Sanità, Umbria e Toscana a confronto. Innovazione e cambiamento: le sfide per il futuro
FOLIGNO – Innovare si può, anzi si deve. Anche nella sanità pubblica. Ne è certo Stefano Scaramelli, presidente della Commissione sanità della Regione Toscana, che in sette mesi ha portato a casa la riforma del sistema sanitario toscano. Ne è ancor più convinto Luca Barberini, ex assessore regionale a Sanità, coesione sociale e welfare, che del cambiamento e dell’innovazione sta facendo una bandiera per il futuro dell’Umbria.
I due si sono incontrati il 26 febbraio a Foligno, in un affollato incontro su “sanità come termometro di civiltà”, promosso dall’associazione culturale “Il Baiocco” e moderato dal caporedattore del Messaggero Umbria, Marco Brunacci, in un contesto particolare perché si è svolto pochi minuti dopo la notizia della firma dei decreti di nomina dei sei direttori regionali, da parte della presidente della Regione Umbria. Un fatto che ha decisamente “sorpreso”, per non dire indispettito, Barberini viste le prove di dialogo delle ultime ore dopo lo strappo della scorsa settimana. Nessun riferimento esplicito al “fattaccio”, se non in risposta a un’ultima domanda secca, ma tante proposte per il futuro dell’Umbria guardando anche alla Toscana, che ha riformato l’intero sistema sanitario locale con quattro parole d’ordine: innovazione, merito, trasparenza, razionalizzazione.
“Abbiamo cambiato – ha detto Scaramelli – per consegnare alle generazioni future un modello che continui a funzionare bene. I cittadini ci chiedevano di cambiare perché, nonostante la nostra sanità fosse ritenuta eccellente, c’era qualcosa che non andava. Era necessario liberare il sistema sanitario da una cappa, coniugando esperienza e innovazione, menti e generazioni nuove per affrontare sfide diverse. La nuova legge ha trovato tante resistenze e tanti ostacoli, ci sono volute 95 ore di discussione in Aula e le resistenze più grandi sono state all’interno. In commissione abbiamo avuto mille emendamenti alla proposta della Giunta ma siamo riusciti a cambiare e siamo passati da 12 aziende sanitarie a 3, da 36 manager a 9 e abbiamo introdotto la verifica annuale dei direttori generale”.
Barberini ha sottolineato di aver “posto il tema dell’innovazione per la sanità perché l’impostazione della sanità umbra è quella degli anni Settanta” e di essere “pronto a chiederlo per tutto perché siamo difronte a una società completamente cambiata, dove siamo tutti più poveri, più soli e più anziani. Soprattutto in sanità e nel sociale, che toccano da vicino la vita di tutti i cittadini, servono risposte nuove che possiamo dare soltanto utilizzando strumenti nuovi. La sanità è il cuore della politica regionale, ma servono politiche più innovative che mettano davvero al centro i cittadini e che sappiano interpretare i nuovi bisogni”. Stuzzicato da Marco Brunacci, Barberini ha detto che “la sanità non vuole essere mollata dalla politica perché su un bilancio regionale di 2 miliardi, ben 1,7 vengono assorbiti da interventi in questo settore: questo fa capire la responsabilità che abbiamo”.
“In questo contesto – ha detto Barberini – in Umbria va fatta una riforma profonda, che razionalizzi e organizzi meglio l’intero sistema, aumentando la capacità di indirizzo e controllo della politica. E’ opportuno andare verso un’unica azienda ospedaliera su due plessi e una Asl per l’intero territorio regionale, con una centrale unica per gli acquisti. Bisogna riorganizzare la rete ospedaliera evitando inutili duplicazioni e realizzare una rete dell’emergenza-urgenza che funzioni 24 ore su 24. Occorre potenziare i servizi territoriali (distretti, consultori, case della salute, farmacie di servizi, nuovo ruolo dei medici di medicina generale e dei pediatri), abbattere le liste d’attesa con nuovi modelli organizzativi. Questa sfida la proposi anche quattro anni fa, da consigliere regionale, ma non fu capita né dai cittadini né da istituzioni arroccate su se stesse a difesa del proprio fortino. Oggi i tempi sono cambiati e una riforma del genere è ormai necessaria, anche nell’ottica di nuove forme di regionalismo”.
Incalzato dalle domande del moderatore, che ha chiesto all’ex assessore se rientrerà o meno nella Giunta regionale, Barberini ha ribadito che il motivo delle sue dimissioni “non sta nelle nomine in se’ ma nella possibilità di avere persone capaci di interpretare il cambiamento in atto. C’è bisogno di dare un messaggio nuovo, i cittadini umbri mi hanno votato per portare avanti un progetto di innovazione e io non posso accettare un percorso, nel ruolo che avevo, se nel team di governo ci sono persone che lo guidano da più di vent’anni. Dobbiamo cambiare con senso di responsabilità, cambiare si può e si deve, è difficile continuare nella stessa maniera per i prossimi quattro anni. Questa è la mia sfida, questa è la sfida che chiedono i cittadini umbri”.
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