Situazione critica nelle carceri dell’Umbria. Appello del Sindacato della polizia penitenziaria

TERNI – Ancora tensione nelle carceri umbre, in particolare a Terni dove nei giorni scorsi sono stati trovati e sequestrati dalla polizia penitenziaria due telefoni cellulari. A commentare l’accaduto è Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe: “Negli ultimi tre giorni presso la casa circondariale di Terni, e precisamente nel padiglione di media sicurezza – spiega – sono stati rinvenuti durante la perquisizione ordinaria due telefoni cellulari: uno ad un detenuto italiano di origine campana e l’altro ad un detenuto di origine venezuelana. Il Sappe vuole fare un elogio ai colleghi della polizia penitenziaria di Terni che, nonostante le numerose aggressioni e il grande stress, lavorano con dignità e spirito di corpo”. “Il Governo – prosegue Bonino – attraverso l’Amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia, anziché adottare provvedimenti che garantiscono ordine e sicurezza anche attraverso una schermatura che contrasti efficacemente l’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di qualsiasi altra strumentazione tecnologica in carcere, vuole approvare una riforma penitenziaria che, affidando il carcere ai detenuti, depotenzia anche il ruolo della Polizia Penitenziaria. E questo è grave e inaccettabile”. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece aggiunge: “La situazione nelle carceri dell’Umbria, dove oggi sono detenute 1.386 persone rispetto ai circa 1.300 posti letto, è sempre tesa ed allarmante. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri umbre, nell’interno anno 2017, sono inquietanti: 272 atti di autolesionismo, 19 tentati suicidi, 190 colluttazioni e 33 ferimenti. I suicidi in cella sono stati 2. Sono state, infine, 7 le evasioni da penitenziari dell’Umbria a seguito della concessione di permesso premio e lavoro all’esterno. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria”.

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