In aumento il diabete in Umbria con quasi 20 mila casi in più

PERUGIA – I dati Istat, appena pubblicati, evidenziano un incremento del numero di pazienti affetti da diabete in Umbria, con un aumento di quasi 20 mila casi in più negli ultimi sedici anni. Il dossier, che fa il punto sulla diffusione della malattia a livello nazionale, segnala che nel 2016 i malati di diabete erano oltre 3 milioni 200 mila , rappresentando il 5,3 per cento dell’intera popolazione (16,5 per cento fra le persone di 65 anni e oltre). La crescita a livello numerico si è verificata un po’ in tutta Italia con una concentrazione geografiche e dei valori più elevati della media nazionale tra gli anziani in particolare nelle regioni del sud come Calabria, Basilicata, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, ma anche in alcune regioni del centro come Lazio e Umbria. Proprio nel cuore d’Italia si è registrato un incremento dei casi di diabete. Mentre nel 2000 la malattia riguardava il 3,8 per cento della popolazione e il 13,3 per cento erano over 65, dopo sedici anni le percentuali avevano rispettivamente toccato quota 5,2 e 16,4 per cento. Nel Paese il numero di diabetici dal 2000 è salito di un milioni, e nella sola Umbria i dati parlano di un passaggio da 33 mila casi a 54 mila, di cui gli over 65 sono passati da 23 mila nel 2000 a 36 mila nel 2016. In Umbria come nel resto d’Italia questa maggiore diffusione è spiegabile con alcuni fattori come l’invecchiamento della popolazione, l’anticipazione delle diagnosi che porta in evidenza casi prima sconosciuti, e ovviamente l’aumento della sopravvivenza dei malati. Ad analizzare questi dati il professor Geremia Bolli, direttore del reparto di Medicina interna, scienze endocrine e metaboliche dell’ospedale di Perugia ed esperto a livello mondiale che afferma: «Nella nostra regione succede quello che sta capitando in Italia come nel resto dell’Europa occidentale. Altri fattori che spiegano quella che viene chiamata un’epidemia è l’aumento del peso corporeo, più alto in media di 20, 30 o 40 anni fa, la riduzione dell’attività fisica, trasporti a prezzi accessibili a disposizione di tutti, il fatto che la malattia viene ricercata prima e più spesso, una maggiore disponibilità di cibo a tavola e quindi di calorie rispetto ad alcuni decenni fa. Da sottolineare poi che le persone in arrivo da Africa o Medio Oriente presentano un fattore di rischio due o anche tre volte superiore al nostro; si pensi che ad esempio in Arabia saudita il 28 per cento dei cittadini soffre di questa patologia. Sono numeri che fanno paura». E poi lancia dei consigli agli abitanti umbri: “Occorre effettuare un screening, che si può fare anche nelle farmacie o ad esempio nella Giornata annuale del diabete, che è molto importante, specialmente per persone a rischio come quelle obese o che hanno casi di diabete in famiglia. Almeno una volta all’anno si dovrebbe misurare la glicemia e in generale bisogna fare attenzione a sintomi come un’eccessiva sete o la perdita di peso. I cittadini vanno coinvolti attivamente e sensibilizzati». A partire dall’inizio del millennio, il diabete è una malattia che ha subito un processo di deospedalizzata, tanto che se nel 2000 in Umbria le dimissioni ospedaliere per questa patologia erano 2.223, nel 2015 sono state 469. «Possiamo dire che questo settore – conclude il professor Bolli – sia uno dei fiori all’occhiello del nostro sistema pubblico. Abbiamo una rete di centri per la prevenzione in cui lavorano medici altamente qualificati; in Umbria c’è tutta l’eccellenza richiesta oggi per il trattamento di questa malattia».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.