Legge elettorale, i nodi sciolti e quelli da sciogliere, la questione dell’incompatibilità
La legge elettorale sta andando in porto. Nonostante gli slittamenti di queste ultime settimane, il nuovo testo dovrebbe vedere la luce entro febbraio. Per la verità non si tratterà di una nuova legge elettorale, che sarebbe potuta incorrere in alcuni rilievi di incostituzionalità, ma sarà il ritocco di quella precedente. L’aula sarà chiamata a votare gli emendamenti non a “pacchetto” ma singolarmente al fine di trovare la maggiore convergenza possibile sul testo di legge riformato.
Sono 19 quelli presentati dal presidente della Commissione Statuto, Andrea Smacchi, che sostanzialmente ricalcano il testo base della proposta del Pd. Emendamenti nei quali si conferma l’elezione diretta del presidente della Regione contestualmente a quella dei componenti l’Assemblea legislativa, il turno unico, il collegio unico regionale, l’abolizione del listino, il no al voto disgiunto, la quota di genere pari ad almeno il 40 per cento per ogni lista regionale, con la previsione di poter esprimere due preferenze, la seconda di genere diverso; metodo “Hagenbach-Bishoff” (cosiddetto sistema della “miglior media”) per il riparto dei seggi che per la coalizione vincitrice sarà compreso tra un minimo di sessanta per cento (12 seggi) e un massimo di 65 (13 seggi). Per i candidati alla presidenza sconfitti viene prevista l’elezione a consigliere di quello che ha conseguito un numero di voti immediatamente inferiore al candidato vincente, gli altri sono eletti se collegati a liste o a coalizioni che abbiano conseguito almeno un seggio. Le liste dovranno avere non meno di 16 e non più di 20 candidati; le spese elettorali del presidente non dovranno eccedere i 100mila euro e quelle dei consiglieri i 25mila. E per ciò che concerne la raccolta delle firme si prevede da un minimo di 1500 ad un massimo di 2000, e tutte le liste sono tenute a raccogliere le firme necessarie. Per quanto riguarda invece il premio di maggioranza si prevede che al partito che ottiene il risultato più alto della coalizione vincente siano assegnati non più di dieci seggi; gli aggiuntivi (2 o 3) sono messi a disposizione degli altri partiti della coalizione a condizione che superino la soglia minima del 2,5 per cento. Se nessun partito supera tale soglia, anche questi seggi vanno ad aggiungersi ai 10 assegnati al partito con il miglior risultato.
Nella legge elettorale potrebbe essere inserita anche una sorta di “incompatibilità a tempo” per il consigliere che venga eletto assessore. Tra i quesiti che sono stati sottoposti ai costituzionalisti c’è infatti quello della compatibilità o meno tra assessore e consigliere, con eventuale surroga. In pratica si chiede se è possibile prevedere una sorta di sospensione dello status di consigliere per colui che venisse nominato in giunta con la surroga di un altro al suo posto. Questo al fine di rendere funzionali gli organismi del Consiglio regionale e in particolare delle commissioni (con la riduzione da 30 a 20 e l’eventuale chiamata in giunta di consiglieri eletti, i numeri che restano renderebbero difficile la composizione delle tre commissioni). Questo tipo di previsione esiste già nella legge elettorale della Calabria che entrerà in vigore all’inizio del nuovo anno e sulla quale si attende la pronuncia a breve dei costituzionalisti. In caso positivo, anche saranno presentati degli emendamenti per consentire l’introduzione di questa previsione anche in Umbria.
Intanto per il 7 gennaio il presidente Smacchi ha già fissato la prossima riunione della commissione Statuto. In quella data gli uffici del consiglio regionale presenteranno delle tabelle comparative tra le proposte di legge giacenti e gli emendamenti presentati. Sempre in quella sede sarà fissata la data delle audizioni con le forze politiche, economiche e sociali della regione che hanno chiesto, come nel caso dell’amministrazione comunale di Terni, di essere ascoltate sulla legge elettorale.
Nel frattempo il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Andrea Lignani Marchesani annuncia la presentazione a breve di due emendamenti: premio di minoranza ed elezione a consigliere regionale solo del candidato presidente arrivato secondo.
“Al fine della semplificazione del quadro politico – spiega Lignani Marchesani – si propone di istituire una sorta di ‘premio di minoranza’ alla lista o coalizione miglior perdente, prevedendo il seggio per il candidato presidente scorporato dai seggi riservati alla minoranza. Analogamente, si prevede la non-elezione a consigliere degli altri candidati presidenti perdenti. Sarà comunque prevista la possibilità per i candidati presidenti di candidarsi ‘a preferenza’. Si tratta tra l’altro di norme già presenti in molte leggi elettorali regionali, che mantengono l’impianto della legge-quadro nazionale in materia. Dal punto di vista politico – conclude Lignani Marchesani – oltre alla semplificazione, gli emendamenti hanno la finalità di valorizzare realmente la candidatura a presidente, penalizzando verticismi di partito di natura centralistica e scoraggiando avventure politiche che vedono nella candidatura apicale soltanto una scorciatoia per una facile elezione”.
Il consigliere Orfeo Goracci (Comunista umbro) avverte che “se si ripeteranno in Aula le posizioni espresse in Commissione c’è il rischio che la legge elettorale, regola fondamentale che riguarda tutti, venga votata da 16/17 consigliere su 31”.
Orfeo Goracci spiega la sua posizione in merito alla riforma, annunciando un “voto coerente con quanto ho sempre sostenuto”: raccolta firme per tutti e nel numero di 500/750; collegio unico regionale; sistema proporzionale puro senza sbarramenti (l’elezione di soli 20 consiglieri imporrà di per se una forma di soglia nella definizione degli eletti); due preferenze non dello stesso genere; premio di maggioranza solo sopra il 45 percento (in mancanza di questo ballottaggio tra i primi due che hanno avuto più voti); previsione di voto disgiunto”.