Province, occupate le sedi Perugia e Terni, protesta con polemica a Palazzo Donini, Di Girolamo: “Pronti alle dimissioni”
I dipendenti delle Province di Perugia e Terni sul piede di guerra. Oggi hanno occupato le due sedi istituzionali per protestare contro i tagli ai bilanci previsti dalla legge di stabilità ed evidenziare le incertezze sul futuro dei servizi e dei posti di lavoro. Le iniziative rientrano nell’ambito di una mobilitazione nazionale. Dalle 10 a 12 nelle due città umbre si sono tenute le assemblee dei lavoratori. Assemblee molto partecipate.
Nella sala consiliare di Perugia c’era anche il presidente della Provincia, Nando Mismetti. I lavoratori hanno fatto sentire la loro protesta. Qualcuno è arrivato a proporre forme eclatanti di mobilitazione come quelle attuate dai lavoratori dell’Ast, quali il blocco della circolazione stradale. Al termine della riunione, le Rsu hanno spostato la loro protesta a Palazzo Donini. Qualche decina di lavoratori con le bandiere dei sindacati ha preso posto all’interno della sede della giunta. “Invito al rispetto dei 22 mila cassa integrati dell’Umbria” ha detto la presidente Marini, che aveva appena cominciato la conferenza stampa di fine anno, quando nella sala sono arrivati le grida dei dipendenti della Provincia. Con tono deciso la presidente ha quindi invitato alla calma. “Questi atteggiamenti – ha detto Marini – non aiutano a portare solidarietà. Nessun dipendente delle Province ha perso un euro. Serve rispetto per i 22 mila cassa integrati”. La presidente Marini ha poi promesso di incontrare i dipendenti della Provincia al termine della conferenza stampa.
Intanto uno dei sindacalisti, Angelo Scatena (Fp-Cgil) ha detto che “Chiediamo un impegno della Regione per farsi promotrice nei confronti del Governo su quanto succede in tutte le Province. Da domani questo disagio – ha aggiunto – diventerà realtà su scuole e ambiente”. “Con l’approvazione della Legge di stabilità – hanno scritto le rsu in una nota – questo Governo ha deciso di mandare a casa i lavoratori delle Province e di tagliare i servizi ai cittadini”.
A Terni sul portone di ingresso di Palazzo Bazzani, sede della Provincia, è stato affisso un cartello in cui si legge “Scuole, strade, trasporti, ambiente e difesa del suolo: tutto indispensabile! La comunità provinciale contro i tagli dei servizi e per salvaguardare il lavoro”. Nella sede istituzionale della Provincia è in corso l’occupazione della sala consiliare che è permanente in attesa di evoluzioni e notizie dal Governo.
La stessa sala questa mattina ha ospitato un’assemblea coordinata dai rappresentanti locali di Fp Cgil, Fp Cisl e Fpl Uil. Secondo il segretario provinciale del sindacato di categoria della Cgil, Giorgio Lucci, a Terni, nell’ambito dei 20 mila esuberi annunciati nelle Province di tutta Italia, ne sono previsti 170. “Se ci sarà questo taglio non potranno più essere garantiti servizi essenziali – ha detto ancora – chiediamo quindi che vengano garantite le risorse per mantenere l’organico e continuare ad espletare funzioni essenziali che altrimenti verrebbero ricollocate alla Regione, che dovrà farsene carico con tutte le difficoltà”.
Nel corso dell’assemblea è intervenuto anche il presidente Di Girolamo che ha sottolineato come “i provvedimenti sulla dislocazione dei dipendenti sono fuori misura. E’ necessario – ha detto – che il Governo faccia un passo indietro e rivede l’emendamento e i tagli previsti nella legge di stabilità. Come Upi, insieme all’Anci attueremo ogni iniziativa utile a far desistere il governo da questa impostazione, fino ad attuare atti forti. Se così rimarranno le cose – ha annunciato Di Girolamo – tutti i presidenti di Provincia rassegneranno le loro dimissioni”.
In mattinata una rappresentanza sindacale è stata ricevuta dal prefetto Gianfelice Bellesini che è stato informato sulla situazione e sullo stato di tensione dei lavoratori. Il prefetto ha assicurato vicinanza e sostegno ed ha annunciato la stesura di una relazione che invierà al Governo.
“La situazione è grave – è stato detto nell’assemblea – dal 1° gennaio, rimanendo così le cose, ci sarà il blocco i ogni attività dell’ente con il rischio concreto di perdere posti di lavoro. Per la prima volta in Italia si parla di licenziamenti nella pubblica amministrazione senza un piano di riforma organica. Si tratta solo di tagli lineari senza un progetto futuro, tagli che colpiscono i posti di lavoro e che si ripercuotono anche sui Comuni che subiranno anch’essi i danni della legge di stabilità”.