Prodotti enogastronomici, il rilancio della Valnerina attraverso il Dop e l’Igp: su sei tre arrivano da Norcia, Monteleone e Castelluccio
In Italia i prodotti gastronomici che si fregiano di un marchio certificato (DOP o IGP) sono 293 e ben 270 di essi nascono in Comuni con meno di cinquemila abitanti ovvero il 92% della produzione totale. Uno studio condotto da Coldiretti e dalla fondazione Symbola, presentato a Roma a Palazzo Rospigliosi nel corso del convegno “L’Italia delle qualità e della bellezza sfida la crisi”, evidenzia e rivaluta il contributo dato al Made in Italy dei cibi di qualità dai piccoli Comuni e dai loro abitanti. Una dimensione economica rilevante che coinvolge il 17,2% della aziende italiane, sviluppa un fatturato annuo di quasi 14 miliardi di euro e lega economia e territorio.
Anche l’Umbria è interessata al fenomeno, regione con sessanta comuni dalla demografia “small” che producono buone tipicità. Su nove DOP e IGP, infatti, tre provengono esclusivamente dai piccoli Comuni della Valnerina: farro di Monteleone di Spoleto DOP, prosciutto di Norcia IGP, lenticchia di Castelluccio IGP; a esse si aggiungono la patata rossa IGP di Colfiorito, il vitellone bianco IGP dell’Appennino centrale, l’agnello del Centro Italia IGP, il pecorino toscano DOP, i salamini italiani alla cacciatora DOP. Una grande maggioranza di essi viene prodotta in montagna, nelle piccole e medie aziende che hanno sede nei borghi, spesso luoghi soggetti a un forte spopolamento.
Nell’anno dedicato al cibo italiano nel mondo, si va dunque alla riscoperta delle radici della tipicità, biodiversità e patrimonio paesaggistico-storico-artistico, che da poco possono contare anche su una Legge, la n. 158 del 2017, dedicata ai Comuni di piccola dimensione e alla loro valorizzazione. Se non ci fossero già abbastanza elementi per sostenere e promuovere un contro esodo che tuteli la presenza di abitanti nei piccoli Comuni, le produzioni di qualità sarebbero un elemento per non considerare più i piccoli centri come un peso ma come elementi irrinunciabili di stile di vita, cultura ed economia, luoghi su cui investire di più per mantenere non solo se stessi ma l’identità italiana.
L’incontro di Roma ha chiamato in causa bellezza e qualità dei piccoli paesi per sconfiggere la crisi economica e sociale. Al dibattito sono intervenuti Stefano Masini di Coldiretti che ha presentato il rapporto sulle tipicità, Roberto Moncalvo presidente Coldiretti, Ermete Realacci presidente di Symbola, Enzo Bianco presidente del Consiglio nazionale ANCI, Massimo Castelli coordinatore Anci piccoli Comuni, Agnese Benedetti sindaco di Vallo di Nera, Enrico Borghi presidente Uncem, Fiorello Primi presidente Borghi più Belli, Alessandro Regoli direttore Wine News, Giampiero Sammuri presidente Federparchi.
Unanime il convincimento che “la cultura gastronomica italiana, famosa e apprezzata in tutto il mondo, dipenda direttamente dalla conservazione e promozione dei piccoli paesi, dalle loro Comunità rappresentanti della tradizione e, allo stesso tempo, giovani grandi risorse per il settore turistico e alimentare”.