Gualdo Tadino, la Comunanza agraria spiega il no al Piano Rocchetta: “Troppo sbilanciato sull’azienda”
GUALDO TADINO – La Comunanza agraria Appennino gualdese non arretra sulla sua posizione rispetto alle questioni legate al cosiddetto ‘Progetto Rocchetta’, il piano industriale di Rocchetta spa, da 30,5 milioni di euro, approvato da Regione Umbria e Comune di Gualdo Tadino che prevede, tra l’altro, la proroga della concessione all’azienda per lo sfruttamento dell’acqua per ulteriori 25 anni e un aumento dei prelievi fino a 25 litri al secondo. Dopo aver presentato ricorso al Tar per bloccare il progetto, la comunanza agraria ha voluto chiarire il suo punto di vista e i motivi di tale iniziativa con una conferenza stampa convocata a Perugia venerdì 10 giugno.
È stata la stessa presidente della comunanza Nadia Monacelli a illustrare la questione, anche in risposta alle posizioni favorevoli al progetto prese dal sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti, da Confindustria Umbria, sindacati (Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil) e associazioni locali. “In quanto ente istituzionalmente riconosciuto quale proprietario esclusivo delle terre oggetto della concessione – ha esordito Monacelli – abbiamo da tempo provato a illustrare alle istituzioni i nostri dubbi in merito a un piano che riteniamo completamente negativo, che non prevede lo sviluppo del territorio e non tutela gli interessi pubblici e collettivi. Il dialogo è stato però rifiutato e le nostre istanze neanche prese in considerazione, per questo ci siamo visti costretti ad appellarci alla giustizia”.
Monacelli è quindi entrata nel merito. “Rocchetta – ha chiarito la presidente – emunge attualmente circa 12 litri di acqua al secondo mentre, con l’approvazione del piano, il volume verrebbe più che raddoppiato. E questo senza una valutazione di compatibilità ambientale, prevista tra l’altro, dalle norme. Ci domandiamo se tale incremento non vada a incidere in negativo sul bacino idrico e quindi sullo stesso approvvigionamento di acqua per la cittadinanza gualdese e non solo”. Altro aspetto centrale nella vicenda, il ripristino della valle oggetto di un’alluvione nel 2013. Secondo Monacelli “questo deve essere per Rocchetta una priorità e un dovere, indipendentemente dall’approvazione del piano industriale all’interno del quale è stato invece compreso”. “Una legge regionale – ha proseguito Monacelli – prevede, infatti, che la manutenzione straordinaria spetti proprio al concessionario. Abbiamo anche fatto fare una perizia in cui si evidenzia come Rocchetta non abbia rispettato il piano dei lavori relativo alle tubature che portano l’acqua ai serbatoi di stoccaggio e come ciò potrebbe avere concausato l’effetto di ruscellamento e smottamento del terreno e quindi un danno ambientale”. Quindi, la proroga della concessione e le ricadute sul territorio. “Mancano ancora sette anni alla sua scadenza – ha detto Monacelli – e questa è già stata rinnovata e ampliata, oltretutto senza un provvedimento di evidenza pubblica, in contrasto quindi con le normative europee. Parliamo, poi, di 900 ettari di terreno soggetti a uso civico per cui sarebbe stato bene interpellarci per una valutazione sulla compressione dei diritti della collettività. Riteniamo che la metodologia di concessione della proroga abbia inciso negativamente sul numero di futuri occupati che potrebbero essere, con un rinnovo non automatico, molti di più dei dieci previsti, oltre all’indotto. Per questo non capiamo le critiche dei sindacati”.
“Entrando nel dettaglio del piano – ha concluso Monacelli –, dobbiamo constatare il totale sbilanciamento a favore dell’azienda. Tolti gli investimenti strettamente relativi all’incremento e al miglioramento di produzione e distribuzione, rimarrebbero solo i 4 milioni di euro destinati al recupero della valle, lavori che però, ribadiamo, dovrebbero essere realizzati comunque, al di là del progetto”.