Terni, l’Isrim è fallito, i sindacati: “Ora la Regione ricollochi tutti i lavoratori”

TERNI – L’Isrim, l’Istituto superiore di ricerca sui materiali speciali, è fallito. Il tribunale di Terni ha posto fine alle speranze dei lavoratori di salvare l’istituto. Ha nominato curatore fallimentare l’avvocato Francesco Venturi di Orvieto e ha fissato per il prossimo 18 giugno l’udienza in cui verrà esaminato lo stato passivo dell’Istituto.

Questa decisione era nell’aria, considerata la nota situazione di insolvenza dell’Isrim, ma contro la quale le professionalità e i sindacati in questi mesi avevano messo in campo ogni iniziativa utile a scongiurare questo pronunciamento del tribunale o comunque a rinviarlo nella speranza di poter compiere, nelle more, l’estremo tentativo di difesa dell’occupazione.

Con la dichiarazione di fallimento diventa più improbabile l’ipotesi di salvataggio dei circa 30 lavoratori attraverso la creazione di una società per la ricerca con l’Asm.

Durissima la reazione dei sindacati. I segretari territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Cardinali, Framarini e Di Lecce, parlano di “un’altra sconfitta per il sistema territoriale”.

“Questa volta però a chiudere battenti non è la solita azienda multinazionale che sfrutta il territorio e poi se ne va, – scrivono i tre segretari – ma l’istituto di ricerca pubblico della regione dell’Umbria, dove sono stati spesi ingenti risorse economiche pubbliche per l’acquisto di macchinari all’avanguardia. Dove sono state occupate professionalità e saperi per essere di supporto al sistema delle imprese artigiane ed industriali presenti sul nostro territorio. Un’altra disfatta per le agenzie regionali che purtroppo infilano l’ennesima sconfitta nei fatti, dopo che per due lunghi anni si è tentato di trovare una soluzione industriale senza risultati. Un sistema, quello umbro, che purtroppo non riesce più ad arginare la valanga di scivolamento verso il sud, che l’Umbria sembra percorrere in modo assolutamente inarrestabile”.

“E pensare – continuano le tre sigle sindacali –  che dopo l’approvazione della risoluzione del consiglio regionale dell’Umbria, l’accelerazione della modifica dello statuto dell’Asm, per permettere la creazione di una società per la ricerca, e la disponibilità messa in campo dal Sii per affidare un po’ di attività, che attraverso risorse economiche fresche, permettessero di intervenire sulla procedura fallimentare in corso, avevamo quasi creduto che si potesse uscire positivamente da una situazione disastrosa, con un lavoro collettivo, per salvaguardare un importante strumento per il rilancio territoriale”.

“Intendiamo ribadire – aggiungono – che le organizzazioni sindacali durante la scorsa settimana non hanno mai abbassato la guardia, intervenendo più volte nei confronti dei soggetti interessati – liquidatori, Confindustria, Regione – ma anche nei confronti dei vertici della Sii, per sollecitare soluzioni, veloci ed efficaci. Purtroppo, abbiamo dovuto registrare una riunione dove mancavano i liquidatori, una seconda convocazione in Regione che non è mai arrivata, una riunione fissata dai liquidatori con il Sii per giovedì scorso, poi rinviata a domani e che purtroppo oramai non servirà più annulla”.

Vista la mancata realizzazione della società dell’Asm, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil sostengono che “l’unica soluzione appare quella della ricollocazione di tutti i lavoratori presso le istituzioni e le loro partecipate. Elemento questo che domani chiederemo direttamente alla Giunta Regionale, visto che insieme ai lavoratori saremo di nuovo costretti a muoverci verso il capoluogo di Regione. Forse sarà opportuno sospendere la discussione sulla legge elettorale e provare a salvare un po’ di lavoro”.

 

Un pensiero riguardo “Terni, l’Isrim è fallito, i sindacati: “Ora la Regione ricollochi tutti i lavoratori”

  • Feb 17, 2015 in 20:38
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    Se una società “serve” alla collettività solo se produce Utili perché l’utile dimostra che i suoi servizi sono richiesti e quindi servono ad altri.
    Possono esserci dei casi che società non riescano a chiudere i loro bilanci con degli utili perché non riescono a fare conoscere gli ottimi servizi (prodotti) che producono, ma anche questo è sintomo di cattiva gestione perlomeno commerciale.
    E’ naturale che società nascano, vivano e, se non stanno sul mercato chiudano.
    Spiace per i lavoratori e le professionalità che si sono formate e vanno perdute, ma questo è ciò che accade anche in qualsiasi altra impresa privata che chiude e perde professionalità che ha impiegato anni per formare.
    Spiace vedere che i sindacati anzicché cercare soluzioni che tutelino meglio TUTTI i lavoratori si affannano a sostenere e proteggere solo il posto di lavoro di alcuni a discapito di tutti gli altri solo perché ideologicamente vicini.
    Niente di più ingiusto.

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