Solenne pontificale per celebrare San Valentino: la festa degli innamorati

TERNI – Dopo la processione di sabato sera, dove l’urna di San Valentino è stata riportata dal Duomo in Basilica, oggi spazio al solenne pontificale, presieduto da Mons. Giuseppe Piemontese.

Questa l’omelia del vescovo: “Cari fratelli e sorelle, la ricorrenza della festa di san Valentino oggi ci vede radunati in questa cattedrale, chiesa madre di tutte le chiese della Diocesi e simbolo della città di Terni e del popolo di Dio, radunato attorno a Gesù Cristo e nel suo nome, come famiglia, civile ed ecclesiale, dedita a proclamare la gioia del Vangelo e a edificare una società più giusta, pacifica e fraterna. La memoria del nostro Patrono richiama la sua vita, gli aspetti dei suoi insegnamenti, che sono oggi ancora attuali, le ragioni della identità di questa città, che si onora di vedere richiamato da secoli, il suo nome accanto a quello del suo Patrono: San Valentino di Terni.

La Chiesa illustra la natura e l’attualità del messaggio dei suoi santi, risalendo a quei brani della Bibbia che hanno costituito i particolari riferimenti ideali della loro personalità, della loro vita cristiana e l’ispirazione dei loro insegnamenti.

Il cristiano e vescovo Valentino, sperimentando l’ostilità palese e latente della società e del regime imperiale del suo tempo verso la libera confessione pubblica e privata della religione cristiana, ha dovuto proteggere con prudenza e fierezza la ricerca della verità e la testimonianza della sua fede di cristiano, non solo in riferimento alla sua persona, ma anche per il popolo, affidato alle sue cure di pastore.

La storia, richiamata dalla Prima lettura, e gli scritti del profeta Geremia, vissuto nel 600 AC, all’inizio della deportazione degli Ebrei in Babilonia, sono stati per Valentino l’ispirazione, la guida e l’incoraggiamento a indicare e promuovere non solo il bene dei cristiani, ma della stessa comunità pagana nella quale viveva.

Secondo la tradizione, Valentino  (Terni176 circa – Roma14 febbraio 273) è stato investito della funzione di pastore di questa Chiesa ed è stato ordinato vescovo da san Feliciano alla giovane età di 21 anni. Come il Profeta Geremia anche lui avrà protestato: “Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare perché sono giovane!”.

Ma il Signore mi disse: non dire sono giovane. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto ciò che ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro perché io sono con te per proteggerti”.

A differenza degli altri profeti, Geremia non si limita a denunciare il peccato, ma vuole scoprirne la causa. Il profeta la individua nella profondità del “cuore perverso”, cuore che solo Dio può cambiare facendo rinascere un cuore nuovo, a Lui fedele, con cui stabilire una nuova Alleanza.

Geremia si spinge ad annunciare una Nuova Alleanza, che Dio vuole scrivere scriverà direttamente nel cuore di ognuno (cf Ger 31,31-33).

Per annunciare il dono di questa Nuova Alleanza, stabilita da Gesù, Valentino non ha temuto ostacoli, minacce e persecuzione e infatti la protezione del Signore lo ha accompagnato per una lunga vita, 97 anni di età e 75 di episcopato.

La sua guida pastorale non si è limitata ai cristiani, ma si è manifestata verso ogni persona presente nel contesto civile, sociale e religioso del suo tempo: nella cura dei malati, nel dialogo con i pagani, nella preoccupazione per la città, nell’accompagnamento e nella formazione dei giovani all’amore e al matrimonio.

Soprattutto in quest’ultimo campo la tradizione si è consolidata, facendo di san Valentino di Terni il patrono dei fidanzati, di coloro che desiderano abbandonare gli amori fluttuanti e passeggeri, per dare inizio all’amore-progetto di vita, stabile, duraturo e benedetto da Dio fino alla morte e oltre la morte. Proprio la cura nel favorire la trasformazione del cuore da instabile e perverso, secondo la profezia di Ezechiele (36,26-27), a cuore nuovo, in sintonia col disegno di Dio, è stato il segreto del successo di Valentino con i giovani fidanzati e innamorati.

Ma la sua azione principale è stata quella di pastore e vescovo di questo territorio della valle del Nera e del Serra, della diocesi di Interamna, spinto dal chiaro obiettivo di educare fondare, animare e guidare al Dio vivente, la comunità del suo tempo.

QUALE MESSAGGIO si può ricavare dalla testimonianza di san Valentino per i cristiani di oggi, per noi concittadini del Santo, per la nostra città?

Al tempo di Valentino la nostra città era un municipio di dimensioni ridotte, dalla complessità certamente non paragonabile a quella di oggi, però la limitatezza di mezzi, l’istruzione riservata a pochi privilegiati e le condizioni di vita precarie richiedevano, ai Vescovi-Pastori e ai responsabili della popolazione, una dedizione molto impegnativa e faticosa,

Oggi siamo ad un tornante molto delicato della storia della nazione, siamo testimoni di un cambiamento epocale e strutturale, nel guado della Quarta rivoluzione industriale, che speriamo, presto, possa coinvolgere anche la nostra città. Le elezioni politiche imminenti, stanno per aprirci a scenari inediti e imprevedibili.

La nostra città, in particolare, da un po’ di anni a questa parte, attraversa una delle stagioni più delicate e incerte: a livello economico si notano divari notevoli tra gruppi di cittadini abbienti e sacche di povertà intollerabili. Notevole preoccupazione suscita l’affievolimento dei valori morali e civili e la disinvoltura o peggio il poco rispetto da parte di gruppi di cittadini verso le Istituzioni.

La grave situazione economica del Comune, le ricorrenti proposte sulla collocazione geografica della città, la persistente e preoccupante disoccupazione giovanile con la conseguente emorragia di giovani, che annualmente emigrano all’estero, le varie forme di povertà strisciante che perdurano nonostante dichiarazioni ottimistiche di ripresa economica nazionale ed europea: sono elementi e tasselli di un quadro che richiede riflessione intelligente e partecipazione civile e pacata da parte dei singoli cittadini e di tutte le forze politiche, culturali, associative, sociali e imprenditoriali.

Nel riferimento specifico alla attualità della nostra città, credo che occorra avviare un personale e comune esame di coscienza, sincero, leale e costruttivo per risalire alle cause dell’attuale situazione. Il mondo politico, partitico, sociale, imprenditoriale, sindacale, culturale, associativo, ecclesiastico: tutti siamo chiamati in causa, tutti abbiamo il dovere, ciascuno per la sua parte, per individuare le ragioni che hanno portato la nostra città alla corrente situazione di “dissesto” e collaborare per riportarla in sicurezza e alla dignità, che le spetta. Vanno ricercate nelle pieghe delle dinamiche democratiche della città almeno degli ultimi 30 anni, oltre al tanto bene compiuto, quali sono state le scelte azzardate o sbagliate, le manie di grandezza, le accondiscendenze populistiche, i silenzi interessati, le astensioni comode, le deleghe deresponsabilizzanti, le asserzioni qualunquistiche, le decisioni rischiose, le proteste di facciata, i benefici di parte, il rimpallo delle responsabilità, le promesse irrealizzate, ecc.

La crisi economica mondiale, che ha attanagliato l’Italia e la nostra città dal 2008, non è sufficiente a spiegare la situazione attuale. Occorre andare in profondità e discernere la problematica con lucidità e lealtà, senza accontentarsi di individuare facili “capri espiatori”.

Valentino è stato pastore secondo il cuore e l’esempio di Gesù: pastore buono e bello, che si è collocato a seconda della necessità, avanti, in mezzo e dietro al gregge, suo popolo. Avanti per indicare e segnare decisamente la strada; in mezzo per formare e convincere con argomenti e discorsi persuasivi; dietro per raccogliere con amore chi faticava a seguire la carovana.

Per restare fedele al suo popolo, servirlo e proteggerlo ha più volte patito umiliazioni e persecuzioni e alla fine ha subito il martirio: la morte con le verghe e con la decapitazione.

Coloro che si propongono o vengono proposti a svolgere funzioni di governo a livello nazionale o locale devono guardarsi dalla tentazione dell’ambizione, sempre latente, o dalla prospettiva di ricavarne benefici personali o di parte per lasciarsi muovere dallo spirito di servizio e dal bene di tutto il popolo, quale stile, motivazione e obiettivo dell’agire.

Quanti sono disposti a sacrificare la vita per amore della città?

Esprimo l’auspicio-augurio affinché quelli che verranno, non siano giorni di imbarbarimento civile e politico. La forza della persuasione non sia affidata al vociare scomposto e soverchiante, o peggio all’insulto, ma all’argomentare ragionevole e convincente, alla proposta realistica e costruttiva in vista del bene comune, secondo le fondamentali regole della democrazia. Penso che in questa circostanza ci sia bisogno di un sussulto di orgoglio e di amore per la città e i cittadini. Solo la leale partecipazione e forte collaborazione democratica di tutte le componenti civili potrà risolvere i problemi presenti e ridare speranza e a questa nostra città.

Parafrasando il profeta Isaia (62, 1), e mutuando l’operato di san Valentino, sento di poter pubblicamente affermare, mi auguro anche a nome di tutti:

“Per amore del mio popolo non tacerò

Per amore di questa città (Terni) non mi darò pace,

finchè non sia stabilita la giustizia… civile, religiosa e sociale,

e la pace e il benessere non raggiungano tutti i suoi figli”.

Gesù, che dona la sua vita per tutti noi in questa Eucarestia, voglia esaudire i nostri desideri per intercessione di san Valentino”.

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