Legge di stabilità, i tagli colpiscono i Patronati, a rischio in Umbria centinaia di lavoratori
I tagli alle risorse dei Patronati, messi nero su bianco nella legge di Stabilità, sono un attacco diretto contro i cittadini e ai loro diritti, al welfare e alla coesione sociale. Tagli che mettono a rischio, solo in Umbria, più di un centinaio di lavoratori.
Nel corso della conferenza stampa dei patronati Acli, Inas, Inca e Ital, che si è tenuta presso la sede regionale dell’Acli e alla quale hanno preso parte i segretari generali Mario Bravi (Cgil), Ulderico Sbarra (Cisl), Claudio Bendini (Uil) e il presidente regionale del patronato Acli dell’Umbria Massimo Ceccarelli insieme al presidente provinciale delle Acli di Perugia Antony Xavier Ladis Kumar, al presidente provinciale delle Acli di Terni Bruno Chiavari, al responsabile del patronato Inca Umbria Franca Gasparri, al responsabile del Patronato Inas Marcello Barni, al responsabile del Patronato ITAL Umbria/Lazio Maurizio Soru, il Direttore Regionale del Patronato Acli Massimiliano Assalve, è stata presentata la campagna di sensibilizzazione “No ai tagli ai patronati”. Raccolta di firme che in pochi giorni ha visto l’adesione di oltre 8 mila persone in Umbria, 100 mila in Italia e che il 15 novembre proseguirà nelle piazze delle principali città italiane e dell’Umbria, tra la gente, con una giornata informativa. Impegnati nella raccolta delle firme e nella difesa dei Patronati anche i lavoratori dell’Ast di Terni, che conoscono come altre persone in difficoltà cosa voglia dire potersi rivolgere ad un Patronato soprattutto in momenti di forte difficoltà come quelli che anche l’Umbria sta vivendo.
“Mettere a rischio i servizi che i Patronati offrono gratuitamente (previdenza, danni alla salute, prestazioni assistenziali e immigrazione) – è stato detto – infatti, significa colpire le fasce più deboli della società e contribuire a incrementare le disparità sociali. Una presenza capillare quella dei Patronati che mediamente vede una sede ogni 22 mila persone e che non rappresenta un costo per lo Stato e quindi per la collettività: il Fondo Patronati è infatti finanziato dal contributo di lavoratori e imprese e per di più finanzia solo il 30 per cento delle prestazioni e servizi offerti. A ciò va aggiunto il fatto che gli Enti Previdenziali non saranno grado di garantire gli stessi livelli di assistenza e servizi offerti dai Patronati alla collettività”.
Cgil, Cisl, Uil e Acli nel proprio intervento, hanno voluto richiamare l’attenzione dei parlamentari umbri, che ad oggi quasi nella totalità dei casi non si sono espressi in merito alla questione. “E’ preoccupante –è stato dichiarato- che proprio loro che sono espressione dei cittadini non si interessino alla difesa di uno strumento di tutela dei diritti come quello dei Patronati. Se non ci fosse il Patronato ad adempiere a tali pratiche, il settore pubblico non riuscirebbe a rispondere in modo efficiente. E, privatizzare tale settore comporterebbe sicuramente pericolosi rischi anche in termini di ricadute sociali”.