Mostro di Foligno, altri tre anni in casa di cura per Luigi Chiatti, intanto Chiara Allegretti (Pd), sorella di Simone, porta il caso il Consiglio comunale

FOLIGNO –  In Luigi Chiatti è “assente qualsiasi revisione critica e consapevolezza” rispetto ai fatti commessi. E’ quanto emerge dalla relazione degli operatori del carcere di Prato alla base della decisione del magistrato di sorveglianza di Firenze. Durante la detenzione Chiatti ha tenuto un atteggiamento “distaccato”, parlando degli omicidi come potrebbe fare “un soggetto terzo” e “tendendo a inquadrarli in un più ampio e astratto discorso sul bene e il male”. Per questi motivi, il magistrato sorveglianza di Firenze chiamato a verificare l’applicazione della misura di sicurezza disposta contestualemente alla sentenza di condanna 22 anni fa, ha deciso che Chiatti, finito di scontare la sua pena a 30 anni di reclusione (fine pena 2015) dovrà scontare ulteriori tre anni in una casa di cura e custodia. Secondo il magistrato i dati scaturiti dalla lunga osservazione del mostro di Foligno “sono univoci” nel definire la sua pericolosità sociale” e la necessità di collocarlo “in un contesto adeguatamente contenitivo, non apparendo che la situazione nonostante la protratta detenzione, si sia evoluta”.

Un provvedimento che i difensori di Chiatti non hanno voluto in alcun modo commentare ma non è escluso che passano impugnarlo.

Secondo l’avvocato Giovanni Picuti, legale delle famiglie Paolucci e Allegretti, “quanto appreso costituisce la conferma degli allarmismi, tutt’altro che infondati”. “Le parti civili – aggiunge – si domandano in quale struttura verrà internato se la chiusura degli Opg non sarà immediatamente prorogata considerato che le fantomatiche strutture di competenza delle Asl Rems (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza) non sono ancora disponibili ad accoglierlo”.

La notizia arriva dopo che della scarcerazione di Chiatti aveva parlato Chiara Allegretti, sorella di Simone, prima vittima del cosiddetto Mostro di Foligno.

Quando, nell’ottobre del 1992, suo fratello venne rapito e ucciso dal mostro di Foligno, lei aveva appena due anni e non aveva potuto comprendere il senso della tragedia. Oggi, che è una donna impegnata in politica, ha deciso di far sentire la sua voce chiedendo alle istituzioni umbre di impedire che un soggetto socialmente pericoloso torni in libertà. Chiara Allegretti consigliere comunale del Partito democratico, ha presentato una mozione urgente sull’imminente scarcerazione del mostro di Foligno, sollecitando un impegno chiaro delle istituzioni umbre circa i tempi previsti per l’effettivo funzionamento delle Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza), dove dovrà essere rinchiuso una volta libero poiché seminfermo di mente. Tali strutture, di competenza delle Asl, vanno a sostituire gli ospedali psichiatrici giudiziari, che per legge chiuderanno entro il 30 marzo prossimo. Ad oggi, però, nessuna regione italiana le ha ancora attivate e c’è il rischio che soggetti pericolosi come Luigi Chiatti vengano affidati a cliniche private dove sono previsti solo controlli medici, senza polizia giudiziaria, restando di fatto liberi. (Guarda qui) (Leggi qui) Da qui la preoccupazione di Chiara Allegretti, che esprime quella dell’intera comunità folignate.

Nella mozione presentata ieri in Consiglio comunale, la sorella di Simone chiede l’impegno del sindaco, della giunta e delle istituzioni regionali, affinché si adoperino presso le autorità competenti perché Luigi Chiatti, una volta uscito dal carcere, non torni nella comunità folignate e umbra, dove ha commesso orrendi delitti. L’esponente del Pd chiede che vengano trovati percorsi alternativi, che la politica umbra si adoperi per garantire l’effettivo funzionamento delle Rems, che nei confronti di Luigi Chiatti, “soggetto ad alta pericolosità sociale, vengano adottate tutte le necessarie misure sanitarie, sociali e giudiziarie previste con gravi conseguenze sia per la sua salute, sia soprattutto per la sicurezza della collettività”. L’appello di Chiara Allegretti è stato accolto all’unanimità da tutte le forze politiche, non solo per senso di solidarietà nei confronti della sorella di una delle vittime del “mostro”, ma anche perché pone un problema di sicurezza.

 

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