Inchiesta Bps, la procura: “Visco indagato dal 3 agosto”
“L’iscrizione nel registro degli indagati del governatore della Banca d’Italia e di altre sette persone è stata disposta da questo ufficio in data 3 agosto 2015, sulla base di quanto prospettato in una denuncia”: lo precisa la procura di Spoleto in merito all’indagine sulla vicenda Bps.
In una nota il procuratore Alessandro Cannavale precisa che”sono in corso ulteriori accertamenti” da parte della locale procura della Repubblica. Che ritiene di poterli “condurre rapidamente, anche con la collaborazione dei competenti uffici della Banca d’Italia”. Il procuratore specifica che “i reati rubricati sono quelli che si è ritenuto di poter evincere dalla narrazione dei denuncianti”. “La notizia dell’avvenuta iscrizione – sostiene ancora il magistrato – è stata già da tempo legittimamente acquisita da uno dei denuncianti, nelle forme di cui all’art. 335 cpp”. L’inchiesta nasce da un esposto, con accuse tutte da verificare sulla vendita della Banca Popolare di Spoleto, che si pone l’obiettivo di “difendere i 21 mila soci” della Spoleto credito e servizi, che controllava la Banca popolare fino al suo commissariamento. L’iniziativa è stata promossa dall’Aspocredit, associazione a cui aderiscono 400 soci della Scs, un centinaio dei quali hanno sottoscritto l’esposto alla procura di Spoleto.
“Esprimiamo il nostro plauso alla magistratura – ha detto il presidente Carlo Ugolini – che ha riacceso i fari sulla Bps e sulla Spoleto credito e servizi”.
Ad avviso del presidente di Aspocredit, i commissari della Popolare hanno attuato “un progetto gia’ stabilito in precedenza che ha portato alla cessione al Banco Desio”. Ugolini ha definito i 21 mila soci della Scs “volano del motore che dà sprint al tessuto economico dell’Umbria intera”. “Vogliamo – ha concluso – che la verità venga fuori”.
L’esposto alla procura di Spoleto è stato presentato il 28 luglio. “Abbiamo documentato – ha spiegato l’avvocato Riziero Angeletti – il percorso storico della vicenda, dal commissariamento a tutti i passaggi successivi, come le offerte che ci sono state per la Banca e le delibere dei commissari. Nell’esposto abbiamo descritto quali a nostro avviso sono state le condotte illecite. Chiedendo alla procura di stabilire se i fatti siano legati ad episodi di abuso di ufficio o di corruttela”.
“La procura – ha spiegato l’avvocato Angeletti – deve avere poi fatto una disamina di quanto da noi sostenuto. Anche perché una delle persone che avevamo chiamato in causa con l’esposto non risulta iscritto nel registro degli indagati”.
L’esposto cita l’esclusione della Nit Holdings limited di Hong Kong che aveva offerto 100 milioni per acquisire il pacchetto di azioni della Spoleto credito e servizi.
Immediata la replica in una nota dei commissari, nominati da Bankitalia, Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile. “Le rilevanti perdite verificatesi nella gestione della Banca Popolare di Spoleto – dicono – che hanno determinato crisi e commissariamento, hanno avuto come effetto la necessità di un aumento di capitale non inferiore a € 130 milioni. Nonché la ricerca di un nuovo socio che potesse sviluppare un efficiente piano industriale. La selezione degli offerenti e delle successive offerte competitive, si è svolta con il supporto di Lazard, quale advisor finanziario di standing internazionale. L’advisor ha valutato: i requisiti necessari per presentare le offerte; successivamente, la congruità del piano industriale”.
I commissari straordinari fanno sapere di essersi avvalsi anche della consulenza del professor Provasoli per il parere relativo alla congruità delle offerte presentate. “La procedura competitiva si è quindi svolta – dicono – con l’ausilio di soggetti terzi e con la massima trasparenza”. “Tali modalità operative – aggiungono – sono state utilizzate per qualsiasi altra scelta dei Commissari Straordinari”. Riguardo all’esposto alla Procura della Repubblica di Spoleto, che lamenta l’esclusione dalla procedura competitiva NIT Holding, i commissari straordinari dicono che “la documentazione offerta da tale società, che avrebbe dovuto attestare la solidità economica, è risultata del tutto inattendibile, tant’è che i sottoscritti Commissari Straordinari hanno depositato ben tre esposti alla Procura della Repubblica di Spoleto proprio in relazione alla non veridicità dei documenti depositati. D’altra parte la stampa locale si era già occupata di altre iniziative non andate a buon fine di questa società. L’esclusione dal procedimento di selezione degli offerenti di NIT Holding è stata comunicata dagli scriventi all’interessata con adeguata motivazione e si precisa inoltre che, quanto meno nel mercato Europeo, l’acquirente di una Banca deve avere particolari requisiti di serietà e solidità finanziaria. In definitiva – concludono – per usare un’espressione colorita, la vicenda della NIT Holding sembra essere una “patacca” e su di essa si fonda per buona parte l’esposto alla Procura della Repubblica”.
Intanto l’ex presidente di Bps, Giovannino Antonini, oggi presenta alla conferenza stampa di Aspocredit, di cui comunque non fa parte, ha detto che la Banca popolare di Spoleto “deve tornare ai legittimi proprietari, in Umbria”. “Questa – ha sottolineato Antonini – è una banca nata 120 anni fa. In essa ci sono i soldi dei nostri genitori e dei nostri nonni. I 21 mila soci devono quindi tornare proprietari dei loro investimenti. La Banca ci è stata tolta in un modo inqualificabile e ora aspettiamo la giustizia che sta controllando tutto. Per vedere – ha concluso Antonini – se è vero quello che dicevamo noi”.