Futurando, ecco l’Umbria che scommette su riforme e innovazione

TREVI – C’è un’Umbria pronta a scommettere su riforme, innovazione, cambiamento per costruire una comunità più aperta, dinamica, capace di cogliere le sfide del futuro. E si è ritrovata a Trevi, il 28 maggio, per un confronto a tutto campo organizzato dai consiglieri regionali del Partito democratico Luca Barberini, Eros Brega, Marco Vinicio Guasticchi, Donatella Porzi e Andrea Smacchi, presente il sottosegretario al ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci. Un incontro con circa 700 persone da tutto il territorio regionale, intitolato “Futurando, l’Umbria da costruire”, con l’obiettivo di lanciare idee e proposte per il futuro della regione. C’erano cittadini, esponenti del mondo del lavoro, della sanità, della scuola, dell’associazionismo, del sindacato, della cultura, studenti, rappresentanti del volontariato, tanti sindaci e amministratori locali, candidati alle prossime elezioni comunali ed ex amministratori, tra cui l’ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali che ha dato un contributo molto apprezzato al dibattito.

Chi credeva che “Futurando” fosse un evento in qualche modo collegato alla crisi politica interna alla maggioranza che guida il governo regionale, è rimasto deluso. Luca Barberini l’ha chiarito subito, aprendo i lavori: “Non parleremo della vicenda delle mie dimissioni da assessore regionale, ma solo di cosa vorremmo fare nei prossimi anni partendo dalla semplice constatazione che la nostra regione sta attraversando un periodo di grande difficoltà, è più povera, più vecchia e più sola, ha perso l’8 per cento del Pil, il welfare familiare vacilla, un quarto della popolazione è ultra sessantacinquenne, il livello di disoccupazione giovanile molto elevato, il tasso infrastrutturale è basso, abbiamo un sistema sanitario costruito negli anni ’70 che necessita di una vera ristrutturazione: questo quadro impone soluzioni diverse per dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone”.
“Per questo – ha detto ancora Barberini – vogliamo confrontarci con il mondo del lavoro, dell’associazionismo, del sociale, della sanità, dell’università, della cultura, dei giovani, delle professioni, dell’impresa, del sindacato per condividere idee e proposte per futuro. Io credo che gli strumenti sono essenzialmente due: un partito che ha bisogno di nuova linfa, più inclusivo e aperto al confronto, che ascolta e interpreta i bisogni e vera innovazione con più spazio per valutare nuovi saperi e competenze. Cito Darwin per riassumere il concetto: di fronte a grandi cambiamenti non è l’animale più forte a vincere, ma quello più intelligente che riesce ad adattarsi e saperli cogliere”.

Da qui, la serie di testimonianze affidate a rappresentanti della società civile, introdotti dai consiglieri regionali seduti al tavolo dei relatori.

Il primo a parlare è stato il dottor Alberto Patriti, giovane medico responsabile del servizio dipartimentale di chirurgia robotica della Usl Umbria 2, presso l’ospedale di Spoleto, che ha descritto la situazione della sanità umbra dal suo punto di vista di operatore in prima linea evidenziando che “viviamo in un sistema cristallizzato, governato da anziani, privo di spinta propulsiva, paralizzato da eccessiva burocratizzazione mentre occorrerebbe una razionalizzazione dei servizi e delle competenze al di là delle logiche clientelari, investendo in risorse umane nuove e nella formazione”.

Maria Grazia Rapastella, impegnata nel mondo del volontariato e del sociale, ha detto che “non esistono formule magiche per ricostruire l’Umbria, ma valori da cui ripartire come libertà sociale, solidarietà, rispetto per gli altri”.

L’imprenditore Paolo Garofoli ha evidenziato le difficoltà delle aziende umbre nel generale quadro di crisi, affermando che “siamo stanchi, distrutti da questo sistema, troppi annunci e pochi fatti concreti. Dalla Regione pretendiamo supporto verso le imprese che meritano e producono reddito da redistribuire, vanno messe in condizione di competere al livello globale, servono più infrastrutture e dobbiamo investire nel capitale umano perché la differenza la fanno gli uomini, nella ricerca, nell’innovazione”.

Il professor Paolo Belardi, docente dell’Università di Perugia e direttore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”, ha sottolineato che “viviamo schiacciati nel presente, mentre dovremmo tornare a usare tutti tempi dei verbi, stando nella storia con la speranza del futuro. Serve un nuovo progetto per l’Umbria, che sostenga la formazione anche come elemento utile a ricucire i rapporti tra istituzioni e comunità. Non è difficile fare cose complicate, lo è piuttosto scegliere le persone giuste per farlo”.

Andrea Fora, presidente di Confcooperative Umbria, ha detto di “essere critico nei confronti dell’attuale sistema Umbria, che ha grandi servizi e una forte tradizione nel welfare ma non è riuscito a rinnovare per cogliere i nuovi bisogni, serve un forte cambiamento culturale e un settore pubblico che si apre al privato sociale, cambiando ruolo: meno gestore di servizi, facendo una programmazione più qualificata”.

Vanda Scarpelli, della segretaria regionale di Fp Cgil, ha detto che “l’Umbria sta vivendo un crisi economica grave, con 150 vertenze aperte, il 40 per cento di disoccupazione giovanile, il 37 per cento del manifatturiero che ha perso capacità d’impresa e delle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese: è finita l’era dell’Umbria laboratorio della sinistra, è necessario ricomporre reti, luoghi, coesione con i cittadini, garantendo un governo partecipato e abbandonando azioni unilaterali e arroganti. Occorre utilizzare meglio e di più Sviluppumbria e le Fondazioni, serve una pubblica amministrazione più qualificata e nella sanità una volontà politica di rimettere a sistema”.

L’architetto Virna Venerucci ha parlato a nome del mondo delle professioni e delle partite iva, evidenziando come “fino a qualche anno fa, queste fossero il 18 per cento de Pil italiano, mentre oggi sono il settore più in difficoltà che aspetta delle risposte. La politica non deve essere solo testimonianza ma fare misure concrete che possano incidere e dare risposte, perché l’avvenire non si può prevedere ma si può costruire”.

Tommaso Feliziani, studente ventenne recentemente eletto segretario dei Giovani democratici di Foligno, ha lanciato un appello “ai dirigenti di partito e agli uomini delle istituzioni a investire di più nella formazione perché sia in politica sia nel mondo del lavoro il passaggio di testimone sia un intento programmatico. Noi giovani non abbiamo responsabilità delle difficile situazione che stiamo vivendo, ma abbiamo tutte le carte in regola per sovvertila se solo ci venisse dato il giusto spazio”.

Il consigliere regionale Eros Brega, ha ringraziato “la bellissima platea per queste riflessioni a voce alta su tante problematiche alle quali abbiamo il dovere di dare risposte, per costruire un’Umbria diversa e più proiettata al futuro”. Il collega Marco Gusticchi ha evidenziato la necessità di “cambiare il modo di fare politica, rispetto a quello che c’è oggi: non più una sola persona al vertice che può decidere su tutto e tutti senza parlare con la gente, serve condivisione di governo su scelte importanti e questo dovrebbe essere il Pd”. La presidente del Consiglio regionale, Donatella Porzi, ha rilevato come “le interessanti e accorate riflessioni di oggi danno il senso di questa iniziativa, nata per lanciare input per il futuro dell’Umbria, tendo insieme una comunità che vuole dare un contributo fattivo alla crescita della nostra regione”. Il consigliere Andrea Smacchi, riferendosi alla situazione delle dimissioni di Barberini ha detto che “Luca è un amico che ci rappresenta tutti, che ha subito uno sbaglio. Errare è umano ma perseverare è da irresponsabili”.

Le conclusioni sono state tirate dal sottosegretario al ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci, che sottolineato come “questo incontro risponda alla domanda di come recuperare credibilità e autorevolezza e come provare a programmare uno sviluppo morale ed etico della società, perché prima di tutto ci sono i cittadini e i loro bisogni e a volte la classe dirigente adeguata e a volte no”.
“Per superare le difficoltà – ha detto Bocci – serve un pensiero che unisce le persone. Relativismo, normalizzazione e approssimazione sono un rischio per la politica, che oggi è diventata non più inclusiva, ma esclusiva e ciò porta alla povertà: il vero scontro non è tra destra e sinistra, ma tra riformatori e conservatori. Si tratta di una sfida culturale, la diversità non è un rischio ma una grande opportunità, poi sta a un partito politico trovare una sintesi che sia utile alla comunità. Siamo in una situazione drammatica – ha continuato il sottosegretario parlando anche della sfida delle riforme in atto e delle macroregioni – da cui dobbiamo uscire in fretta e per farlo dobbiamo cambiare le cose, non possiamo essere attendisti ma protagonisti o altrimenti verremo travolti”.

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