Si espande in Umbria il settore aerospaziale
PERUGIA – Sebbene la crisi economica stia ancora attanagliando l’Umbria, creando sacche di disagi e disoccupati, non ultimo nel settore agroalimentare dove rischiano il posto 489 lavoratori solo nella provincia di Perugia, di cui 125 alla Colussi e 364 alla Nestlé di San Sisto, ci sono settori in cui l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo consentono di espandere la produzione, la produttività permettendo di assorbire occupazione, come nel comparto aerospaziale umbro, un’eccellenza a livello mondiale che, grazie a degli investimenti sia in tecnologie che in professionalità, è cresciuto e ha incrementato l’export. «È il caso dell’Umbra Cuscinetti e dell’Orna Tonti di Foligno – dichiara la presidente Catiuscia Marini all’incontro ‘Ripartiamo dalla fabbrica’ organizzato dalla Cgil in Provincia a Perugia –, che nel settore aerospaziale in cui emergono per la produzione di componenti top a livello mondiale occupano oggi migliaia di persone. Aziende che sono state capaci di fare sinergia anche con Università e Scuola per formare figure professionali da inserire nei propri settori». Oggi la Umbra Cuscinetti è una realtà aziendale consolidata, una multinazionale leader nella meccanica di precisione e nelle produzioni aeronautiche, con 980 dipendenti e stabilimenti in Europa e Usa. Ha stretto rapporti commerciali con colossi mondiali quali la Boeing. Fondata nel 1972 dal compianto Valter Baldaccini, industriale lungimirante, ha festeggiato i suoi 45 anni di vita inaugurando un nuovo laboratorio di ingegneria sperimentale. «L’equazione multinazionale uguale predatore – sostiene la Marini – non è sempre vera, come si vede. Il paradosso di Nestlé e Colussi è che alla base non c’è una vera crisi di produttività. Per questo vogliamo continuare a confrontarci col management. Va trovato un abito su misura per ogni situazione, per far sì che, come accadde a Temi con la chimica per la Merakion, la crisi diventi opportunità di sviluppo». E poi conclude facendo riferimento alla vertenza Perugina in corso: «L’investimento nell’innovazione tecnologica, che aiuta a far fronte alla produzione con un minor numero di addetti, non può essere scaricato esclusivamente sulla forza lavoro».