Regione, Direzione Pd: la crisi era evitabile. Leonelli chiede la conta sul suo mandato

PERUGIA – Un appello per tornare a parlare ai problemi degli umbri, mettendo fine ad una pagina politica con la “p” minuscola. Il segretario dem Giacomo Leonelli sceglie la clava per aprire la Direzione regionale del Pd, convocata per dirimere le questioni aperte sulla crisi della giunta regionale, apertasi con le dimissioni di Luca Barberini dall’assessorato alla Sanità. Il segretario ha parlato di “spettacolo poco edificante” e ha voluto leggere gli appelli di sindaci e segretari di partito, che hanno chiesto a tutti responsabilità. “Spero che gli appelli ci facciamo fare squadra. 120.000 umbri hanno votato Pd, ma non hanno messo la preferenza, anche a quelli dobbiamo pensare. Questo è il senso profondo di essere una squadra.
Queste persone possono sembrare banali. Siamo percepiti come l’unica forza che può fare qualcosa. Tutta questa grande forza che guarda a noi come l’unica soggettività che può rimettere questa regione a correre ci chiede di uscire da questa crisi. Non voglio credere ai ragionamenti di un nuovo patto si legislatura. Il patto di legislatura è stato fatto con gli elettori. Non posso pensare che il patto tra noi si sia incrinato per una questione di nomi. Dobbiamo chiedere scusa ai cittadini per questi venti giorni. È un atto dovuto come smettere di parlare di cose che non sono le priorità. Oggi il Pd ha il dovere di parlare di sanità, fissando alcuni paletti, rinnovando un patto con gli elettori e non tra noi, dicendo che ci impegnamo a portare avanti cose da fare. La partita non è tra conservatori e riformatori, tutti insieme si deve giocare la sfida della nuova politica e vecchia politica. Il nazionale ci chiede di superare questa vicenda, sentendo la responsabilità di chi ha ricevuto un onere in questa regione nella fase più difficile della sua storia e di chi dovrà essere all’altezza delle sfide”.

Ha preso poi la parola il consigliere regionale Andrea Smacchi. “Abbiamo perso occasioni – ha detto Smacchi -. Ci troviamo a risolvere, per senso di responsabilità, una crisi politica, importante. Abbiamo parlato di metodo e non di nomi. Ognuno di noi ha vissuto una stagione fondamentale di riforme straordinarie che abbiamo messo in campo. Abbiamo fatto una campagna elettorale complessa, impegnandoci. Qualcuno andava in campagna elettorale volendo convincere di essere e rappresentare il rinnovamento. Qualcuno vuole far passare l’idea che c’è un gruppo che mette in difficoltà la maggioranza, ma non c’è mai stato un consigliere che ha messo in dubbio la fiducia alla maggioranza e nel patto con gli elettori. Si è rotto il modo di affrontare alcune problematiche. Bisognava evitare di arrivare a questo punto. Non ci sono problematiche per la tenuta della maggioranza. Spero che a breve riusciremo ad affrontare due documenti importanti per questa regione. Questa crisi è nata in un periodo ristretto. Questo documento, integrato su altri settori, è il terzo punto. Prima va capito perché ci si è arrivati. Poi serve affrontare i prossimi quattro anni con uno spirito innovatore, accelerando. La situazione fuori è talmente complicata che non possiamo continuare a seguire un ritmo che non sta più nelle dinamiche della società. Quando vi chiediamo condivisione non è lesa maestà, ma un atteggiamento per rendere la regione orgogliosa della propria classe politica. Non può esserci una crisi sulle nomine, ma serve rispetto anche su quello: la condivisione fa parte del gioco di squadra. Il punto è ricostruire le condizioni minime per rafforzare il rapporto di fiducia ma soprattutto far sì che gli umbri siano orgogliosi della propria classe politica. Ritorniamo tra la gente con l’impegno di fare il massimo per loro”.

Dante Andrea Rossi, segretario provinciale Pd, ha sottolineato la distonia tra il richiamo continuo a Renzi quando sulle nomine si lascia quello che si trova. “Cambiare realmente, verso una direzione certa e con metodo. In assemblea provinciale mi dicono che cito troppo Bonaccini. In Emilia in un anno si sono dimezzati i dirigenti regionali. In Toscana il documento della sanità dice “cambiare per rimanere primi”. Rossi continua citando Bracalente e la regione leggera. “Io non ci sto sul discorso di un nome rispetto ad un altro. Quando una persona ci mette la faccia, richiamando un cambiamento, c’è un tema su cui confrontarsi. Si parla anche di capire a chi fanno capo le tecnocrazie nominate. Ripartiamo dalla condivisione, ripartiamo insieme, con il coraggio dei temi che sono stati posti”.

Critico l’intervento di Stefano Fancelli. Per il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti: “Questa sera potremmo approvare i documenti con le parole più belle di questo mondo ma se non rispettiamo la volontà di rispettarci non faremo passi in avanti. Faremo la fiera dell’ipocrisia e poi continueremo a sputarci veleno. Questo è alla base del ragionamento, altrimenti si perde di vista il motivo per cui siamo nati. La politica ha il compito di prevenire, saper gestire e indirizzare le divisioni, non le deve alimentare, deve fungere da stabilizzatore ed equilibrio. Io e la presidente non potremo fare più di due mandati. Perché noi sì e altri no? O si è sempre riformisti o non lo si è mai. Il modello umbro della sanità c’era, ma va aggiornato. Non si esce dalla crisi facendo finta di fare la pace e ricominciando a fare la guerra appena usciamo da quella porta”.

Per Lorena Pesaresi: “Solo se la classe dirigente si dimostra all’altezza possiamo essere orgogliosi. Vogliamo credere in questo partito. Vogliamo dimostrare se vogliamo essere una classe dirigente all’altezza. Bisogna utilizzare la dialettica nelle sedi ufficiali del partito a cui aderiamo. Continuiamo a perdere le città. Il vero cambiamento è la formazione e non la rotazione”.

È toccato a Marco Vinicio Guasticchi: “È’ una crisi frutto di Facebook”. (E qui Brega si fa sentire dal pubblico: “Non avremo visto Nelson”). Guasticchi: “Crisi che forse pochi hanno capito ed è stata gestita con una comunicazione sbagliata. Da Facebook tutti ci sentiamo dei grandi statisti. Il problema è dentro un partito che non è riuscito ad amalgamarsi. Linee di pensiero diverse. Io sono uno dei cinque ribelli che hanno avuto l’ardire di dire qualcosa, ma mai è stato messo in discussione il sostegno a Catiuscia Marini. Non dobbiamo perdere di vista la dignità delle persone. In molte persone dignità calpestata, sia di Luca Barberini che della presidente. La cosa più ridicola e che uno come me è diventato mediatore.
Il problema è la Bassanini, con il grande potere dato ai dirigenti. Non è una crisi politica, perché nessuno ha messo in dubbio l’appoggio alla Marini”.

Spazio ora a Eros Brega: “Non sto su Facebook, però la crisi la vedo”. Poi la stoccatine diretta al segretario regionale Leonelli: “Giacomo, non dire niente delle dimissioni, quando non si dimette neanche un parcheggiatore abusivo. Due colleghi dicevano che Luca è indispensabile per la giunta. Non è rispettoso parlare di p minuscola, se poi riconosciamo valore e competenza a Barberini. C’è un macigno che pesa su di noi. Dobbiamo consegnare alla segreteria un lavoro che va oltre il documento. La presidente Marini potrà contare su lealtà e correttezza del consiglio regionale. Vogliamo sostenere questo governo, dovremo guardare alle priorità chiamando però i problemi per quelli che sono. Io sono il primo che si richiama alla saggezza. Chiedo al segretario, alla presidente, di essere responsabili. Se siamo fermi da quindici giorni il problema non è così banale. Massimo sostegno, ma chiedo al segretario regionale di assumere una maggiore responsabilità su una problematica che non riguarda posti ma metodo”.

Gianfranco Chiacchieroni si è detto ottimista. “Sul terreno dei diritti civili siamo diventati un partito. Abbiamo dato stabilità, certezza di reddito, non abbiamo lasciato indietro nessuno. L’Umbria ha bisogno della stabilità di Catiuscia e della spinta di Luca. Cerchiamo di fare una piattaforma programmatica. Non bisogna personalizzare. Dovete aiutarci ad andare avanti. Ci aiuta Luca a mantenere il suo punto di criticità, continuando il suo punto di criticità e ci aiuta la stabilità di Catiuscia. Abbiamo bisogno di tutti. Dobbiamo un po’ sacrificarci tutti in onore dell’interesse generale “.

Poi l’intervento della presidente del consiglionregionale Donatella Porzi che stempera i toni: “Siamo qui perché abbiamo vissuto un momento di crisi come maggioranza. Questa è l’unica crisi che ci possiamo permettere in questo quinquennio. Il giudizio che do di questo confronto è chiaro: non ho amato i toni. Ci sta dividersi perché è proprio della dialettica politica. Nella pluralità c’è la forza di un partito maturo. In questi giorni gli incontri che abbiamo avuto dimostrano quanto sta a cuore superare le criticità. Ci siamo trovati ad un punto dalla soluzione, eravamo ad un passo. Manca poco: se troviamo la lucidità di rispettarci senza chiedere un sacrificio insostenibile possiamo trovare soluzioni. Il 9 ci sarà il consiglio regionale e sono sicura che arriveremo ad una soluzione. Una lacerazione come in queste occasioni non la dovremo più raggiungere. Proviamo a fare uno sforzo a contenere le esternazioni, anche sui social. Quando si esagera in quei contesti, quello che creiamo è difficile da recuperare. Lasciamo lavorare i pontieri e riprendiamo ad amministrare”.

È il turno di Pierluigi Castellani: “Gli elettori ci hanno confermato la fiducia ma ci hanno detto che qualcosa va cambiato. Il pd si intesti la nuova stagione del regionalismo. Serve cambiamento”. In tarda notte arriva anche Franco Ciliberti: “servono più riunioni di direzione prima che i problemi arrivino”. Quindi è toccato a Margherita Lezi.

A mezzanotte e 27 arriva Luca Barberini: “Positivo il documento, insufficiente la ricostruzione dei fatti che stiamo vivendo in questi giorni. Sulla sanità in questa relazione viene messo al centro un argomento: la sanità deve essere affrontata in maniera diversa, capovolgiamo la piramide, mettiamo al centro il cittadino con le proprie esigenze, abbandonando il protagonismo politico e sindacale. In tutta Italia abbiamo una sanità pubblica di livello ma che abbiamo pensato dopo gli anni ’70. Oggi quel modello è superato. Superato perché è cambiata la società, con caratteristiche profondamente diverse. Società più povera, più sola e più anziana. Quindi anche un’Umbria più vecchia e più anziana. Bene il ragionamento della riorganizzazione della rete ospedaliere, finora siamo stati troppo incentrati sugli ospedali e poco sui servizi di prossimità. Giusta l’attenzione sulle liste d’attesa. Riflessione da fare anche sul l’azienda unica. Oggi ci si sarebbe l’opportunità per presentarsi con un assetto diverso in una situazione di macroregione. Insufficiente la ricostruzione delle dimissioni e del battage mediatico. È stato ricondotto tutto ad un problema di nomi ma il problema vero è metodo. Mi sono dimesso perché ho avuto la percezione di essere inutile, insignificante in una discussione già fatta e una decisione già presa. Non potevo dare solo il contributo notarile. Viene fuori questo perché il Pd non dà ancora spazio al pluralismo: troppo spazio a ciò che rappresenta da dove veniamo, piuttosto che a dove vogliamo andare. Il passato ci deve aiutare ma dobbiamo avere l’opportunità di costruire insieme, dando un contributo importante. Se non abbiamo nel Pd questo metodo, questo si riflette anche nelle istituzioni. C’è un tema, quello dell’innovazione. Abbiamo personaggi inamovibili. Il problema è per quanti anni stai nello stesso posto, non l’età. Se sei lì da 20 anni hai perso la spinta propulsiva per dare un contributo”, e scatta l’applauso. “Penso che competenza e innovazione possano andare a braccetto. Non vorrei pensare che la competenza prenda il sopravvento sull’innovazione. Assenza di metodo, assenza di confronto e non riconoscimento del valore dell’innovazione mi hanno portato alla scelta. Questi idee possono essere patrimonio del Pd regionale? La discussione è degenerata. Su questo c’è responsabilità condivisa. Io ho reagito a considerazioni che mi hanno ferito. Le parole scritte bisogna saperle maneggiare, se vengono maneggiate con cattiveria diventano sassate che rimbalzano su chi le ha lanciate”.

Arriva il turno della presidente Catiuscia Marini: “Quando il dentifricio esce dal tubetto, è difficile metterlo dentro. Abbiamo consumato una crisi politica pesante. Non basta evocare la fiducia, se ci limitiamo ad evocarla non facciamo un buon servizio alla comunità regionale. Non c’entra nulla la segreteria regionale con quello che è successo. Se la giunta avesse condiviso tutto, non avremmo chiamato in causa Leonelli. Quello che è accaduto è avvenuto nella giunta e nel gruppo consiliare. La discussione di stasera è positiva e ci consegna una assunzione di responsabilità. Nei prossimi giorni dobbiamo rendere conto agli umbri e alla società regionale. Nelle comunicazioni del consiglio regionale parleremo all’Umbria. Dovremo spiegare il percorso e le forme. Dobbiamo rendere conto di criteri curriculari, dell’esperienza e della competenza. Il presidente della giunta regionale ha più responsabilità, anche per la garanzia del sistema. Nei 10 minuti delle comunicazioni ricostruirò la questione nomine. Sono orgogliosa che nella legge Madia per le nomine ci siano gli stessi criteri adottati nella nostra legge regionale (due mandati su una singola azienda). Ai vertici delle aziende ci sono manager che possono garantire i cittadini umbri. Dobbiamo spiegare. Alcune delle nostre difficoltà nascono perché consideriamo il Pd uno spazio politico e non un soggetto politico. Noi non pratichiamo un’idea di soggetto collettivo. Non lo abbiamo dimostrato e sono state subite le lacerazioni di una appartenenza che non è sempre profonda. Noi abbiamo un popolo del Pd, che sarà molto variegato che ci sfiderà ad essere rappresentato. Sarà però più complesso ritrovarci in maniera identitaria. Come costruiamo però la politica identitaria? Non si potrà fare se la direzione regionale vive per componenti. Questo è un lavoro da fare, per diventare il Pd che pensa Renzi, un Pd diverso da quello del 2008. Renzi ci fa cambiare e voltare in avanti. Questi quindici giorni sappiamo di aver ferito il consenso del Pd. Non c’è una sola persona ferita, c’è anche la presidente della giunta, che mette la faccia – e qui si incrina la voce alla Marini – quindi dobbiamo risarcire gli umbri affrontando le priorità degli umbri. Non consegnare al consiglio regionale un dibattito per mozioni. Se siamo in grado di fare questo, saremo in grado di risarcire gli umbri di questa brutta pagina che abbiamo scritto. Non basta il risarcimento di un formale accordo, serve macinare scelte programmatiche e di riforme: non aggravargli le condizioni di vita materiale, senza dunque aumentare risorse; cofinanziare i programmi europei.  Dobbiamo presentarsi in consiglio con Luca Barberini in giunta regionale. Non dobbiamo aver paura di confrontarsi, abbiamo dato una lezione di democrazia. Quello che ci siamo detti avrebbe meno senso se Barberini non tornasse in giunta”.

Leonelli, dando per approvato il documento, intanto annuncia una verifica della maggioranza del partito che lo ha eletto segretario.

 

 

 

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