Lavoro, Cgil e Ires: “Perugia e comuni limitrofi hanno perso quasi 7mila occupati dal 2008”
PERUGIA – La crisi colpisce duramente l’Umbria. E’ un nuovo allarme quello della Cgil e del suo istituto di ricerca e riguarda il capoluogo di regione e il suo comprensorio. “Questa situazione, che dura ormai da 10 anni e che è sempre più arduo definire solo come “crisi” – dicono Filippo Ciavaglia (Cgil Perugia) e Mario Bravi (Ires) non si manifesta dappertutto allo stesso modo. Perché – se è vero come è vero che tutta la nostra regione sta retrocedendo da un punto di vista economico verso performance tipiche delle regioni del Sud – è altrettanto vero che esistono differenze significative tra i vari territori dell’Umbria”.”Questo percorso di approfondimento ci è consentito grazie ai dati Istat sui 14 Sistemi Locali del Lavoro della nostra regione. Dati che confermano il dramma della fascia appenninica incentrata sui sistemi locali di Gubbio e Gualdo Tadino che perdono l’8% degli occupati dal 2008 ad oggi, ma che svelano anche, immediatamente dopo, la situazione pesantemente negativa di Perugia, che perde nello stesso periodo il 7% degli occupati”.
“Guardiamo i dati nel dettaglio: il Sistema Locale del Lavoro di Perugia è composto da 9 comuni (Perugia, Corciano, Magione, Passignano, Tuoro, Torgiano, Deruta, Marsciano, San Venanzo). Il territorio complessivo corrisponde a 1.193 kmq, la popolazione residente è di 243.259 unità (oltre i 15 anni 213.400), gli occupati sono 103mila, i disoccupati 10.800, gli inattivi 98.600, il tasso di disoccupazione è al 9,4%. Ma il dato più rilevante è quello relativo al “trend” dell’occupazione nel confronto 2008-2016: in questi 9 anni gli occupati sono passati dai 110.804 del 2008 ai 103.915 del 2016, con una perdita complessiva di 6.889 posti di lavoro, pari ad oltre il 7%”.
“È un dato pesantissimo, tenendo conto anche del fatto che nel corso di questo 2017 la situazione non è sicuramente migliorata. Lo testimoniano le tante vertenze aperte e il fatto (come dice l’Inps) che 4/5 delle assunzioni effettuate quest’anno sono caratterizzate da estrema precarietà e sono “lavoro povero”. Questi dati dovrebbero far riflettere tutti, anche quella parte della politica perugina ed umbra che non sembra essersi accorta della situazione pesantissima che abbiamo di fronte. Rendersi conto della realtà per cercare di cambiarla: questo dovrebbe essere l’imperativo categorico a Perugia e in Umbria”.