Referendum, Bocci: “Cambiare è un’opportunità”
PERUGIA – Le ragioni del sì al referendum costituzionale di autunno, spiegate alla folla accorsa da insigni oratori, pronti a spiegare chiaramente perché occorre votare sì. Questo è stato “Cambiare si può”, appuntamento tenutosi a Palazzo Cesaroni e che ha visto tra gli oratori la presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi, il professor Francesco Clementi, l’onorevole Walter Verini, il consigliere regionale Giacomo Leonelli e il sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci.
Clementi ha rotto il ghiaccio parlando delle ragioni del sì perché la riforma evitare un blocco del paese. Riforma difesa poi dai frequenti errori che la riguardano e cioè il fatto che tocca la prima parte della costituzione, che intacca i poteri del presidente della repubblica e quelli della magistratura. Nulla di tutto questo è vero ed è per questo che la riforma va difesa ed è opportuno che passi il sì. Nuovo spazio viene dato agli Enti locali, con il nuovo Senato che tutela le identità, andando però ad ordinare il titolo quinto della Costituzione. C’è poi l’importanza della trasparenza e degli strumenti partecipativi del testo costituzionale. “Non è una riforma di Renzi o della Boschi – ha detto Clementi – ma una riforma in grado di fare una svolta al Paese; se così non sarà avremo perso una grande occasione”.
Da Verini il forte richiamo al rafforzamento del ruolo dell’Italia, anche attraverso il sì alla riforma. Leonelli ha lanciato un richiamo alla “lealtà” dei big nazionali del partito, che i retroscena raccontano in fase di disimpegno sul referendum. Il sottosegretario Bocci ha tracciato una cronistoria della riforma, “che ha avuto una convergenza larga, poi rotta sull’elezione del presidente della Repubblica” ed è entrato nello specifico, andando a smontare tutti i falsi miti che girano intorno a questa riforma, a partire dal fatto che il bicameralismo viene definito come garanzia democratica: “Era una stagione diversa”. “Cambiare quel sistema non è un rischio ma un’opportunità, che ci permetterà anche di mettere ordine alle politiche del territorio”. “Se non passasse il referendum – ha continuato Bocci – il Paese sarebbe dentro una grande bolla speculativa, verrebbe meno il nostro credito di credibilità acquisito in Europa. Dobbiamo vincere il confronto tra conservatori e riformisti”.