Perugia, il cardinale Bassetti incontra i giornalisti: “La disinformazione è un veleno”
PERUGIA – «La Chiesa locale vi è grata per l’attenzione, la stima e la sensibilità con cui seguite e raccontate la vita e le iniziative delle nostre città e della nostra regione. L’incontro e l’ascolto vicendevole sono le chiavi necessarie perché anche le nostre parrocchie riescano sempre più a comprendere e valorizzare i media». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti ha dato il benvenuto, nel palazzo arcivescovile di Perugia, il 26 gennaio, a più di cinquanta operatori dei media in occasione della festa del loro Santo patrono Francesco di Sales. A questo incontro annuale, promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali con l’Ucsi Umbria, sono intervenuti il presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti Roberto Conticelli, i consiglieri nazionali dell’OdG Gianfranco Ricci e Massimo Duranti, il presidente regionale dell’Ucsi Domenico Piano e il direttore del preposto Ufficio pastorale Maria Rita Valli. Presenti anche il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, il responsabile del “Progetto diocesano per l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale” don Riccardo Pascolini e l’assistente sociale della Diocesi Stella Cerasa, coordinatrice di quest’accoglienza, che hanno presentato alla stampa un esempio di “comunicare il bene”: il Report accogliere, proteggere, promuovere, integrare (2015-2017) di questo progetto, con i luoghi di accoglienza, i mestieri degli accolti e le loro storie.
Mons. Paolo Giulietti ha presentato anche il sussidio per le benedizioni pasquali 2018 (stampato in 100mila copie delle Edizioni La Voce) dal titolo: “Questa è la mia casa!”, con riferimento alla salvaguardia del Creato e riassuntivo dei contenuti dell’enciclica “Laudato sì”, al cui interno c’è un breve ma significativo scritto a firma di papa Francesco rivolto “alle carissime famiglie dell’Umbria”.
Il cardinale Bassetti, nel commentare il messaggio del Papa per la LII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dal titolo: «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace», si è soffermato su «un problema caro al Santo Padre, quello della disinformazione, “il danno più grande che possa fare un mezzo” – ha evidenziato il presule parafrasando il Papa –. La disinformazione è un veleno, che all’inizio sembra innocuo, ma poi ti colpisce… Chi sceglie la via della verità sceglie la via della giustizia». Questo, ha aggiunto, è «davvero un tema cruciale: la potenza insita nei mezzi di comunicazione è sotto gli occhi di tutti. Essi possono condizionare tutto e risultare devastanti. Il Papa raccomanda una informazione affidabile, che non punti a stupire o ad emozionare, ma piuttosto si prefigga di far crescere nei lettori un sano senso critico».
«Ho letto tempo fa – ha ricordato il cardinale – che “la quantità di informazione che è stata generata dall’inizio dell’umanità fino al 2003 (immagini, foto, musica, testi…) può essere oggi riprodotta nell’arco di sole 24 ore. Tutto ciò mette in evidenza la necessità di una rinnovata coscienza personale e sociale che abbia gli strumenti per discernere la verità dei fatti e leggere dentro la complessità del presente».
«La ricerca del vero, del bello, del giusto – ha sottolineato l’arcivescovo – sono rimesse a ciascuno di noi, soprattutto a voi giornalisti. La notizia falsa – lo dicevo lo scorso anno – non nasce da sola, è il frutto del pensiero di chi ha in animo di dividere e non di unire. Invece occorre favorire il dialogo, la comprensione e la fiducia reciproca. Certo non si tratta di rinunciare al proprio punto di vista, ma occorre farlo con onestà. Non un giornalismo “buonista”, ma un giornalismo che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle che nel mondo non hanno voce. Nel mondo contemporaneo voi non svolgete soltanto una professione, “ma una vera e propria missione”». Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, il cardinale Bassetti ha detto: «Stiamo perdendo una grande scommessa, quella dell’educazione, che la Chiesa italiana aveva individuato nel 2010. Oggi ci lamentiamo dei problemi dei giovani, a partire dal bullismo, ma vedo che a 10-11 anni i bambini hanno gli stessi strumenti tecnologici degli adulti. Chi li educa ai mezzi di comunicazione? Poi accade che a 15-17 anni si dia fuoco a un barbone per noia… Io credo che la Chiesa, la scuola, la stampa, debbano farsi un esame di coscienza…, abbiamo derogato a quello che è fondamentale: educare».