Regionali, Goracci spara: “Troppo tatticismo”

PERUGIA – I territori bocciano il percorso intrapreso dal Pd e dal centrosinistra. La voce di contrarietà arriva dal consigliere comunale Orfeo Goracci.

“Siamo al punto (almeno da quanto si legge) che ci sarebbe un “candidato civico”, proposto a suo tempo da autorevoli dirigenti nazionali del PD, sostenuto dal PD, da sindaci del PD (salvo qualche lodevole eccezione) e da sindaci che si dicono civici (vedi Gubbio) ma che sono di fatto del PD e, soprattutto, sostenuti e ben visti da “poteri forti”, anzi fortissimi, locali e regionali. A fronte di questo scenario la “rottura” e la “discontinuità” tanto evocate (anche da noti sindaci) con l’egemonia del PD sembrano essere svanite. Mi sembra un po’ ingenuo e politicamente dilettantesco pensare che il sistema sia “crollato” per un’indagine (pur pesante) sulla sanità e la responsabilità sia di tre quattro persone”.

“Tutti quelli che ora esternano, che pontificano a favore del “centro sinistra civico”, dove erano, che facevano, dormivano? C’è di più. Sui giornali regionali vedo spesso dichiarazioni o prese di posizione (beati loro che hanno questa visibilità, inversamente proporzionale al consenso ottenuto nei decenni di ruoli politici e istituzionali) a favore del “centro sinistra civico” da parte di soggetti che hanno fatto della politica dello “strapuntino” il loro ideale e la loro bussola. Lo “strapuntinismo” può pagare sul piano personale, ma è una iattura sul piano della prospettiva politica e per la credibilità; in politica la coerenza dovrebbe essere un grande valore. Soprattutto viene da chiedersi come ancora non abbiano imparato la lezione. Ci sono anche compagni e persone che in buona fede stanno cercando di costruire un’aggregazione che potrebbe essere valutata con attenzione e interesse con i quali ci siamo confrontati, ma purtroppo si presentano sempre con grandi dubbi. Assenza di chiarezza, overdose di tatticismo, confronti estenuanti con chi tiene i piedi su due staffe in attesa delle evoluzioni per capire dove una candidatura può avere un minimo margine di elezione. Sembra essere questa la loro unica preoccupazione. La pessima legge elettorale della Regione Umbria (fui uno dei firmatari del ricorso alla Corte Costituzionale per la sua illegittimità) prevede che per eleggere un Consigliere Regionale (che poi sarebbe il candidato Presidente) occorre ottenere il 7/8% di consensi, questo spiega quanti “posizionamenti” sono e saranno rivisti”.

“Non so se ci siano più margini, ma la discontinuità vera per difendersi al meglio e per “costruire il futuro” sarebbe quella di individuare pochi punti programmatici netti, non equivocabili (come ad esempio il NO all’incenerimento dei rifiuti, politiche per aiutare la creazione di occupazione, difesa e rafforzamento della sanità pubblica, difesa dei diritti dei cittadini nello spirito solidaristico), una candidatura a presidente e candidature sul territorio di figure giovani, preparate, brillanti e (per la presidenza in particolare) meglio se una donna. Senza questo coraggio tutto apparirà vecchio e stantio e per migliaia e migliaia di umbri, soprattutto per chi viene da storie di sinistra, sarà molto difficile scegliere e forse anche votare”.