Terremoto, chiusura delle ricostruzioni del 1997 e precedenti: ok alla legge
PERUGIA – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato con 14 voti favorevoli (Pd, SeR e Ricci-Rp) e 6 astenuti (FI, M5S, Ln, De Vincenzi-Rp) il disegno di legge della Giunta relativo alle “Norme per la conclusione della ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 1997 e precedenti” che ha come finalità di portare a conclusione e ottimizzare le procedure per arrivare ad una “sostanziale chiusura” della ricostruzione, sia privata che pubblica.
Il provvedimento – L’atto vuole fare il punto e chiudere tutte le code delle ricostruzioni ancora aperte. Si stabilisce con l’atto approvato dalla giunta, la decadenza dei progetti non presentati nei termini stabiliti. A svolgere una ricognizione devono essere i Comuni Per la definizione dei procedimenti concessori in essere, la legge riconosce ai Comuni la POSSIBILITÀ DI EROGARE IL SALDO DEL CONTRIBUTO, previa rideterminazione dello stesso sulla base dell’importo della spesa documentata ammissibile a contributo. Nel caso di Umi (Unità minime di intervento) costituite da più edifici, i Comuni avranno la possibilità di procedere all’erogazione del saldo del contributo per i soli edifici per i quali risultino regolarmente ultimati i lavori, previa variante al Pir di disaggregazione della Umi e rilascio di distinte concessioni contributive. Per gli interventi per i quali non è previsto il rientro di residenti nelle abitazioni principali è consentito procedere all’ultimazione parziale dei lavori, a condizione che siano eseguiti gli interventi strutturali, compreso il ripristino degli elementi architettonici esterni e delle finiture esterne, con conseguente riduzione del contributo.
La legge semplifica le procedure per l’approvazione delle varianti ai Pir; prevede norme relative ai controlli sugli interventi dei privati. Per il contributo per il funzionamento dei consorzi obbligatori viene distinto il termine ultimo per la rendicontazione finale e il termine ultimo per la rendicontazione delle spese di gestione del consorzio. In considerazione che la crisi finanziaria e la congiuntura economica (a partire dal 2007) hanno inciso pesantemente sui tempi di realizzazione di PROGETTI DI SVILUPPO che contemplavano accanto ad opere di ripristino dei fabbricati danneggiati dall’evento sismico del 1997, anche l’avvio di attività produttive e di servizi innovativi di rilevante interesse, ferme restando le garanzie fideiussorie a favore della Regione, vengono prorogati ulteriormente i termini per l’avvio di dette attività ed evitare così la decadenza dal contributo.
Viene disciplinato l’uso di quelle risorse destinate dal programma finanziario per il recupero degli edifici privati danneggiati dalla crisi sismica del 1997, divenute disponibili in conseguenza del verificarsi delle cause di decadenza del contributo, ovvero per il mancato rilascio delle concessioni contributive da parte dei Comuni, stabilendo, in particolare, che tali risorse possano essere destinate dalla Regione al finanziamento di interventi collocati in altri settori della ricostruzione o in fasce prioritarie non ancora finanziate. In merito alla ricostruzione pubblica sono stati finanziati anche numerosi interventi pubblici, articolati nelle varie tipologie previste dalla normativa, di cui il 92% risulta con lavori ultimati e solo l’8% con lavori in corso o non ancora iniziati. Per 66 deve ancora essere approvato il progetto e rilasciata la concessione contributiva.
Vengono previste scadenze perentorie per la presentazione di progetti, per l’affidamento dei lavori e per la loro conclusione, allo scopo di accelerare l’avvio e la chiusura dei cantieri. In Commissione è stato deciso di introdurre una disposizione che consenta ai Comuni interessati dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto di questo anno di chiedere una ulteriore proroga per un massimo comunque di 120 giorni per poter adempiere alle scadenze perentorie poste dalla norma. Relativamente agli eventi sismici del 1979 e del 1982-84 la legge introduce termini in capo ai Comuni per l’erogazione a favore degli aventi diritto dei contributi (saldo finale) del sisma 1982-1984 nonché per effettuare adempimenti che già erano stati posti in carico ai Comuni . Viene prevista l’istituzione di un fondo di garazia per la mancata restituzione da parte dei soggetti privati ai Comuni delle somme anticipate. Prevista anche l’istituzione di un ulteriore fondo per la concessione di un’anticipazione regionale al soggetto attuatore per il completamento di un’opera pubblica rimasta incompiuta a seguito di risoluzione anticipata del contratto di appalto. Nell’ipotesi che l’impresa esecutrice di lavori si trovi in procedura fallimentare (è stato proposto in Commissione), viene rinviata la questione alla disciplina del D.U.R.C. e sempre in Commissione si è deciso di inserire una norma di favore per i Comuni interessati dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016, con la quale è stata prevista la possibilità di prorogare di ulteriori 120 giorni tutti quei termini inseriti nel DDL che pongono adempimenti in capo ai Comuni.
Nelle more dell’eventuale concessione di finanziamenti da parte dello Stato per il completamento della ricostruzione, viene DISCIPLINATA L’ENTITÀ DEL CONTRIBUTO MASSIMO EROGABILE ED EVENTUALI PRIORITÀ DI INTERVENTO PER LE RESIDENZE SECONDARIE (seconde case). Verrà dunque concesso un contributo nella misura massima del 50 per cento del costo ammissibile dell’intervento. Per il recupero di U.M.I./edifici in fascia N all’interno dei PIR, è previsto, invece, un finanziamento massimo pari al 60 per cento del contributo ammissibile a condizione che sia almeno eseguito il consolidamento strutturale dell’edificio (unità strutturale) e il ripristino delle finiture esterne. La legge limita l’ambito degli INTERVENTI SOSTITUTIVI DA PARTE DEI COMUNI: sarà possibile per i soli interventi da realizzare su edifici ubicati all’interno dei programmi integrati di recupero. La sostituzione potrà avere luogo solo se il Comune accerti la sussistenza di un interesse pubblico alla realizzazione dell’intervento o se il proprietario di almeno un’unità immobiliare manifesta il proprio interesse alla ricostruzione, attraverso una dichiarazione da inoltrare al Comune entro un termine stabilito.
Per quanto attiene al PERSONALE A TEMPO DETERMINATO ASSUNTO DAI COMUNI PER LA RICOSTRUZIONE), la legge apporta alcune modifiche alla legge regionale n. 2 del 2003, finalizzate alla stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato per la ricostruzione post sisma 1997. La Regione, la Provincia di Perugia e i Comuni coinvolti nella ricostruzione hanno, infatti, effettuato circa 600 assunzioni di personale tecnico e amministrativo a tempo determinato. Attualmente sono ancora presenti 32 dipendenti i cui rapporti di lavoro a tempo determinato sono stati interrotti dal marzo 2016: Comuni di Monte S. Maria Tiberina (1), Nocera Umbra (26), Vallo di Nera (1) e Valtopina (4). Dei 32 precari, 30 sono risultati idonei ai concorsi riservati indetti dai Comuni per la trasformazione del rapporto da tempo determinato a tempo indeterminato, ma non sono stati stabilizzati perché i piccoli comuni non hanno posti in organico né risorse finanziarie per procedere alla loro stabilizzazione. Per porre fine allo stato di precarietà del suddetto personale, la legge introduce disposizioni finalizzate all’applicazione dello strumento dell’accordo di programma tra gli enti al processo di stabilizzazione di tale personale. Gli Enti vengono dunque autorizzati, al fine della stipulazione degli accordi di programma, ad utilizzare fino al 31 dicembre 2018 le graduatorie dei concorsi riservati indetti dai comuni (si consente l’applicazione dell’accordo di programma al personale assunto con contratto a tempo determinato in data antecedente al 31 dicembre 2005 (attualmente il termine è il 30 giugno 2002), anche nel caso in cui sia stato interrotto il rapporto di lavoro a tempo determinato con l’ente. Tra i soggetti che possono stipulare gli accordi di programma vengono inserite le aziende sanitarie regionali; previsti incentivi regionali alla stipulazione degli accordi di programma. In merito ai PREFABBRICATI REALIZZATI A SEGUITO DEL SISMA, la legge stabilisce che le strutture prefabbricate sono destinate al ricovero della popolazione in caso di calamità naturali o per esigenze umanitarie e che i Comuni, fatta salva la disponibilità in caso di calamità naturali, possono disporre utilizzi provvisori di tali strutture per lo sviluppo turistico e socio-economico delle aree interessate, mentre solo in casi eccezionali e previo assenso della Regione possono destinarle alla vendita, attraverso la costituzione di un diritto di superficie e l’alienazione della proprietà dei soli prefabbricati. La legge stabilisce, infine, che l’alienazione delle strutture prefabbricate deve interessare l’intera area o comparto urbanizzato, evitando di avere situazioni miste con la presenza sia pubblica che privata, e deve essere preceduta dalla legittimazione degli interventi attraverso l’approvazione di una variante urbanistica da parte del Comune.
Ordine del giorno – Approvati anche alcuni ordini del giorno. Tre, a firma Brega (Pd) e Liberati (M5S), in cui si prevede di riparametrare il contributo per i nuovi edifici legandolo al più recente preziario regionale e non a quello del 2001; il secondo impegna la Giunta ad intervenire presso il Governo nazionale per il riconoscimento degli stessi requisiti previsti per l’Aquila, contenuti nel decreto legge concernente gli eventi sismici del 2016. Il terzo impegna la Giunta ad attivarsi per rifondere coloro i quali dopo il sisma del 1997/98 hanno eseguito lavori di riparazione, miglioramento e adeguamento sismico e non hanno ricevuto contributi pubblici ne sgravi fiscali. L’Aula ha anche approvato con i voti dei consiglieri Pd, SeR e di Ricci (Rp) alcuni EMENDAMENTI a firma Brega e Chiacchieroni (Pd). Tra questi uno sul funzionamento dei consorzi obbligatori relativo alla rendicontazione finale e a quella delle spese di gestione del consorzio; uno relativo al contributo per il funzionamento dei consorzi obbligatori; alla proroga dei termini per i Comuni colpiti dalla crisi sismica iniziata il 24 agosto 2016 rispetto al completamento di procedure normative; ai casi in cui l’impresa esecutrice di lavori si trovi in procedura fallimentare.
L’Aula ha invece bocciato gli emendamenti presentati da Fiorini e Mancini (Ln). Il primo con 5 voti favorevoli (M5S, Ricci-Rp, Ln), 2 astenuti (FI, De Vincenzi-Rp) e 12 contrari (Pd e SeR) riguardava la destinazione delle strutture abitative d’emergenza e obbligava iCcomuni a provvedere alla loro manutenzione e a destinarli a strutture di ricovero in caso di calamità naturali o per cittadini italiani per ragioni umanitarie. Il secondo emendamento è stato respinto con 5 voti favorevoli (M5S, De Vincenzi-Rp, Ln), 3 astenuti (FI, Ricci-Rp, Chiacchieroni-Pd) e 12 contrari (Pd e SeR) riguardava l’istituzione del fascicolo di fabbricato e la sua obbligatorietà per gli immobili di proprietà delle amministrazioni pubbliche. Da parte di diversi intervenuti (presidente Marini, Rometti-SeR) è stata rilevata l’inammissibilità della norma per incompetenza legislativa della Regione e per incoerenza rispetto al testo di legge in discussione. Liberati (M5S) si è invece espresso a favore dell’emendamento. Ribadita da Mancini (Ln) la necessità di avviare quanto prima una discussione nel merito del fascicolo di fabbricato considerato uno strumento decisivo per la sicurezza degli edifici e l’incolumità delle persone.
Gli interventi: A presentare il provvedimento è stato il presidente della Seconda commissione Eros Brega: “Con questo atto si mira ad una sostanziale chiusura del processo della ricostruzione, sia privata che pubblica. L’obiettivo – ha continuato Brega – è chiudere questi processi entro il 2018, di fatto a venti anni dalla fine della crisi sismica che ha interessato l’Umbria e le Marche dal maggio ’97 al marzo ’98. Le norme riguardano i processi di ricostruzione relativi: agli eventi sismici della Valnerina nel 1979; Alto Tevere e territori limitrofi del 1982-84; crisi sismica cominciata nel maggio del 1997 (e conclusasi a marzo del 1998) che ha interessato vari territori dell’Umbria. Nell’aprile 2016 l’Assemblea legislativa sollecitò la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare il completamento della ricostruzione ’97 e a produrre uno strumento legislativo utile alla ricognizione dell’intero processo ricostruttivo. Questo disegno di legge è dunque rivolto a regolamentare la risoluzione delle problematiche che impediscono una rapida conclusione della ricostruzione post sisma ‘97, quali quelle connesse al mancato inizio dei lavori o alla fine dei lavori oltre i termini, alla revoca dei contributi, alle azioni sostitutive da parte dei Comuni, alla conclusione dei controlli esercitati dalla Regione per interventi privati, all’attività di rendicontazione e di liquidazione dei contributi pubblici e privati da parte dei Comuni, all’assegnazione delle risorse finanziarie disponibili”. Andrea Liberati (M5S), relatore di minoranza, ha attaccato: “Nel testo ci sono criticità che non sono state affrontate e superate”.
Positivo il parere di Claudio Ricci sull’atto, che imposta una ricostruzione improntata su “semplificazione, risorse adeguate, infrastrutture e rilancio turistico”. Il consigliere Gianfranco Chiacchieroni ha sottolineato lo “sforzo straordinario per infrastrutture e viabilità”. Dal vicepresidente dell’Assemblea, Valerio Mancini, è arrivata invece la richiesta di “cambiare strada”. “Con questo disegno di legge – ha detto la presidente Catiuscia Marini – ci siamo posti l’obiettivo dell’aggiornamento delle norme regionali che ci permettono di dare un punto finale a queste ricostruzioni, nell’ambito dei poteri e delle funzioni in capo alla Regione e riconducendo a norme primarie risposte a problematiche che le Amministrazioni comunali o anche imprese e cittadini ci hanno posto. Vogliamo anche concludere ed accelerare le procedure di spesa. Quando si fa riferimento ai circa 215milioni di euro per la conclusione dei lavori, rappresentano una percentuale minima sui 5miliardi e 300milioni circa di risorse pubbliche di varia natura che sono intervenute sulla ricostruzione del ’97. Parliamo di una cifra minima, ma questo non vuole dire che siano tutte risorse libere da assegnare e destinare. Molte sono già assegnate a beneficiari sia per opere pubbliche che per la ricostruzione privata. Vogliamo dare conclusione al percorso di ricostruzione del ’97 utilizzando tutte le economie residue da riassegnare alle graduatorie non soddisfatte. Il quadro normativo costruito mira ad aiutare a concludere anche dove si sono presentati problemi di carattere giuridico amministrativo”.