Ricostruzione, accordo Regione – sindacati: “L’obiettivo è individuare un modello di sviluppo per l’area”
PRECI – Ricostruire dopo il terremoto non significa solo rimettere in piedi i circa 15mila edifici danneggiati in Umbria dal sisma, ma significa anche e soprattutto “individuare un modello di sviluppo per l’area colpita dal terremoto e, in particolare, per i territori classificati quali aree interne di cui fanno parte tutti i comuni sopra indicati ad eccezione del comune di Spoleto”. Significa quindi, “dare un riferimento strategico alla ricostruzione, ma soprattutto dare alla popolazione coinvolta, che ha subito una profonda frattura anche nei legami di comunità con il proprio territorio, una prospettiva, una speranza di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, anche rispetto a quelle precedenti alla crisi sismica”.
È questo l’obiettivo dell’importante documento che è stato sottoscritto questa mattina (17 novembre) a Preci dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, e dai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Vincenzo Sgalla, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini.
Un documento che si pone come obiettivo principale – come si legge nel testo sottoscritto – quello di “fermare lo spopolamento, per evitare che il territorio venga abbandonato definitivamente”. Per questo “è fondamentale offrire prospettive di lavoro, attraverso una ricostruzione del tessuto economico e sociale, ed aumentare la sicurezza degli insediamenti residenziali e produttivi, delle attrezzature pubbliche e delle infrastrutture”.
Al centro dell’azione politica ed istituzionale deve essere posta quindi “la qualità della vita delle persone che abitano quei territori – si legge ancora nel documento – tentando di coniugare l’aumento del benessere e dell’inclusione sociale” con “le opportunità di occupazione e dell’utilizzo del capitale territoriale, a partire dall’uso delle risorse locali: risorse naturali, patrimonio culturale, saperi locali”.
Per quanto riguarda la ricostruzione edile, che occorre coniugare l’obiettivo del recupero ed il riuso dei borghi storici e di quelli rurali nelle aree interne, con il rispetto dei valori storici e culturali, attraverso un progetto di innovazione e integrazione intelligente delle nuove tecnologie, con particolare riferimento alle tematiche della sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro, dei materiali e delle modalità di organizzazione dei processi di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio. Tutto ciò potrà costituire anche l’occasione di rilancio per il settore edile e della relativa occupazione.
Il quadro attuale
L’azione da mettere in campo – hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil – deve partire inevitabilmente da un’analisi della situazione attuale. Il sisma che a partire dal 24 agosto 2016 ha colpito 4 regioni del centro-Italia, ha interessato pesantemente 15 comuni dell’Umbria, di cui 11 nella provincia di Perugia e 4 nella provincia di Terni. L‘area del cratere umbro, individuata dal Governo per destinare gli interventi in favore delle popolazioni colpite, si estende per una superficie che rappresenta il 16,7% dell’intera Umbria, ed è abitata da il 6,5% della popolazione totale regionale. I 15 comuni umbri sono: Arrone, Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Polino, Preci, S. Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spoleto e Vallo di Nera. Gli edifici danneggiati sono circa 15.000 di cui 14.550 privati e 450 pubblici (tra questi le scuole).
Le persone assistite sono 7.433, come segue: 335 vivono ancora nei container collettivi; 5.882 in autonoma sistemazione (CAS-Contributo Autonoma Sistemazione); 150 in soluzioni abitative ante sisma 2016; 376 nelle SAE (soluzioni abitative di emergenza); 164 nei MAPRE (moduli abitativi rurali di emergenza); 526 nelle strutture ricettive, prevalentemente del lago Trasimeno.
Le SAE (Soluzioni abitative di emergenza) richieste sono n.758 sui tre comuni – Norcia (n. 591), Cascia (n. 125), e Preci (n.42). Ad oggi ne sono state consegnate circa la metà, principalmente a Norcia e Cascia, comprese le frazioni – le restanti dovrebbero essere pronte per la fine dell’anno. Per quanto riguarda la realtà dell’agricoltura ed allevamento, 192 sono le aziende che hanno avuto bisogno di sostegno attraverso 68 MAPRE (Moduli abitativi rurali), 116 stalle-tunnel, 74 fienili e 44 tettoie, tutte consegnate.
350 sono state le richieste per la delocalizzazione provvisoria delle attività produttive; ad oggi consegnate 24 strutture per attività commerciali e 20 per attività professionali a Norcia, 2 a Castelluccio di Norcia e 6 a Cascia.
Sono state effettuate n. 43.381 verifiche su edifici privati, 235 su edifici pubblici e 366 su edifici scolastici. Relativamente a quest’ultimi, 233 sono risultati agibili, 23 parzialmente inagibili e 16 totalmente inagibili.
Ad oggi sono stati presentati n. 162 progetti di ricostruzione “leggera” (danni lievi) – autorizzati n. 18. Per la ricostruzione pesante i numeri sono ancora più ridotti: 5 pratiche inoltrate. Le macerie rimosse ammontano a 18.994 tonnellate, di cui 15.387 a Norcia. La Protezione Civile umbra è impegnata nel cratere con 280 persone e 2.100 volontari.
Gli obiettivi
Il documento sottoscritto da Regione e sindacati individua tre filoni di azione: gestione dell’emergenza; processo di ricostruzione, sviluppo post sisma.
Per quanto riguarda il primo filone, quello dell’emergenza (che Cgil, Cisl e Uil auspicano possa chiudersi in tempi molto stretti) si indicano nella “prossimità dell’intervento rispetto ai luoghi di origine dei cittadini” e “nell’accompagnamento delle popolazioni colpite, attraverso la predisposizione di presidi dei servizi pubblici provvisori, di soluzioni abitative emergenziali e di spazi per la delocalizzazione delle attività produttive”, le linee di intervento strategico, in attesa che il patrimonio edilizio venga ricostruito.
Per quanto riguarda la ricostruzione, il documento indica una serie di elementi prioritari tra i quali: certezza delle risorse disponibili; quadro legislativo definito ed un ruolo dei Vice commissari in grado di valorizzare le specificità territoriali e regionali; governance deputata a livello locale; Ufficio Speciale per la ricostruzione dell’Umbria efficiente con una dotazione adeguata; potenziamento delle competenze professionali di lavoratori e imprese; ricerca e innovazione sui temi delle tecnologie sui materiali; massima trasparenza e legalità negli appalti; tutela della sicurezza sul lavoro; modalità di vigilanza e controllo nell’intera area del cratere sismico; utilizzo del Durc con congruità.
Infine, lo sviluppo post sisma, che va perseguito attraverso la predisposizione di “piani e programmi per la promozione dei territori colpiti dal sisma, con lo scopo di rafforzare i fattori di sviluppo locale. A partire dalla Strategia Aree Interne, nel quadro nazionale, sviluppare un piano post sisma in grado di prevedere un impegno finanziario di risorse dedicate che provengono da Fondi nazionali (Legge di Stabilità), Fondo di Rotazione Nazionale, da Fondi comunitari ordinari e dotazioni Sisma 2016 straordinarie (FESR, FSE e FEASR), oltre ad una metodologia che faccia leva sulle «forze vive» istituzionali, di cittadinanza, imprenditoriali e che valorizzi le esperienze positive in corso”.
Il percorso