Oggi l’ultimo saluto a don Elio Bromuri. Il ricordo commosso dell’Ordine dei giornalisti

PERUGIA – Si svolgeranno oggi pomeriggio alle 15.30 in Duomo a Perugia i funerali don Elio Bromuri. In tanti in queste ore stanno salutando il sacerdote giornalista morto ieri nella camera ardente allestita nella chiesa di Sant’Ercolano. Tra le attestazioni di cordoglio quelle dell’ordine dei giornalisti per mano del vice presidente umbro, Simona Maggi, e del consigliere nazionale Gianfranco Ricci. “I giornalisti umbri – scrivono – stringono ancora una volta la mano ad un collega che per decenni ha onorato il mestiere, nobilitandolo non solo con l’indispensabile serietà professionale, ma anche con la profonda cultura che gli ha costantemente consentito di garantire un’informazione libera da settarismi e svincolata da aprioristici dettami”.
“Don Elio Bromuri è stato un giornalista vero – scrivono ancora Maggi e Ricci – ansioso di sapere e felice di condividere con i lettori gli esiti delle ricerche e delle riflessioni. Tanto appassionato di giornalismo che l’ultimo numero della sua ‘Voce’ l’ha scritto e curato fino a pochi giorni fa. Era consapevole ed ha scelto di morire…sul campo. Ad un collega che gli era vicino mentre stava per mandare in stampa l’edizione di metà agosto, disse sorridendo: ‘’Non ne firmerò altri’’. Ha scandito con fermezza professionale i passi finali di un cammino che l’ha visto protagonista per decenni”.
“Il giornalismo – aggiungono – è stato la sua seconda fede. Amava il mestiere ed era felice di regalare contributi a chi, lavorando per informare, riteneva di dover chiedere aiuto alla sua equilibrata saggezza. Un giorno, all’indomani di un atroce fatto di sangue, gli chiedemmo di mettersi al servizio della pubblica opinione ragionando sul senso del perdono. E’ possibile perdonare? E’ giusto perdonare? L’intervista che rilasciò fu mirabile per sintesi di cristianesimo e di comprensione per le tante fragilità degli uomini”.
L’Ordine dei giornalisti dell’Umbria pochi anni fa, con il presidente Dante Ciliani, gli ha consegnato un premio alla carriera, simbolo non tanto degli anni che gravavano sul suo lungo impegno, ma riconoscimento soprattutto dello scrupolo e del rigore che hanno caratterizzato un itinerario professionale sempre attento all’onestà verità e al rispetto della deontologia.
£La voglia di dialogo don Elio l’ha trasferita anche nelle cattedre scolastiche – scrivono Ricci e Maggi – e in quel suo‘Centro’ aperto all’internazionalità che è stato fonte di nuova cultura anche per i giornalisti che proprio lì hanno cercato ispirazione per comprendere più da vicino le molte versatilità del mondo proposto a questo tormentato ventunesimo secolo. Poche settimane fa, in piazza IV novembre, l’ultimo incontro con don Elio. Camminava con passo lento. Al suo fianco una redattrice. Era magro, magrissimo. Rapido e presago il saluto che ci scambiammo”.

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