La legge sull’Omofobia arriva in Aula. Manca il numero legale e salta il consiglio regionale. Solo dieci i presenti della maggioranza
PERUGIA – Arriva in Aula la legge sull’omofobia e arrivano anche le prese di posizione in senso contrario. “Il rispetto per altre forme di unione e per le persone che, a diverso titolo, le scelgono, non può giungere a mettere in sordina il valore della famiglia”: lo dice il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, delegato della Conferenza episcopale umbra per la famiglia, in vista del dibattito odierno in consiglio regionale sulla proposta di legge anti-omofobia.
Dopo aver precisato che a sollecitare un suo intervento in proposito sono state “persone di diversa ispirazione, cristiana e non”, Sorrentino “da Assisi – sottolinea, in una nota – luogo simbolo di pace e di dialogo”, lancia un “appello accorato alla reciproca comprensione, alla attenta riflessione, alla comune responsabilità. Quanti hanno a cuore i valori della convivenza ispirata a questi valori, non dimentichino che il tema della famiglia, nella sua verità naturale che fa di un uomo e una donna partner di vita stabile e generatrice di figli, non è una questione marginale. Ne va del presente e del futuro della società”.
Per il presule assisano, “l’espressione ferma e la testimonianza credibile di questa convinzione, pur sempre nel rispetto delle persone di diversa opinione, è vitale per un dibattito che faccia crescere insieme la libertà, il buon ordine sociale e la democrazia. L’obiettivo di scongiurare la discriminazione in base agli orientamenti sessuali dei singoli è plausibile. Ogni persona merita rispetto, accoglienza ed anzi, cristianamente, amore. Ciò non esime tuttavia dalla valutazione etica dei comportamenti oggettivi. Nessun bavaglio può essere messo ai pensieri e alle parole, tanto meno alla coscienza, e la democrazia senza dibattito è destinata a degenerare nel totalitarismo del pensiero unico. Lo stile esagitato e gli insulti reciproci non servono. Nel solco di san Francesco, che non esitò a scrivere una lettera ai governanti, chiedo ai credenti – conclude Sorrentino – l’impegno della preghiera e della testimonianza, mentre invio un cordiale saluto a quanti, nella pubblica opinione o nei luoghi della politica, sono impegnati nel dibattito su questi temi cruciali”.
La Cgil regionale auspica l’approvazione del testo così come licenziato dalla commissione consiliare, visto che non sarebbe utile inserire il richiamo suggerito dal consigliere Smacchi attraverso il suo emendamento all’art. 1. “Infatti, quell’emendamento rischia di creare sacche di legittimazione di comportamenti discriminatori in molti ambiti. Comportamenti che dovrebbero essere stigmatizzati e non legittimati da una norma “salvacondotto”. Se è vero che la Costituzione garantisce la libertà di espressione, è altrettanto vero che questa libertà non deve essere usata per diffondere odio, paure infondate o discriminazioni, come spesso accade. Il dubbio che questo emendamento salti fuori a pochi giorni dall’approvazione del testo per fini strumentali ci sembra più che fondato. Auspichiamo che la politica ritrovi il coraggio di essere guida laica e disinteressata, soprattutto in tema di diritti, come ha saputo fare in passato con la formulazione di norme di civiltà che sono state e sono ancora alla base del nostro vivere quotidiano: dalla riforma del diritto di famiglia, alla legge 194 e alla legge Basaglia. Tutte norme realizzate in tempi politicamente molto più difficili dei nostri, ma in cui il faro era il bene comune nel lungo periodo, e non il perseguimento di obbiettivi minimi dal corto respiro. Ci auguriamo quindi che la legge non venga svuotata del suo significato profondo attraverso l’accoglimento della mozione Smacchi e che l’Umbria dimostri ancora una volta di essere terra di diritti e di inclusione”.
LA DIRETTA
La mattinata è stata aperta dalle proteste dei comitati della famiglia e in Aula dalle proteste del consigliere Sergio De Vincenzi, che hanno costretto la presidente Donatella Porzi a sospendere i lavori per qualche minuto. Dopo la ripresa la relazione di maggioranza e la richiesta di verifica del numero legale, che non c’era a causa delle assenza di Carla Casciari, Catiuscia Marini, Marco Vinicio Guasticchi, con il centrodestra che è uscito dall’aula e il Movimento cinque stelle che si è aggregato al resto dell’opposizione una volta appurata la non autosufficienza della maggioranza.
Al nuovo appello dieci hanno risposto all’appello, così da sciogliere la seduta.