione alla necessità di inserire figure femminili in contesti che solitamente ne vedono l’assenza e che pure necessitano della intelligenza e della capacità di una lettura ampia e approfondita della realtà che molto spesso è caratteristica delle donne. In secondo luogo ho voluto indicare persone già presenti nell’assemblea dei soci e che quindi conoscono ambiente e procedure. Ho inteso, aspetto non secondario, indicare l’espressione di settori rilevanti per il nostro territorio: il mondo dell’impresa, in particolare quella legata alla agricoltura, e il mondo delle professioni, con Aristide Paci che in questo ambito ha avuto ruoli di valenza nazionale. Due persone che sappiano rappresentare in maniera adeguata la città e le istituzioni e che siano in grado di apportare autorevolezza e capacità, in piena autonomia. Questo ritengo sia lecito e doveroso richiedere a loro, non certo di entrare in meccanismi che non servono alla città e che farebbero torto alla storia e all’operato della Fondazione che degli interessi collettivi e del benessere della città ne ha fatto sempre un suo tratto”.
“L’interesse collettivo, l’autorevolezza, la capacità – prosegue – devono caratterizzare anche il percorso che porterà alla individuazione del presidente. Spero che il tempo a disposizione non venga utilizzato per avvelenare il clima, per etichettare i candidati, per dividere, ma piuttosto per meglio mettere a fuoco i contenuti e per ricercare una soluzione che sappia portarli avanti, nonché di rappresentare al meglio le diverse articolazioni della Fondazione, in una sforzo di ricerca dell’unità. Da parte mia – conclude Di Girolamo – continuerò a lavorare anche in queste ore per una Fondazione solida, autonoma, strettamente legata alla città. Tutto il resto è perdita di tempo, energie, risorse, rischiando di far perdere a Terni una occasione di crescita e irrobustimento”.