Terni, la Fim Cisl lancia il grido d’allarme per le aziende metalmeccaniche
TERNI – In 90 aziende metalmeccaniche della provincia di Terni, nel 2015, 1.692 dipendenti, su quasi 4 mila totali, sono stati coinvolti almeno dalla cassa integrazione e 107 sono stati licenziati, senza protezione con eventuali accordi di mobilità incentivata. Sono i dati “preoccupanti” resi noti dalla segreteria del coordinamento Fim Cisl, dopo un monitoraggio delle imprese iscritte a Federmeccanica, Confapi, Confartigianato o seguite da consulenti o altre associazioni.
L’anno nuovo, secondo il sindacato, si è aperto con alcune questioni, come la richiesta di licenziamento collettivo e collocazione in mobilità per 29 unità lavorative su 36 della Car One (attività di cantieri), l’annuncio dei 13 lavoratori che la Vipal ha ipotizzato come esubero, la cassa integrazione firmata a Faurecia a seguito della decisione di Fca di posticipare il lancio di alcuni modelli, la richiesta di cassa integrazione alla Adamantis.
La Fim Cisl evidenzia anche il “fenomeno che ormai non interessa più solamente l’indotto di Ast, di accettare appalti per lavorazioni e servizi a tariffe ai limiti della legalità le cui conseguenze finiscono con l”essere scaricate sui lavoratori e sempre più spesso sulla qualità della prestazione”.
Il 2016, sempre secondo il sindacato, “deve essere per il comprensorio ternano l’anno di Industry 4.0, la rivoluzione tecnologica in grado di cambiare l’aspetto a tutto il mondo della produzione. La condizione è che accanto alle idee, ci sia una nuova classe imprenditoriale in grado di attrarre gli investimenti seguendo appunto il solco dell’innovazione”.
“Le istituzioni locali – conclude la Fim – in modo particolare la Regione dovrebbero agire, sia attraverso la programmazione comunitaria 2014-2020 che con le risorse nazionali e aggiuntive al bilancio regionale, accompagnando le imprese del comprensorio ternano, narnese-amerino e orvietano a investire prima di tutto in innovazione, ricerca e internazionalizzazione”.