“Aggiornamento del piano irricevibile”: la Corte dei Conti dà il suo parere alla manovra presentata da Palazzo Spada
TERNI – L’aggiornamento del piano «potrebbe alterare la linearità del procedimento attualmente pendente e rallentarne l’esito, in palese disarmonia con lo spirito di sollecita definizione che ispira le norme di riferimento in materia di giustizia contabile».
Lo dichiara “irricevibile” la Corte dei Conti dell’Umbria il piano di riequilibrio di Palazzo Spada La sezione umbra gioca d’anticipo e, prima del giudizio delle Sezioni riunite romane, previsto il 24 gennaio, giudica “irricevibile” l’atto. Una doccia fredda di non poco conto, un giudizio che però lascia anche spazio a diverse interpretazioni: irricevibile perché ancora sussiste il ricorso alla Corte dei Conti nazionale? O irricevibile proprio per l’utilizzo e l’adozione del fondo di rotazione? Si capirà nelle prossime ore.
“Il Comune di Terni – dichiara il sindaco Leopoldo Di Girolamo – ha ricevuto nel primo pomeriggio di oggi la deliberazione della sezione regionale della Corte dei conti con la quale si dichiara irricevibile la delibera del consiglio comunale del 20 dicembre scorso sull’aggiornamento e lo sviluppo del Piano di riequilibrio finanziario.
In attesa di approfondire il documento con i legali e con le strutture amministrative dell’Ente, rilevo che la Corte ha eccepito un aspetto procedurale, ritenendo di non poter prendere in considerazionel’aggiornamento, in quanto la procedura del piano di riequilibrio è ancora in atto, sussistendo, come è noto, un ricorso da parte di questo Ente alla sezione riunita della Corte dei Conti, dopo la non approvazione da parte della sezione regionale. Non c’è stato, dunque, un pronunciamento nel merito dell’aggiornamento integrativo della cui validità rimaniamo convinti.
Sottolineo, inoltre, che l’articolo 243 bis del Tuel, che disciplina le procedure del predissesto, nel corso del tempo ha subito varie modifiche e rimane per tanti aspetti un cantiere aperto, nel quale, scorrendo il panorama nazionale, sono rientrati piani, predisposti dai vari comuni, non sempre univoci e concordanti. Come è noto la situazione contabile del Comune di Terni, pur nelle criticità che hanno chiesto il ricorso al piano di riequilibrio, non presenta quelle caratteristiche di grande preoccupazione che interessano numerosi comuni, ad iniziare da città di primissima rilevanza.
Aspetto fiducioso e rispettoso il giudizio che le sezioni centrali andranno a pronunciare il 24 gennaio, ribadendo anche in questo frangente che l’azione di risanamento dell’Ente è un patrimonio a disposizione del futuro del Comune e della città di Terni”.
Di certo c’è che la notizia ha innalzato il livello dello scontro politico. “I dilettanti del Partito democratico – spiega Thomas De Luca (M5S): “I dilettanti del Partito Democratico si schiantano contro la loro stessa arroganza, il giorno dopo la prova muscolare di ieri in cui hanno respinto la nostra proposta di collaborazione per salvare la città. Il M5S aveva ragione. Qualcuno dovrebbe avere l’umiltà di chiedere scusa e dimettersi immediatamente. Chi pagherà questi danni incalcolabili? Sindaco, Giunta, consiglieri, segretari di partito, nominati delle partecipate e tutta questa classe dirigente che ha raggiunto il culmine del fallimento amministrativo e politico. Forse sarebbe il caso che qualcuno chieda conto al collegio dei revisori che ha sempre dato parere favorevole anche a quest’ultima strampalata e vergognosa iniziativa? Voci della maggioranza – prosegue De Luca – già parlano restare appesi fino ad evitare le elezioni nel maggio 2018, continuando a produrre atti irricevibili con il solo fine di perdere tempo e allungare il brodo. La situazione finanziaria sta precipitando compromettendo irreparabilmente la coesione sociale e il tessuto economico e produttivo della città. Si continua a perdere tempo, tempo vitale per Terni”.
“Ormai l’unica soluzione è l’arrivo del commissario e degli ispettori della Corte dei conti che verifichino la consistenza del debito e chiedano conto ai responsabili così come è successo ad Alessandria dove Sindaco e assessori hanno dovuto coprire il buco di tasca loro. Poi elezioni a maggio 2018. Di Girolamo ultimo atto: è finita”.
Bomba piombata su una Terni che si preparava alla Direzione del Partito democratico, in programma alle 17.
“La comunicazione della Corte dei Conti regionale – scrive Enrico Melasecche di I love Terni – che boccia per la seconda volta un piano ridicolo con cui l’interdetto assessore Piacenti, ma soprattutto il sindaco che lo ha nominato e sostenuto in tutto e per tutto, anche nella costituzione di debiti su debiti, fino alla banalizzazione temeraria di piani fantomatici di rientro dal dissesto che non avevano nè capo né coda, costituisce una mazzata terribile sul piano B che questi prestigiatori avevano congegnato.
Adesso non rimane al sindaco di chiedere scusa alla città, pagarsi di tasca propria non solo la sontuosa parcella di 40.000 euro per l’incarico assegnato all’avvocato romano, ammalatosi proprio il giorno della seduta in cui le Sezioni Riunite avrebbero dovuto esprimere il proprio giudizio su una gestione non solo incauta ma addirittura temeraria, sfidando il buon senso, la prudenza che qualsiasi pubblico amministratore dovrebbe avere nella convinzione che il danaro prelevato dalle tasche dei cittadini è sacro.
Credo che in queste condizioni il PD a Terni dovrebbe per decenza saltare addirittura il turno elettorale prossimo ed ammettere il fallimento su tutto il fronte.
Ho ieri presentato unitamente ai consiglieri del M5S ed all’amico Crescimbeni una richiesta di consiglio comunale straordinario affinchè si possa tirare una riga su un periodo tra i più negativi nella storia della citta. Invito fin d’ora tutti i cittadini, le imprese, le associazioni di categoria ad esprimere serenamente la propria opinione rispetto a quella che rappresenta una vera e propria liberazione da un giogo quasi ventennale che ha ridotto la città in queste condizioni.
Un appello affinché tutti coloro che amano Terni vengano a Palazzo Spada a manifestare i propri sentimenti quando quel consiglio potrà svolgersi perché la democrazia è anche e soprattutto libertà di espressione delle proprie opinioni e, quando necessario, delle più che giustificate critiche, di fronte ad una mediocrità plateale certificata dall’ennesimo severo giudizio della magistratura contabile”.