San Costanzo, il cardinale Bassetti apre le celebrazioni: “E’ la Festa della città”
PERUGIA – Si sono aperte ufficialmente le celebrazioni per la festa di San Costanzo. «E’ la festa della città che si ritrova unita intorno al “Padre nella fede”. Una gioia condivisa che coinvolge tutti nel segno di un’antica appartenenza a valori sui quali è fondata la nostra vita e la nostra comunità. Sono i valori del Vangelo, che il Vescovo Costanzo ha testimoniato fino alla morte e che i nostri padri hanno difeso, amato e vissuto». Queste parole pronunciate dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia della celebrazione dei Primi Vespri della sera della vigilia della solennità di san Costanzo, vescovo e martire, patrono della città di Perugia e dell’Archidiocesi, sintetizzano lo spirito con cui i perugini vivono questo importante evento di fede che richiama alle origini della loro comunità cristiana (II secolo d.C.).
«Quali sono i valori evangelici che fondano la nostra comunità? – si è chiesto il cardinale –. Innanzitutto il riconoscerci fratelli, figli di un unico Padre. Questa fratellanza ci spinge a vivere insieme e a farci carico dei pesi gli uni degli altri. Ci sono poi i valori della pace e della libertà, della giustizia e della solidarietà, come colonne portanti della convivenza civile. Una comunità senza pace non può sussistere, si sgretolerebbe. Ma anche una comunità senza autentica libertà finirebbe per soffocare e non aver più spirito di vita. Così pure una giustizia fredda e senz’anima inaridirebbe tutta la società: c’è dunque bisogno anche di tanta solidarietà perché il corpo sociale sia vivo e coeso, in modo che anche la vita di tutti i cittadini sia prospera e carica di speranza. Così i nostri padri pensavano la loro città; così la immaginiamo anche noi oggi: libera, giusta e solidale».
«Il lento inesorabile deteriorarsi dei costumi sia religiosi che sociali – ha proseguito il cardinale Bassetti – ha provocato però lo sbiadirsi dei valori fondanti, e ciò ha comportato talvolta il rischio di perdere la pace, la libertà e la prosperità. Le crisi e i fatti bellicosi dei tempi passati sono ormai un vago ricordo, ma l’insidia della violenza, della sopraffazione e soprattutto dell’egoismo e della corruzione sono sempre presenti e richiedono da parte nostra un’attenta vigilanza. Negli ultimi tempi, grazie a Dio, non sono certo mancati esempi di grande generosità e solidarietà, specie in occasione della perdurante crisi economica e dell’interminabile assillo dovuto al terremoto. Una comunità modellata sui valori evangelici non può non essere accogliente, solidale e giusta».
La “Luminaria” lungo la “via Sacra” e la celebrazione dei Primi Vespri in San Costanzo.
Ad aprire le celebrazioni in onore di san Costanzo è stata la suggestiva processione della “Luminaria”, menzionata negli Statuti comunali del XIV secolo nella cui “premessa” è riportata la preghiera che richiama le radici cristiane della convivenza civile e la responsabilità politica dei credenti. La “Luminaria” ha visto insieme i rappresentati delle istituzioni civili e religiose di Perugia, segno della loro collaborazione per il bene comune, iniziata davanti al palazzo comunale dei Priori con la benedizione del fuoco e la lettura dell’ordinanza dei Priori del Comune del 1310 che affidava al “Beato Costanzo” la protezione della città, salvaguardando ed accrescendo “di bene in meglio la condizione di pace e di tranquillità del popolo di Perugia…”. La “Luminaria”, come è tradizione, ha percorso la “via Sacra” che collega la cattedrale di san Lorenzo alla basilica di San Costanzo, transitando davanti alla chiesa di Sant’Ercolano e alle basiliche di San Domenico e San Pietro. In San Costanzo il cardinale Bassetti, alla presenza del sindaco Andrea Romizi e di altri rappresentanti delle istituzioni civili, culturali e religiose cittadine, ha presieduto la celebrazione dei Primi Vespri.
Le tante inquietudini del nostro tempo che si insinuano all’interno della società come il gioco d’azzardo.
Il porporato ha parlato del «tempo che stiamo vivendo mostra anche i segni di un’inquietudine che si insinua all’interno della compagine sociale e turba quella tranquillità che è il bene più prezioso per ogni comunità. Mi riferisco ai tanti problemi, soprattutto di carattere economico, che ancora assillano numerose famiglie perugine. Come comunità cristiana siamo vicini a quanti vivono questo tempo con trepidazione e cerchiamo di venire incontro alle tante necessità». Il cardinale ha poi evidenziato «un malessere legato a preoccupanti fatti di cronaca e a inchieste giudiziarie che turbano seriamente il quieto vivere e l’onesto operare imprenditoriale e commerciale di taluni ambienti cittadini. Per non parlare del malessere che traspare da quell’oscurità che circonda il mondo del gioco d’azzardo, per molti ormai una vera e propria malattia, che brucia denaro di famiglie già provate dalla crisi e umilia la dignità di chi diventa preda e vittima di una falsa idea della vita».
L’amina vera di Perugia, operosa e solidale, nelle parole di san Giovanni Paolo II.
«Ma la vera identità della nostra città – ha detto il cardinale avviandosi alla conclusione – non sta certo in questi elementi negativi. Ma tale identità l’aveva ben colta il Santo Pontefice Giovanni Paolo II, quando, durante la sua visita del 1986, affermò: “Mi piace ammirare l’anima di Perugia, dolce e aperta come gli orizzonti che le si aprono d’intorno, così magistralmente illustrati nella pittura del Perugino, quell’anima che ha reso la città disponibile e accogliente verso quanti, dai vari continenti, qui convengono per il primo impatto con la lingua, la cultura e l’arte italiana o in cerca di lavoro. Lo stile di civile convivenza tra diverse componenti culturali, l’ordinata operosità, lo studio rigoroso e animato da volontà di servire l’autentico progresso dell’uomo, la cordiale e premurosa ospitalità, lasceranno senz’altro una traccia positiva nel loro animo”. E’ in questo stile di civiltà operosa e solidale che sta l’anima di Perugia, ed è questo stile che, tutti assieme, dobbiamo continuare a conservare e consegnare alle future generazioni».