Terni, commercio in centro: a breve aprono Upim e Piazza Italia
TERNI – Il conto alla rovescia è cominciato: i locali della Coin torneranno alla Upim. Sono già iniziati i lavori e breve riaprirà il marchio che prima della Coin già era ospitato a Corso Tacito. Così come aprirà a breve anche “Piazza Italia” nei locali ex Briganti e poi Wonderful. Per tanti locali che restano vuoti, i due torneranno a rivivere a breve.
A parte il movimento che si registra intorno a queste due sedi “storiche” del commercio cittadino, ci sono tanti locali che rimangono chiusi. Il tracollo dei negozi nel cuore della città è ormai un dato acquisito e confermato anche dai dati della Camera di Commercio relativi al 2014.
Complessivamente l’anno scorso sono state registrate 174 nuove iscrizioni contro 193 cessioni su un totale di 3265 attività registrate. Qualche differenza si nota tra imprese italiane, comunitarie e extra comunitarie. I commercianti comunitari, provenienti soprattutto dall’Europa dell’est, hanno registrato 57 attività commerciali attive, 6 sono state le nuove registrazioni, e 6 le cessazioni.
Per quanto riguarda le aziende italiane, nel 2014 risultavano iscritte alla Camera di commercio 2894 di cui 2555 attive. Sul fronte dei negozi gestiti da extracomunitari, provenienti in maggior parte dal Bangladesh e dalla Cina, si registra una sostanziale stabilità: 320 i negozi registrati di cui 312 attivi. 21 sono state le nuove attività aperte e 18 le chiusure.
Le aperture quindi si registrano per quanto riguarda il commercio straniero ma si tratta di attività che difficilmente interagiscono con il tessuto economico locale e incidono sui livelli occupazionali.
Sul fronte “politico”, si registra l’impegno della giunta comunale a studiare soluzioni per richiamare in centro le attività commerciali. Nelle scorse settimane l’assessore D’Ubaldi aveva annunciato che è allo studio dell’amministrazione la possibilità di applicare sconti fiscali a chi apre nuove attività. Una proposta che è ancora tutta concretizzare e che ha sollevato le critiche di qualche associazioni di categoria che chiede invece un confronto più ampio sui temi del commercio.