Industria umbra, segnali deboli e discontinui
Aumentano le imprese umbre che si affacciano al settore industriale ma i segnali sono ancora deboli e discontinui. E’ questo il quadro generale di metà anno dell’industria umbra che emerge dalla indagine congiunturale svolta da Confindustria Umbria con la collaborazione dell’Università di Perugia.
Il mosaico è caratterizzato dal protrarsi di una congiuntura positiva, ma ancora debole e soprattutto discontinua.
L’aspetto positivo del quadro più recente è l’aumento, nell’ambito del campione di imprese che hanno preso parte all’indagine, della quota delle imprese (40 per cento) che hanno accresciuto l’attività produttiva, mentre il 45 per cento dichiara livelli produttivi stazionari rispetto al trimestre precedente e si riduce al 15 per cento la frazione di imprese che mostrano una riduzione dei volumi delle loro produzioni.
Peraltro l’andamento del settore industriale si presenta, ancora una volta, non omogeneo, con aziende e settori che mostrano un buono stato di salute perché caratterizzati da una forte apertura ai mercati internazionali ed altri settori ed aziende che scontano, invece, il perdurare di uno sfiancante stato di difficoltà perché legati essenzialmente ad una domanda interna che stenta a decollare.
Moderatamente positivo appare anche il dato relativo all’occupazione, che si conferma in leggero aumento. Tuttavia il fenomeno appare sostenuto solo dalle imprese di maggiori dimensioni, poiché le aziende più piccole tra quelle consultate, pur denotando un significativo recupero di attività produttiva, fanno registrare un ulteriore ridimensionamento degli organici.
Commentando proprio i risultati dell’indagine relativi all’andamento della occupazione, il Presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti fa rilevare che, “pur avendo molta capacità produttiva da recuperare, le imprese considerano forse superato il periodo di contrazione ed hanno, quindi, ripreso a ricomporre gli organici nella aspettativa di una più consistente ripresa dei livelli di produzione”.
Quanto alla situazione dei diversi settori, gli aumenti della produzione si riscontrano nella meccanica e nella industria della carta, cartotecnica e stampa, mentre variazioni negative fanno registrare l’industria alimentare e la produzione di minerali non metalliferi.
Ispirate a prudenza appaiono le risposte delle aziende interpellate riguardati le previsioni di nuovi investimenti.
In un tempo ancora contraddistinto da incertezza sulle condizioni dei mercati e con una economia che, nel complesso fatica ad emergere dalla recessione, sono poche le aziende che dichiarano di avere pronti progetti straordinari di investimenti cantierabili volti ad accrescere la capacità produttiva.
“Di qui – sottolinea Cesaretti – l’urgenza di determinare condizioni favorevoli alla crescita degli investimenti, con interventi selettivi di politica industriale mirati al rilancio del manifatturiero, attraverso misure che intervengano su fattori di competitività e di produttività delle imprese e che consentano di attivare un circolo virtuoso dell’economia e quindi aziende più competitive, più investimenti, più occupazione, più domanda”.