Norcia, ricostruzione, Cna Umbria: “Rimettere in piedi attività produttive e non delocalizzare”
NORCIA – Rimettere in piedi le attività produttive, non delocalizzare per evitare il rischio desertificazione, dare inventivi alle imprese, riapertura del centro storico, turismo religioso guardando alle Marche: sono gli elementi principali della ricetta della Cna Umbria per far ripartire Norcia dopo il terremoto.
“Se vogliamo che Norcia torni a vivere dobbiamo fare presto, cominciando dalle priorità indicate dal sistema delle imprese e dai cittadini”: Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, interviene così nel dibattito sulla ricostruzione dell’area colpita dal sisma, indicando i principali filoni di intervento da attivare con la massima urgenza.
“Innanzitutto – spiega – occorre procedere con la ricostruzione delle strutture produttive danneggiate dal terremoto. Le imprese sono pronte a fare la loro parte ma è indispensabile che si faccia chiarezza sui reali incentivi. È necessario che vengano definiti tempestivamente gli importi medi al metro quadrato che verranno garantiti dallo Stato e altre eventuali misure incentivanti, in modo da consentire alle imprese di valutare gli investimenti autonomi che occorrono per rimettere in piedi l’attività produttiva, a partire già dal mese di febbraio. E bisogna farlo subito se vogliamo evitare che escano dai mercati di riferimento.
L’altra priorità – prosegue il direttore di Cna Umbria – è la riapertura del centro storico di Norcia. Da una valutazione effettuata risulta che è agibile almeno il 60% degli immobili, perciò non si può congelare un centro abitato per i danni subiti da una minoranza di strutture, sia pure di estrema rilevanza artistica in alcuni casi.
L’alternativa sarebbe delocalizzare: ma il rischio di condannare Norcia alla desertificazione è altissimo e va assolutamente scongiurato.
Inoltre, tra le priorità non può non figurare la riapertura dei collegamenti viari con le Marche. Norcia è da sempre al centro di un circuito turistico, in gran parte legato alla religione, che tramite le Marche collega la cittadina umbra al sud del Paese. Questa vocazione turistica, attorno alla quale ruota la maggior parte del sistema produttivo locale, va salvaguardata, ne va della sopravvivenza di un’intera comunità. Infine non va dimenticata l’attivazione degli incentivi per il sostegno al reddito degli imprenditori che hanno dovuto chiudere momentaneamente le attività, si tratta di poche migliaia di euro che però, in un momento di difficoltà come quello attuale, possono essere di grande aiuto: in questo caso le Marche sono più avanti di noi. Apprezziamo il grande lavoro che le istituzioni hanno fatto in questi mesi per far fronte all’emergenza, ma adesso è arrivato il momento di agire concretamente per provare a ripartire. Facciamolo – conclude Giannangeli – iniziando dalle priorità sottolineate dai cittadini e dalle imprese del territorio, che vanno sostenuti nella loro voglia di non arrendersi”.