Perugia, cibo per le mense scolastiche, l’assessore Wagué spiega le novità
PERUGIA – I comitati mensa dei genitori già dal prossimo anno potrebbero non occuparsi più dell’acquisto delle derrate alimentari ma soltanto dei controlli. Lo ha annunciato ieri l’assessore ai servizi scolatici Dramane Wagué durante una seduta della commissione sulla spending review. La volontà dell’amministrazione comunale è quella di centralizzare gli acquisti intorno a uno al massimo due fornitori in modo da contenere i costi in modo consistente. Attualmente per le mese scolastiche, che forniscono 4.565 pasti al giorno e contano su 20 centri di preparazione arrivando a servire 63 scuole, il Comune spende 1.225.000 euro. A ciascuna associazione di genitori viene affidata una cifra mensile destinata all’acquisto di derrate e sono le stesse famiglie a decidere il fornitore. Dal prossimo anno le cose potrebbero cambiare.
Lo stesso assessore Wagué oggi torna sull’argomento sottolineando che “le famiglie perugine possono stare tranquille: nessuna intenzione di smobilitare, penalizzare, arretrare. Noi crediamo che i servizi per l’ infanzia siano un tratto fondamentale della civiltà di una comunità. Il punto è quindi – spiega l’assessore – riconsiderare la spesa proprio per non dover mettere in discussione, già in un prossimo futuro, la sostenibilità del sistema. Razionalizzare oggi significa poter tenere le strutture aperte domani!.
“In questo senso – continua Dramane Wagué – dai numeri dei nostri uffici emerge la necessità di compiere una analisi dettagliata dei costi per vedere dove si può risparmiare senza perdere nulla in termini di efficienza del sistema, a partire da questioni fondamentali come sicurezza e linee educative. Naturalmente non possiamo non tener conto che il sistema “misto” e quello tutto privato (ma sempre con il controllo pubblico) costano meno di quello tutto pubblico. Al di fuori da ogni pregiudiziale ideologica, la questione è garantire in ogni caso qualità e numero adeguato di posti. A questo riguardo – conclude l’assessore – è sperabile che la Regione dia risposte celeri agli asili privati che chiedono l’accreditamento in base alla Legge 30 del 2005, perché questo si traduce in risparmi per le famiglie, lavoro per altri operatori, più posti per i bambini”.