Il lavoro al centro del seminario dell’Associazione dei Cattolici democratici
La questione “lavoro” sta avendo sempre più ampia attenzione nei vari ambiti del nostro Paese (non solo politico e sindacale) quale “problema” prioritario da affrontare, stante che dalla sua mancanza conseguono povertà e disuguaglianze. Non a caso, quindi, la Chiesa italiana, preoccupata per l’attuale situazione lavorativa in Italia, ha proposto a tema della prossima 48^ Settimana Sociale “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”.
In vista di tale importante appuntamento, diocesi ed associazionismo cattolico hanno messo in programma una serie di iniziative di approfondimento onde contribuire ad offrire proposte e soluzioni che la Settimana intende raccogliere.
Una di tali iniziative è costituita certamente dal seminario di formazione organizzato dall’Associazione dei cattolici democratici “Agire politicamente” in collaborazione con la Comunità di Capodarco di Fermo dal 26 al 30 agosto scorso.
“Il lavoro che non c’è… il lavoro che vogliamo per costruire il patto sociale” è stato il tema del seminario al quale hanno partecipato anche alcuni aderenti dell’Umbria. I lavori hanno preso avvio con una relazione del coordinatore nazionale dell’Associazione Lino Prenna, docente universitario di discipline filosofiche e pedagogiche, sul tema “Il lavoro: opus hominis”. Nella tradizione monastica benedettina, ha spiegato tra l’altro Prenna, opus hominis è l’attività manuale, la coltivazione della terra, il lavoro quotidiano, distinto dall’opus Dei, che è esercizio spirituale, coltivazione dell’animo, preghiera. Le due attività sono, tuttavia, complementari, perché pensate, nella Regola benedettina, come espressione dell’unità di vita del monaco, che deve attendere, con la stessa diligente puntualità, alla preghiera e al lavoro. Che suggeriscono, pertanto, “una concezione antropologica compiuta di laboriosità umana, nella quale azione e meditazione sono denominate opera, cioè occupazione, compito, fatica”. La valorizzazione del lavoro, nel modello di vita monastica benedettina (VI secolo) e già nelle prime comunità cristiane, ha costituito, secondo Prenna, “un fattore di novità per la cultura occidentale ancora radicata nella classicità greca e latina”. Va al riguardo ricordato che nel mondo greco prevale una concezione negativa del lavoro ed anche nella classicità latina il lavoro è ritenuto attività servile, non degna di uomini liberi.
Il programma è proseguito con una riflessione del biblista don Battista Pansa, chiamato ad approfondire il lavoro come presentato nella Bibbia. A seguire, un’intera giornata di discussione è stata dedicata alle relazioni di Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione “Persona Comunità Democrazia”, che ha evidenziato come il lavoro, dalla Costituente alla Costituzione, sia stato posto a fondamento della Repubblica, e del senatore Giorgio Santini che ha offerto un’analisi dei cambiamenti, delle criticità e delle tendenze del mondo del lavoro.
Particolarmente interessante la relazione di Castagnetti che ha ampiamente spiegato come il “lavoro” sia diventato il tema ispiratore del tessuto costituzionale/il tema attorno al quale si è costruito tutto l’impianto costituzionale. E ciò fondamentalmente per merito dei costituenti Dossetti e Togliatti. E soprattutto di Dossetti che riteneva importante il tema del lavoro. Dossetti riteneva infatti che lo stato democratico, per evitare che si limitasse a essere lo stato liberale pre-fascista, avesse bisogno di una partecipazione sociale diversa e fosse quindi necessario che i lavoratori, “che rappresentavano l’elemento di novità nel rapporto con la democrazia”, avessero potuto “portare alle istituzioni della democrazia quel dinamismo, quella vitalità, quella intelligenza originale che mancava allo stato liberale”.
Alla luce di questa convinzione, dopo alcuni mesi in cui i costituenti non riuscivano a mettersi d’accordo su niente, stante la contrapposizione ideologica tra comunisti e democristiani, Dossetti chiese un colloquio riservato a Togliatti. Al quale propose che “ il perno su cui costruire la nostra Costituzione sia il tema del lavoro”. Spiegando che non si trattava di compiacere le sue posizioni ma le proprie. Era cioè convinto che l’asse su cui costruire la Costituzione dovesse essere la persona umana, cioè il filone culturale, ideologico del personalismo. E volendo mettere al centro la persona – spiegò ancora Dossetti – il passaggio da individuo a persona è rappresentato dalla conquista della dignità ed il lavoro è la condizione per segnalare il valore della dignità.
A seguito di quanto i due costituzionalisti riuscirono a concordare durante tale “colloquio”, durato qualche giorno, presso un bar di Via del Corso a Roma, di fronte alla Chiesa di San Giacomo, i lavori della Costituente poterono proseguire ed arrivare alla definizione della nostra Carta. Con il primo articolo che definisce l’Italia “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” ( la cui stesura fu affidata ad Amintore Fanfani).
Il seminario, infine, non ha mancato di affrontare il tema del diritto al lavoro dei disabili e fasce deboli, approfondito attraverso le testimonianze di Don Vinicio Albanesi ed Augusto Battaglia, rispettivamente presidente ed operatore responsabile della Comunità di Capodarco.
Alvaro Bucci