Papigno, arrivano oltre 850mila euro per la bonifica degli ex stabilimenti
TERNI – “Potranno essere proseguiti gli interventi di bonifica nell’area degli ex stabilimenti elettrochimici di Papigno: il Ministero dell’Ambiente ha infatti accolto la nostra richiesta e ha impegnato a favore della Regione Umbria oltre 850mila euro”. Lo ha detto l’assessore all’Ambiente e Riqualificazione urbana, Silvano Rometti, sottolineando “l’importanza del finanziamento che verrà erogato dal Ministero e che permetterà il completamento della bonifica dell’edificio F nell’area dell’ex stabilimento di Papigno, accelerando la conclusione degli interventi di bonifica già avviati”.
“Per questa area, dal 2001 indicata dal Ministero dell’Ambiente quale Sito di Interesse Nazionale di ‘Terni Papigno’ – ricorda Rometti – sono stati già concessi finanziamenti ministeriali per 5 milioni e 150mila euro, che hanno consentito di avviare diversi interventi di messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale e monitoraggio. Le risorse aggiuntive, che la Regione ha ottenuto in considerazione delle rilevanti criticità di carattere ambientale, saranno oggetto di uno specifico accordo di programma che verrà sottoscritto tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Umbria, in cui si stabiliranno le modalità e gli impegni reciproci”.
“L’area di Papigno potrà essere riqualificata e portata a nuova vita, diventando nuovo polo di sviluppo e attrazione per l’intera regione: l’azione della Regione – sottolinea l’assessore – accanto agli interventi di bonifica, si è incentrata per stimolare e sostenere la riqualificazione architettonica e ambientale delle aree produttive dismesse, anche attraverso un concorso a tema che nella sua prima edizione ha riguardato proprio l’ex polo elettrochimico di Papigno, insieme ad altre tre aree nei comuni di Perugia, Castiglione del Lago e Cascia”.
“L’obiettivo che ci siamo posti, avviando un processo innovativo per la promozione della qualità architettonica e urbana – conclude Rometti – è quello di recuperare le aree abbandonate, evitando il consumo di suolo, e restituirle alla fruizione della collettività con insediamenti produttivi, culturali, residenziali e ricreativi, nel rispetto delle caratteristiche originarie, con le risorse della nuova programmazione comunitaria e il coinvolgimento dei privati”.