Regione, riunione fiume della maggioranza. A Perugia il Pd sceglie il candidato sindaco. Guasticchi: “Fine misera”

PERUGIA – Una riunione fiume, franca e a cuore aperto, che ha messo sul piatto diversi punti e che sarà aggiornata a martedì, dopo il consiglio regionale, con l’individuazione delle priorità di fine legislatura. La sala giunta di Palazzo Donini è stata da scenario alla riunione della maggioranza che regge l’Umbria, molto partecipata, segno che c’è la consapevolezza della situazione, il primo passo per la risoluzione di una difficoltà che ha fatto perdere al centrosinistra città roccaforti, come Terni e Umbertide, soccombendo anche a Spoleto. Il tutto con un occhio alle prossime scadenze elettorali: il prossimo anno votano moltissimi comuni, su tutti Perugia.

Ed è proprio qui che si è aperto a tutto tondo il dibattito. Si è svolta in via Bonazzi l’assemblea comunale che ha rimandato il nodo, non decidendo relativamente all’ipotesi primarie, che resta uno spauracchio alla luce dei danni e dei veleni lasciati sul campo dopo lo scontro Boccali – Fioroni.

A chi non piace l’andazzo perugino è il vicepresidente di Palazzo Cesaroni, Marco Vinicio Guasticchi. “Mentre a Roma si discute Sagunto è stata conquistata. Così disse in senato Catone il censore dopo mesi e mesi di discussioni su come aiutare Sagunto assediata dai cartaginesi. E si può riassumere così – spiega Marco Vinicio Guasticchi della Direzione regionale del Partito Democratico – la riunione dell’assemblea comunale Pd di Perugia: un segretario comunale più adatto alle vicende politiche degli anni 80 e interventi che tra filo ‘Polinoriani’ ed ‘anti’ si sono equivalsi. Ancora si cercano alleanze con una sinistra che non c’è più, e qualche utopista molto fantasioso spera che i penta stellati possano sostenere un candidato del PD”. “Mi dispiace vedere una fine così misera – aggiunge Guasticchi – e peggio ancora una non visione del clima che abbiamo intorno. La gente ha identificato il Pd come il capro espiatorio e non molleranno fino a che questo partito non uscirà di scena”. “D’altronde – conclude Guasticchi – se per salvare il salvabile ciò che resta del Pd dovesse virare verso Zingaretti e una riedizione dei DS non mi troverà più tra i suoi iscritti.”

 

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