Ires e Cgil riuniti per fare il punto sul terremoto
PERUGIA – A un anno dagli eventi sismici che hanno messo in ginocchio gran parte dell’Italia centrale, il centro ricerche del sindacato, l’Ires e la Cgil Umbria fanno il punto sullo stato dell’arte. I numeri parlano di 4 regioni coinvolte, 9 province, 138 comuni, 25 mila chilometri quadrati, 1.250.000 persone interessate e 157 mila edifici privati lesionati o distrutti. E considerando che in Italia manca una legge quadro per le emergenze post sisma, è come se ogni volta si dovesse ricominciare daccapo. Secondo Vincenzo Sgalla Presidente Cgil Umbria, è necessario mettere in piedi tre tavoli: uno che riprenda il modello Durc applicato in Umbria per la ricostruzione del 1997; un altro per realizzare una programmazione strategica che garantisca uno sviluppo economico e sociale delle aree colpite dal terremoto; e infine far fronte alle criticità di carattere sociale per frenare l’emorragia di persone. “È necessario – continua Sgalla – collegare prevenzione, ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico e privato e infrastrutturazione materiale del welfare. Occorre dare avvio a un progetto di carattere economico e sociale, partendo dalla condizione reale di quei territori con redditi pro-capite più bassi della già bassa media dei redditi regionali. Accanto alle criticità consistenti ci sono anche potenzialità rilevanti sul terreno culturale e turistico. Nei 15 comuni umbri del cratere ci sono ad esempio 15 musei, 12 biblioteche, 368 esercizi ricettivi e 8.920 posti letto. La priorità è quindi rappresentata dall’esigenza di ricostruire insieme per far decollare un progetto di sviluppo che crei lavoro di qualità”.
Il segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia, evidenzia che “la situazione umbra è leggermente migliore rispetto a quella delle altre regioni del centro Italia colpite dal terremoto, ma non si può stare di certo tranquilli. Se consideriamo per esempio il settore delle infrastrutture – continua Ciavaglia – nella zone di Norcia ma anche nei comuni più piccoli, notiamo come le strade in Umbria sono state sistemate mentre poi appena arrivi al confine con le Marche si interrompono. Questo denota una mancanza di coordinamento e di collegamento tra le varie regioni nella fase della ricostruzione. Si sente pertanto l’esigenza di nominare al più presto il nuovo commissario nazionale in modo da poter capire le linee guida da attuare, e soprattutto con quali risorse economiche. E occorre realizzare un piano strategico per affrontare i momenti post sisma. Superata la fase dell’emergenza, ci si deve concentrare sulla ricostruzione e poi pensare alle prospettive future. Le istituzioni vanno vigilate perché rispettino i loro impegni presi annunciando la consegna di tutti i moduli abitativi entro il prossimo novembre. Si deve poi vigilare su alcuni aspetti di fondamentale rilievo. Il primo è la scuola. Si deve cercare di evitare che si verifichi uno spopolamento di quelle aree. A parte la città di Norcia dove sembra che le cose vadano in contro tendenza, con una ripartenza anche del commercio, è necessario sviluppare una programmazione strutturata che sappia integrare i vari settori su cui articolare un piano di rilancio anche nei comparti tipici dell’agroalimentare e del turismo. È pur vero che negli ultimi mesi si è registrata nel settore alimentare una significativa richiesta di prodotti, spinta sicuramente anche da motivazioni di carattere solidaristico, ma occorre uscire da questa logica per rafforzare tutta la filiera e rendere il rilancio e l’aumento delle vendite strutturale. La Valnerina sicuramente ha tutte le caratteristiche per essere una zona da rilanciare creando opportunità di sviluppo futuro”.
L’Umbria complessivamente si trova in una situazione avvantaggiata rispetto alle altre regioni sotto alcuni aspetti, tra cui la percentuale di edifici in buono-ottimo stato prima del terremoto, pari a oltre il 90 per cento. E non a caso in Umbria gli edifici dichiarati agibili dopo le verifiche di luglio 2017 (schede Aedes e schede Fast) sono sopra la media.Al contrario, con 20 scuole totalmente inagibili e 119 parzialmente o temporaneamente inagibili, l’Umbria è la regione messa peggio da questo punto di vista. Lo evidenzia anche Mario Bravi presidente Ires/Cgil che su tale punto sottolinea che “per quanto riguarda le scuole, riprenderanno tutte le lezioni, anche se a Norcia, che è il comune umbro più importante dell’epicentro, ci sono ancora 220 alunni della materna e delle elementari che torneranno sì a scuola ma solo all’interno di tensostrutture. Occorre un piano di sviluppo complessivo – insiste Bravi – che comprenda tutta la zona dell’Appennino per evitare uno spopolamento di quelle aree. Fortunatamente gli edifici dopo il terremoto hanno retto, anche grazie alla buona ricostruzione del 1997. Ad oggi soltanto il 10 per cento delle macerie sono state rimosse in Umbria. Occorre salvare i beni di interesse e valore artistico e culturale che si trovano tra le macerie. Anzi, occorre soffermare l’attenzione anche sulla filiera delle macerie rimaste perché il recupero possa essere virtuoso. Invece per quanto attiene ai moduli abitativi, la Regione si è impegnata a consegnarli entro novembre, vigileremo su questo aspetto. E per quanto riguarda il settore agricolo, tutti i moduli provvisori rurali per gli allevamenti sono stati consegnati per cui il fabbisogno è quasi completamente soddisfatto”. Per la Cgil diventa fondamentale progettare il futuro di tutta l’area terremotata, legandolo a doppio filo con quello delle aree interne del paese e della fascia appenninica. Ed è per questo che la Cgil nazionale convocherà nei prossimi mesi gli Stati generali delle proprie strutture interessate dal terremoto, con l’obiettivo di “accertare lo stato di gestione dell’emergenza sismica e verificare dove e come sia iniziata la ricostruzione; predisporre griglie territoriali di priorità e sollecitare indirizzi e politiche di infrastrutturazione, ripopolamento e crescita economica; verificare lo stato di attuazione degli accordi territoriali e proporre una legge quadro per la gestione degli eventi sismici e delle emergenze territoriali”.