Gesenu, il Consiglio regionale rinvia l’istituzione della commissione d’inchiesta. Proteste e cartelli in aula
PERUGIA – E’ finita tra cartelli e proteste una giornata campale a Palazzo Cesaroni, apertasi con il Partito democratico che, nella sua riunione serale di lunedì, si era detto disponibile all’istituzione della commissione d’inchiesta sul caso Gesenu. Richiesta arrivata dalle opposizioni e che doveva essere attuata d’ufficio, in quanto erano stati otto consiglieri a chiederlo in un atto duro e accusatorio, che si prefiggeva l’obiettivo di verificare obiettivi, valutare danni ambientali e verificare responsabilità politiche. Premesse che però hanno permesso alla maggioranza di parlare di sovrapposizione di competenze con Prefettura e Magistratura e quindi “invotabili”, pur nella consapevolezza della necessità di approfondire il tema dell’inchiesta Gesenu e dei provvedimenti antimafia che hanno riguardato i rifiuti in Umbria. Sia dalla presidente Marini che dal capogruppo Leonelli è arrivata la richiesta agli uffici per verificare la possibilità di “scindere” l’istituzione della commissione dalla premesse politiche. Gli uffici tecnici hanno preso tempo e l’atto è stato rinviato, in virtù dell’articolo 60 del Regolamento interno. Se ne parlerà nella seduta del 2 dicembre.
L’idea uscita dalla discussione della mattinata era quella di un organo di sette consiglieri, 4 di maggioranza e 3 di opposizione, da attivare e con un tempo a disposizione limitato per operare. Le sospensioni mattutine avevano dato origine ad un emendamento della maggioranza, più morbido nei toni, che era stato inteso come sostitutivo del testo delle opposizioni. Fatto non corrispondente a realtà ed ecco quindi il cortocircuito. Il primo a prendere posizione contro uno spirito “troppo inquisitorio” dell’opposizione era stato Silvano Rometti (Socialisti). Liberati (M5S) aveva rimarcato la necessità che ne facessero parte chi non avesse conflitti di interesse. Dal capogruppo dem Leonelli “Disponibilità a cogliere lo spirito positivo per evitare dietrologia su un tema importante, dando chiarezza su un tema sensibile. Un conto è però andare con la lente d’ingrandimento a vedere quanto accaduto in questi anni, un altro è criminalizzare indistintamente”. Posizione invece avversata da Fiorini (Lega) e Ricci (Ricci presidente). Il ricorso all’articolo 60 del Regolamento interno è stato quello che ha poi permesso il rinvio.
“La richiesta di istituzione della commissione d’inchiesta regionale sulla mafia nella gestione dei rifiuti non è stata ratificata contravvenendo a quanto previsto da Statuto e Regolamento: si vuole impedire liberta, informazione e trasparenza”, ha scritto il consigliere Claudio Ricci sul proprio profilo Facebook, dove si parla di rinvio “senza alcun motivo ne giuridico e ne tecnico” in palese violazione dei Regolamenti e dello Statuto (malgrado ci fosse stato un iniziale raccordo su oggetto preciso, tempi e modalità fra tutti i Consiglieri regionali). È palese – continua Ricci – che si voglia nascondere ed ostacolare la verità sul sistema dei rifiuti in Umbria per il quale, pur auspicando un veloce lavoro degli organi giudiziari di controllo, si suppone (insieme a quanto già emerso sulla stampa) l’esistenza di inefficienze, sprechi e mala gestione con incrementi dei costi, per comuni, cittadini e imprese, molto rilevanti e sin anche valutati a circa il +30 %. Per proteste i consiglieri di opposizione hanno esposto un cartello invocando “fuori la Mafia dall’Umbria, basta PD, basta rifiuti” (conseguentemente il presidente Porzi ha proceduto alla chiusura della seduta) e valuteranno se intentare, per questo attentato alla libertà costituzionale, ricorso in ogni sede consentita”.
A stretto giro la risposta via comunicato stampa del capogruppo dem Giacomo Leonelli. “La Commissione di inchiesta su Gesenu si farà. Il Partito Democratico è favorevole alla sua istituzione, purché non interferisca con i poteri della magistratura, come ha dimostrato avendo voluto anticipare la trattazione, dall’ultimo al primo punto all’ordine del giorno, e chiedendo chiarimenti sulla sua eventuale emendabilità. Ritenevamo – spiega Leonelli – che il nostro emendamento fosse interamente sostitutivo di quello originariamente presentato dall’opposizione, che non ci convinceva nell’oggetto e di cui non condividevamo le premesse, in quanto di fatto criminalizzava l’intero sistema della gestione dei rifiuti in Umbria. A quel punto abbiamo chiesto parere agli uffici giuridico-legislativi dell’Assemblea legislativa per capire se, tenuto conto dello Statuto e del Regolamento e anche delle riserve di legittimità costituzionali espresse dalla presidente Catiuscia Marini, tali premesse fossero emendabili da parte nostra. Preso atto della risposta degli uffici di non poter rispondere immediatamente, non abbiamo potuto che rimandare la trattazione dell’atto al prossimo 2 dicembre”. “Nessuna volontà da parte nostra – conclude – di insabbiare l’atto o tergiversare ma solo la richiesta di capire i confini dell’oggetto della costituenda commissione e soprattutto di essere messi nella condizione di sapere cosa votare”