E.On, i sindacati sul piede di guerra, il 28 è sciopero mentre la vendita entra nel vivo

TERNI – Sindacati sul piede di guerra mentre sta per entrare nel vivo il processo di vendita di E.on Italia da parte della multinazionale tedesca. Le organizzazioni di settore di Cgil, Cisl e Uil (Filctem, Flaei e Uilla) hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per il prossimo 28 ottobre, accompagnato dallo sciopero dello straordinario. La mobilitazione riguarderà anche il Nucleo Idroelettrico di Terni.

I sindacati se la prendono con la mancata disponibilità del colosso tedesco ad incontrarli per discutere di una vendita che potrebbe comportare “conseguenze pericolose circa l’emorragia di posti di lavoro”, attualmente un migliaio, e condurre allo “‘spezzatino’ di una parte importante dell’infrastruttura energetica del paese”. Ma critiche sono rivolte anche al Ministero dello Sviluppo Economico, colpevole di non convocare le parti attorno a un tavolo.

E.on è presente in Italia con 6 gigawatt di potenza installata (tra centrali termoelettriche, impianti idroelettrici, e qualche attività nell’eolico e nel fotovoltaico), una quota del rigassificatore Olt di Livorno e con un parco di circa 800 mila clienti nell’elettricità e nel gas.

La procedura di vendita starebbe per entrane nel vivo: le offerte vincolanti dovrebbero essere presentate entro il 3 novembre anche se si profila l’ipotesi di slittamenti, legati alle attività di esame degli asset da parte degli offerenti.

Sono in parecchi, sia società del settore che fondi, a guardare alle attività di E.On: l’Enel, in particolare è interessata all’idroelettrico di Terni.

E.On, secondo indiscrezioni, punterebbe a raccogliere due miliardi di euro: una richiesta che deve fare i conti con la crisi del mercato elettrico.

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