Mazzette sulla ricostruzione in Abruzzo: con i soldi delle tangenti una beauty farm
PERUGIA – Sarebbero dovute servire alla costruzione di una beauty farm le mazzette riscosse sulla ricostruzione dell’Aquila e che l’inchiesta dei magistrati abruzzesi ha scoperchiato con il blitz dei giorni scorsi. Cinque per cento è la quota che emerge dalle carte. Poca cosa in senso assoluto, molto se si prende in considerazione il totale, 37 milioni di soldi pubblici. Risorse che dovevano transitare nelle casse del consorzio Ges.Com in maniera poco chiara.
“La percentuale del 5 per cento indicata nella scrittura privata tra Ges.Com e Melchiorre, il pubblico ufficiale dell’Utr 5 Abruzzo, ricorre in un manoscritto sequestrato ad Angelo Melchiorre dove sono stati annotati i numeri degli aggregati di Bussi sul Tirino con i corrispondenti importi dei lavori”, si legge nell’ordinanza applicativa di misura cautelare del tribunale di Pescara, eseguita all’alba di giovedì nei confronti di sette persone tra cui gli umbri Stefano Roscini, Giampiero Piccotti e Angelo Riccardini. “L’appunto – dice ancora il documento – è redatto sul retro di un foglio stampato, su cui sono riportati i compensi previsti per i vari soggetti redattori dei piani di ricostruzione, suddivisi per vari comuni. Accanto l’importo totale dei lavori, il Melchiorre annota “futuro” “18.000.000” e poi la cifra “900” che dovrebbe intendere l’importo di 900mila eur, il 5 per cento dei 18 milioni previsti per i lavori.
L’utilizzo dei fondi sarebbe quello della realizzazione di una beauty farm. Lo dice una mail ritrovata nel computer di Roscini. Intanto gli arrestati attendono l’udienza davanti al Gip.