Ricostruzione, presidente Porzi: “Iter celere, le mie proposte”
PEUGIA – “A pochi giorni dal terzo anniversario della prima scossa di terremoto che ha colpito il centro Italia, colgo l’occasione per una valutazione delle iniziative e degli strumenti messi in campo da tutte le Istituzioni che ci consenta di aggiustare il tiro laddove necessario”: così la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi, lanciando alcune proposte concrete per la ricostruzione.
“Azioni da svolgere – spiega Porzi – sempre all’insegna dell’ascolto dei cittadini, delle imprese, dei tecnici e dei dipendenti pubblici che seguono questo importante processo, destinato a cambiare la storia e il volto della nostra regione. E’ fondamentale e altamente strategico infatti che tutti i soggetti possano giocare un ruolo primario per poter risollevare questa importante zona della nostra Regione. Gli imprenditori del settore delle costruzioni, rappresentano il 9 per cento del Pil, contano 23mila 500 occupati, il 6,6 per cento dei lavoratori di tutti i settori dell’attività economica”.
“In primo luogo – prosegue la presidente dell’Assemblea legislativa – i numeri, quelli presentati qualche giorno fa dall’Ance, restituiscono una fotografia impietosa. Si parla, nella ricostruzione privata con danni leggeri, di 5mila pratiche attese, a fronte di 1172 progetti presentati e poco più di 500 autorizzati. Se analizziamo quelli con danni gravi la situazione vede 5mila 600 pratiche attese, presentate 238 e autorizzate 41, con 187 in istruttoria. Solo 6 cantieri già conclusi. Meglio la ricostruzione pubblica”.
“Alla luce di questi dati – continua – è il caso di chiedersi come intervenire per accelerare notevolmente l’istruttoria delle pratiche. La percezione è che si viva ancora in una condizione sospesa, mancano le attese linee guida a livello nazionale, necessarie per superare le ordinanze che appartengono prevalentemente alla fase dell’emergenza”.
La prima causa che emerge in relazione a questa fotografia, per Porzi, è “la burocrazia e gli eccessivi tempi dei processi autorizzativi. In Umbria, per esempio, i due comuni più colpiti (Norcia e Preci) fanno parte del Parco dei Monti Sibillini. Tutti i processi di demolizione e ricostruzione necessitano dunque di autorizzazione paesaggistica. Un iter molto lungo, che sottopone il progetto a tre livelli di controlli e verifiche. Perché non pensare ad un processo che, in via straordinaria e a causa del sisma, demandi l’approvazione dell’autorizzazione ad un solo livello? E perché non porre la fase autorizzativa all’inizio della progettazione, prima della progettazione esecutiva, così da eliminare inutili e ripetuti passaggi che rallentano e rendono incerto e difficoltoso il lavoro dei tecnici? Una fase autorizzativa poi – sottolinea Porzi – che arrivi in tempi certi. Fermo restando il rispetto per la natura bellissima del luogo, tanto più in un’area protetta come il Parco, la priorità deve essere la persona e la sua dignità e questa è una soluzione che va in quella direzione, come l’idea di attribuire, a parità di superficie del complesso edilizio, il contributo della ricostruzione degli edifici sulle unità immobiliari al momento del sisma, a prescindere da qualsiasi modifica possa subentrare”.
Secondo la presidente Porzi, “per fare tutto ciò servirebbero strumenti adeguati. In primo luogo una piattaforma informatica nuova, a fronte di quella usata al momento che sembra poco adatta, che possa consentire il contatto diretto del professionista con l’Ente, con l’Ufficio speciale per la ricostruzione e che mantenga sempre il controllo della procedura. Da non sottovalutare il capitolo professionisti che rappresentano una figura imprescindibile della ricostruzione, spesso troppo esposti e poco tutelati nei lavori a loro assegnati il cui compenso arriva in genere solo alla conclusione di tutto l’iter. Fondamentale, per la presidente Porzi, il ruolo del personale: “Troppo scarsa la dotazione organica degli Uffici, andrebbero valutate iniziative per supplire all’inerzia dello Stato, un governo che non presidia più politicamente la ricostruzione e non si preoccupa del raccordo tra strutture tecniche commissariali. Si potrebbero reperire temporaneamente da altri servizi, ma sarebbe auspicabile anche una maggiore collaborazione tra gli Enti locali e l’utilizzo delle tante risorse che si sono professionalizzate e specializzate nelle precedenti crisi sismiche, dal 1997 in poi”.